PLURILINGUISMO: TORRENTI, OPPORTUNITA' CULTURALE ED ECONOMICA

Gorizia, 10 mar – “Dovremmo essere orgogliosi della varietà
linguistica del Friuli Venezia Giulia e capire che non si tratta
solo di una ricchezza culturale, ma anche di un’occasione per
rendere più attrattivi i nostri territori”.

Lo ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti,
durante una tavola rotonda su “Applicazione del pluralismo
linguistico nella toponomastica e nella segnaletica pubblica del
Friuli Venezia Giulia: stato dell’arte, criticità, prospettive”,
organizzata dalla Società filologica friulana (Sff) e
dall’Istituto sloveno di ricerche (Slori) nella sala del
Consiglio provinciale di Gorizia. Al dibattito, moderato da
Adriana Janezic, hanno preso parte anche la presidente del
Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza
slovena, Ksenija Dobrila, la vicepresidente della Provincia di
Gorizia, Mara Cernic, e il presidente dell’Assemblea della
comunità linguistica friulana, Diego Navarria.

Proprio facendo riferimento al tema della tavola rotonda,
Torrenti ha constato che c’è “una certa timidezza”
nell’applicazione delle leggi che sanciscono il bilinguismo o il
plurilinguismo dei territori del Friuli Venezia Giulia. Si
tratta, soprattutto, della legge nazionale 482/99 sulla tutela
delle minoranze linguistiche in Italia e della legge 38/2001 che
riguarda la comunità slovena. “Sono leggi complesse – ha
ricordato Torrenti -, il che però non può essere un pretesto per
non applicarle. La questione centrale, tuttavia, non è il mero
rispetto della normativa. Dovrebbe prevalere la consapevolezza
che la presenza di più lingue su un territorio è un fattore
positivo che, se ben sfruttato, può portare anche a dei vantaggi
economici”.

Dello stesso parere Mara Cernic che ha ricordato alcune buone
pratiche del Goriziano, mentre Ksenija Dobrila ha voluto ribadire
che “proprio l’incontro di più lingue e culture pone il Friuli
Venezia Giulia in una posizione di privilegio”. Diego Navarria si
è invece limitato alla questione della toponomastica, rimarcando
come l’italianizzazione di alcuni paesi friulani sia stato un
atto ideologico e sbagliato dell’autorità nazionale, in quanto “i
toponimi non sono solo un diritto, ma anche un valore”.

La tavola rotonda è stata preceduta da un convegno, durante il
quale sono stati presentati i risultati di due ricerche
sull’effettiva presenza del friulano e dello sloveno sul
territorio del Friuli Venezia Giulia. Dal Progetto mappatura
toponomastica del Friuli, presentato da Franco Finco, è emerso
come su un totale di 177 comuni analizzati sono 130 quelli in cui
compaiono toponimi in lingua friulana nella segnaletica e
cartellonistica. Dall’analisi di Maja Mezgec, invece, emerge che
lo sloveno fa più fatica ad essere riconosciuto come lingua
ufficiale. “Soprattutto – è la conclusione della ricercatrice –
l’uso della lingua slovena è poco stimolato nei centri urbani
come ad esempio Trieste e Gorizia”.
ARC/PV/ppd

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