Pordenone: Marco Paolini sul palco del Verdi – 14/16 dicembre 2018

«La rivoluzione tecnologica? Ispira attrazione e diffidenza. Riaffiora l’idea del lavoro manuale come resistenza al digitale…». Parola di Marco Paolini, l’autore, interprete e affabulatore più amato delle scene italiane, che dichiara: «sono arrivato a un’eta? in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire: preferisco sforzarmi di immaginare il futuro». Proprio per questo Paolini ha deciso di dedicare la sua nuova avventura scenica al confronto con la “pervasiva rivoluzione tecnologica”, un racconto teatrale di formazione che per molti versi assomiglia agli “Album” d’esordio, riletti e aggiornati in chiave 3.0. “Le avventure di Numero Primo”, in scena al Teatro Verdi di Pordenone da venerdì 14 a domenica 16 dicembre (venerdì e sabato alle 20.45, domenica alle 16) è una storia fantastica che nasce dall’immaginazione, e si dibatte fra molti interrogativi. Qual è il nostro rapporto con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo a proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e quella artificiale? Al narratore sulla scena tocca il compito di rendere credibili cose possibili domani, ma che oggi appaiono inverosimili. L’orizzonte temporale immaginato riguarda i prossimi 5000 giorni e solo pensando a quanto il mondo delle cose sia cambiato nei 5000 giorni appena trascorsi risulta quantomeno necessario guardare al futuro con il beneficio del dubbio rispetto a ciò che oggi è ancora inverosimile. Protagonista de “Le avventure di Numero Primo” è Ettore, fotografo di guerra freelance e poi c’è Nicola, suo figlio arrivato via internet, che però preferisce farsi chiamare Numero Primo. Ettore scopre un po’ alla volta le singolarità del figlio, il suo approccio al mondo e i suoi “poteri nascosti”. Gli ambienti e i paesaggi evocati sono quelli cari a Paolini: Venezia e la sua terraferma dal Garda a Trieste, dalla Laguna alle Alpi. Sono gli stessi eppure sono diversi perché si immagina come potrebbero diventare in un futuro prossimo. Scritto da Marco Paolini a quattro mani con Gianfranco Bettin, lo spettacolo è inscritto nelle suggestive scenografie e immagini sceniche di Antonio Panzuto. Marco Paolini, come sempre one man show, alterna le sue parole alle musiche registrate di Stefano Nanni, affidate al cello di Mario Brunello al cello con interventi del Coro Giovanile Città di Thiene. Marco Paolini, ancora una volta, si conferma autore e attore di straordinaria capacità di coinvolgimento: il suo, prodotto da Michela Signori per Jolefilm, è un racconto avvincente che riesce ad attraversare registri diversi, sempre venati di lucida ironia.

Per gli abbonati del Teatro Verdi lo spettacolo è incluso nei pacchetti Blu, Giallo, Arancio, Verde, Fidelity Platinum e Gold. Biglietti direttamente al Verdi dalle 16 alle 19 dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19, tel 0434 247624. Biglietteria online sul sito www.comunalegiuseppeverdi.it

Domenica 16 dicembre grande attesa per l’incontro pubblico con Marco Paolini: appuntamento alle 11 nella Sala Ridotto del Verdi, un’intervista che sarà condotta dal giornalista Lorenzo Marchiori, responsabile delle pagine cultura del Gazzettino. Sabato e domenica dalle 19 l’appuntamento è con l’happy caffè drink e smart food al Bar Licinio. Domenica pomeriggio, invece, scatta “Happy kids”: mentre i genitori assisteranno in platea allo spettacolo di Marco Paolini, anche i bimbi andranno a teatro nello SpazioDue con “I tre capelli d’oro del diavolo” dalle 15.30.

Nella stazione spaziale del film 2001 Odissea nello spazio ci sono cabine telefoniche a disposizione dei viaggiatori, sono modernissime, confortevoli e permettono di fare videochiamate, ma sono fisse. Nessuno dei protagonisti del film usa un telefono portatile o un palmare. In 20.000 leghe sotto i mari Jules Verne immagina l’uso di energie, materiali e tecnologie che assomigliano moltissimo a quelli che sono stati effettivamente poi usati per i moderni sottomarini. Ma le previsioni più stupefacenti e azzeccate sul futuro sembrano quelle contenute nelle Mille e una notte: l’invenzione della password “apriti sesamo” e del touch-screen della lampada di Aladino. Possiamo quindi aspettare con fiducia l’avvento del tappeto volante in tempi ragionevoli. Sembra sia molto più difficile fare previsioni sul futuro a breve che a lungo termine. Eppure il futuro prossimo dovrebbe far parte di un orizzonte a cui guardare con attenzione. Un presente dilatato come quello in cui viviamo rischia sia di cancellare la memoria del passato, sia di inibire ogni ragionamento sul futuro, dando per scontato che si tratti di un aggiornamento del presente, un aggiornamento “compatibile” con il presente. Raccontare storie ambientate nel futuro prossimo è un esercizio confinato in un genere: la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema ma a teatro non è molto diffusa. Per tagliare la testa al toro conviene subito dire che Numero Primo è un esperimento di fantascienza narrata a teatro, ma che agli autori non piace chiamarla così. Numero Primo è una storia che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Numero Primo è anche il soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta. Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia. Le nuove tecnologie sono di moda per definizione, ma spesso invecchiano in fretta generando però nuove attese. E se a cambiare rapidamente non fossero solo le cose e gli scenari intorno a noi, ma fossimo noi stessi, un po’ per scelta e un po’ per necessità?