Proposte concrete per avviare il capitolo dei Competence Center e del Lavoro 4.0”

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Ripensare i Competence Center come hub settoriali, valorizzare e semplificare l’apprendistato (soprattutto il primo e il terzo livello), detassare i nuovi modelli di organizzazione del lavoro, stipulare i patti intergenerazionali per la gestione della transizione, puntare su autentici programmi di riqualificazione (reskill) dei lavoratori: sono queste, in ordine sparso, alcune delle dieci proposte concrete per avviare il capitolo dei Competence Center e del Lavoro 4.0 presentate questo pomeriggio a palazzo Torriani nel corso di un convegno promosso da Confindustria Udine in collaborazione con il Centro Studi Adapt.
“Il Piano Nazionale Industria 4.0 – ha osservato in apertura di incontro la presidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli – ha compiuto il primo anno di vita introducendo un numero considerevole di misure e di interventi a supporto alla diffusione di Industria 4.0 nel nostro paese, al fine di stimolare il rilancio dell’economia italiana. Sul fronte degli investimenti strumentali, il cui sostegno è stato confermato – aggiungo, giustamente – anche dalla Legge di Bilancio 2018, la strada intrapresa sta portando buoni frutti e ci sono le premesse per augurarcene che ne produca ulteriori”.

“La trasformazione digitale, fronte su cui è forte l’impegno di Confindustria, rappresenta, secondo Anna Mareschi Danieli, “una prova di maturità che richiede un cambio di passo radicale rispetto alle precedenti azioni di innovazione industriale e che riguarda tutta l’architettura del nostro sistema pubblico e privato, dell’istruzione, della formazione, e della rappresentanza degli interessi, nessuno escluso”.
“E’ una sfida – ha concluso la presidente di Confindustria Udine – cui non ci possiamo e dobbiamo sottrarre. Competence center, laboratori territoriali, apprendistato duale e di alta formazione, alternanza scuola-lavoro, reti d’impresa: sono soltanto alcuni dei punti cardine sui quali continuare a costruire il Piano Industria 4.0, che si potrà reggere soltanto su un efficace raccordo tra ricerca scientifica e imprese, nonché sulla formazione di profili professionali coerenti con i fabbisogni espressi dal nuovo mercato del lavoro”.
Industria 4.0, dunque, non può essere soltanto tecnologia; ricomprende infatti anche lavoro, competenze, formazione, organizzazione del lavoro, territori ed ecosistemi innovativi. A tale proposito, “nella convinzione che quello degli investimenti in tecnologia sia un capitolo fondamentale, ma che rischia di restare incompleto senza riqualificazione delle competenze dei lavoratori e sviluppo di nuovi modelli organizzativi”, il direttore generale della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi, ha colto l’opportunità del convegno per illustrare alla platea di palazzo Torriani il volume da lui scritto dal titolo “Il Piano Industria 4.0 un anno dopo”, incentrato in gran parte sul ruolo che i competence center potevano – e ancora possono – ritagliarsi nella costruzione di un ecosistema 4.0 in grado di costruire un terreno fertile per le imprese che vogliono innovare.
E’ seguita, quindi, l’esperienza aziendale portata da Antonello Mordeglia, president & CEO Danieli Automation. Mordeglia ha parlato dell’importanza dell’energia, dell’automazione e della robotica come elementi imprescindibili per una metallurgia sostenibile. “Il risparmio di energia – ha sottolineato Mordeglia – resta il punto chiave, poi arriva ‘la matematica’ con il calcolo e la velocità di calcolo dei dati elaborati dalle macchine. Per tale finalità il futuro della tecnologia, anche per il nostro settore, prevede l’impiego di telecamere al posto dell’attuale proliferazione dei sensori, il cui utilizzo complica l’installazione dei macchinari”

All’incontro è poi intervenuto anche l’onorevole Paolo Coppola, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni, che ha convenuto con la presidente Anna Mareschi Danieli sulla necessità di implementare le competenze digitali nella pubblica amministrazione e sulla consapevolezza che l’interfaccia tra il sistema delle imprese e la PA sia indispensabile per raggiungere un livello accettabile di semplificazione e efficacia dell’azione amministrativa.

Le conclusioni sono state tratte dal professor Michele Tiraboschi, professore ordinario del Dipartimento di Economia Marco Biagi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. “Con il 4.0 – ha commentato – il lavoro non finirà, ma si trasformerà radicalmente. Ignoriamo al momento la velocità e la direzione di questa trasformazione, ma possiamo dare per certo che alcuni mestieri scompariranno a fronte della nascita di altri. Da qui l’importanza dell’investimento sull’innovazione e sul capitale umano a partire dalla scuola che deve innovare i suoi percorsi, passando per l’università e poi la formazione permanente durante la carriera lavorativa”.