Provincia: in mostra le lingue del Friuli

bandiera friul

Uno dei grandi fattori identitari di una comunità è certamente la lingua. E proprio alle lingue del Friuli è dedicata la mostra “Patria del Friuli – Lis lenghis de Patrie. Le lingue della Patria” da stasera fino al 16 maggio nella Chiesa di Sant’Antonio abate. La mostra, organizzata dalla Provincia, con il sostegno della Regione e della Fondazione Crup, sarà inaugurata questa sera alle 18 dal presidente della Provincia on. Pietro Fontanini, dall’assessore all’istruzione, cultura, pari opportunità e identità Elena Lizzi, nonché dai curatori Ginafranco Ellero e Giuseppe Bergamini. Per Fontanini, «la Provincia, programmando una mostra sulle lingue della Patria, ha voluto non soltanto richiamare l’attenzione del pubblico sulla complessità del tessuto culturale friulano, ma anche contribuire, ponendosi sulla linea indicata dalla Comunità Europea, alla valorizzazione delle lingue minori attraverso una “visualizzazione” di suoni e concetti che troppo spesso rimangono appannaggio degli specialisti».
«Parlare una lingua – rileva Lizzi – è, prima di tutto, comunicare dei valori. La pluralità delle lingue presenti sul territorio della provincia di Udine testimonia una ricchezza unica che non ha riscontro in altre realtà consimili e costituisce una delle principali caratteristiche culturali di una realtà umana cresciuta storicamente e riconosciuta nella propria specialità anche dall’ordinamento costituzionale. Questa esposizione, curata da Gianfranco Ellero e Giuseppe Bergamini – prosegue -, coglie la finalità di esprimere visivamente il panorama linguistico friulano, da anni ormai oggetto di intensi studi e di ampia divulgazione mediatica, e completa, dal punto di vista didattico, lo sforzo dell’amministrazione provinciale per una rinnovata familiarità con l’eredità delle parlate che da secoli esprimono l’anima di un popolo. Vi è, in questo contesto, il quesito di come gli argomenti illustrati nella mostra non abbiano a rimanere essenza episodica, ma possano diventare efficace stimolo per tutti a riannodare la tradizione familiare e paesana entro la quale l’approccio linguistico è innato. Non c’è, infatti, località del Friuli che, oltre agli aspetti paesaggistici o storici, non presenti delle particolarità nelle espressioni verbali di quanti vi abitano. In tale auspicabile processo di riappropriazione di modalità espressive, proposto dalla mostra, sia pur sotto forma di descrizione dell’evoluzione storica, deve essere chiaro che una lingua è un mezzo di crescita culturale, uno strumento di comunicazione al servizio della comunità che ne fa uso. Dare corpo all’esperienza plurilingue, propria della cultura friulana – conclude Lizzi -, in una mostra ove siano resi visibili i valori portati da ciascuna comunità nella loro specifica espressione, diventa un mezzo per prendere coscienza dell’eredità storica di cui siamo protagonisti. Si rivela, infine, una efficace didattica per quanti vorranno intraprendere una più approfondita conoscenza della loro rispettiva “lingua madre” e garantire il mantenersi della parlata viva, segno principale ed insostituibile di una identità, del legame con una terra che, giustamente, un tempo fu detta “Patria del Friuli” cioè terra dei padri». Come spiega Gianfranco Ellero, curatore della mostra, la mostra “Le lingue della Patria/Lis lenghis de Patrie”, completa quella su “La Patria del Friuli ” del 2008, mettendo a profitto il capitale culturale accumulato dai curatori, che si sono impegnati in un lungo lavoro di rivisitazione della nostra storia. Per Ellero, le lingue sono fenomeni di lunga durata, che più e meglio di altri documentano la continuità storica e culturale di una regione, e, come scrisse Pier Paolo Pasolini, “non c’è nulla di più scientifico della glottologia!”. Il titolo al plurale assegnato alla manifestazione discende dal plurilinguismo come costante storica della nostra regione, che di più lingue ancor oggi si nutre, anche se soltanto una, il friulano, richiama il suo nome latino-longobardo e linguisticamente la identifica come regione distinta. Ma importante è anche la funzione delle aree marginali, venetofone a ovest e a sud, slavofone a est, miste a nord-est, che agganciano la nostra regione alle grandi aree linguistico-culturali dell’Europa. Grazie a questa mostra, il 3 di aprile non sarà più la festa del Friuli friulanofono, ma la festa di tutta la Patria, cioè anche di quelle aree che non devono sentirsi escluse dalla storia comune soltanto perché parlano dialetti veneti, slavi e tedeschi, che con la loro presenza contribuiscono a fare del Friuli un “unicum” irripetibile e, di sicuro, la più europea fra le regioni del nostro continente. Sul rapporto tra lingua friulana e arte, Giuseppe Bergamini che evidenzia come, per chi le sa guardare con occhio attento e ne sa cogliere gli intimi significati, anche le opere d’arte sono in grado di “parlare”, soprattutto quando siano espressione viva, quasi traduzione visiva delle sembianze e della vita quotidiana di un popolo. Così possiamo “leggere” le lingue che nei secoli si sono parlate nella nostra terra in molte delle pitture e delle sculture che il Friuli ancora conserva, ma rinveniamo il friulano, inteso come lingua, non tanto (o non soltanto) nelle opere d’arte colta, prodotte per lo più per la classe abbiente e dominante, quanto, nei tempi più antichi almeno, in quelle di carattere popolare o devozionale o, meglio ancora, destinate al popolo.
La mostra, a ingresso gratuito, è aperta ogni giorno, escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 16 e 30 alle 19. Ogni sabato, dalle 10 e 30, potranno essere effettuate delle visite guidate gratuite.