SALUTE: APPROCCIO MEDICINA DI GENERE FONDAMENTALE NELLA PROGRAMMAZIONE

Udine, 21 mag – La medicina di genere è un tema che richiama
compiutamente il principio caposaldo su cui ruota la riforma
sanitaria regionale, ovvero l’attenzione alla persona e alle sue
specificità.

Lo ha sottolineato l’assessore regionale alla salute e Protezione
sociale Maria Sandra Telesca introducendo l’incontro formativo
“La medicina di genere, evidenze e buone pratiche”, organizzato
dalla Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e
donna in collaborazione con La Direzione centrale Salute nella
sede dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine.

La medicina di genere è un – piuttosto recente – approccio
trasversale della medicina che studia l’influenza del sesso,
inteso nella sua accezione biologica, e del genere, nella sua
componente sociologica, sullo sviluppo e l’impatto delle malattie
e sulla risposta alle terapie, e si prefigge l’obiettivo di
giungere a diagnosi e decisioni terapeutiche basate sull’evidenza
sia nell’uomo che nella donna.

E’ oramai risaputo, grazie proprio agli studi della medicina di
genere, che le più frequenti patologie non sempre si manifestano
o rispondono alle terapie e ai farmaci nello stesso modo negli
uomini e nelle donne.

Nell’ambito del Piano della prevenzione la Regione ha già tenuto
conto di molte prospettive avanzate suggerite dall’approccio
della medicina di genere, ha spiegato Telesca, aggiungendo che
molto invece occorrerà fare in futuro sul piano clinico.

Anche in ragione del fatto che, per esempio, la maggiore
longevità delle donne, ormai dato acclarato nell’attuale società,
non sempre corrisponde a un effettivo benessere: spesso infatti
patologie e disabilità gravi e invalidanti colpiscono la
popolazione femminile in ritardo ma con impatti più gravi.

Ecco perché è necessario che “il genere” sia tenuto presente
nelle politiche e nella programmazione sanitaria quale competenza
indispensabile per garantire due principi cardine della riforma
sanitaria: l’equità all’accesso delle cure e l’appropriatezza
della prevenzione, della diagnosi e delle cure.

In questo approccio, la medicina di genere indica che la
differenza di genere biologicamente genera diverse risposte e
esigenze e deve indirizzare a un cambiamento culturale tutti: le
istituzioni nella loro programmazione socio sanitaria, i medici
attraverso una formazione adeguata e il mondo della ricerca con
la raccolta di casistiche ad hoc.

All’incontro, dedicato alla memoria di Paola Schiratti, sono
intervenuti, tra gli altri, Giovannella Baggio, presidente del
Centro studi nazionale su Salute e medicina di genere di Padova,
Maria Angela Bertoni, direttore del Centro di salute mentale di
Udine sud, Giuliana Decorti del Dipartimento di Scienze della
Vita dell’Università di Udine, Amato de Monte, direttore del
Dipartimento di Anestesia e Daniela Miani, dirigente del
Dipartimento Cardiotoracico a Udine, Giuliana Gentile in
rappresentanza dell’Ordine dei medici, e numerose infermiere
libere professioniste e medici di medicina generale.
ARC/EP

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