Serracchiani: Lavoro primo problema del Friuli Venezia Giulia

‘La priorità della nostra Regione si chiama lavoro”, ha confermato la presidente Serracchiani. ”La nostra comunità, che fino a qualche anno fa viveva una situazione vicina alla piena occupazione, si ritrova a fare i conti con una percentuale di disoccupazione giovanile attorno al 30%. Non possiamo ignorare che questi dati producono sul nostro tessuto sociale effetti negativi, che in gran parte non sono ancora evidenti ai nostri occhi. La priorità delle priorità è il lavoro giovanile. I dati ci dimostrano che la speranza di creare nuovi posti di lavoro viene principalmente dalla nascita di nuove imprese che sappiano puntare sull’innovazione e investire sulla creatività. Questi sono gli elementi necessari per competere nel mondo globalizzato”. ”Se vogliamo dare una risposta ad una larga fetta della nostra popolazione giovanile che oggi non trova sbocchi lavorativi dobbiamo metterla nelle condizioni di riscoprire la capacità di fare impresa, anche rafforzando le azioni già avviate nei confronti dell’imprenditoria giovanile e femminile”.
Occorre dunque sviluppare forme diverse di servizi diversificate a seconda della tipologia di disoccupazione (giovani, donne, neet, adulti …) con interventi mirati di formazione e di accompagnamento all’inserimento lavorativo; riordinare il sistema degli ammortizzatori sociali; privilegiare gli strumenti di solidarietà occupazionale (ad esempio i contratti di solidarietà); coordinare il sistema delle agevolazioni alle assunzioni/stabilizzazioni con le scelte di politica industriale regionale potenziando le risorse umane nei settori di interesse strategico; porre attenzione all’inserimento lavorativo delle categorie protette, che la crisi ha spinto ulteriormente ai margini. La presidente Serracchiani ha pertanto indicato l’esigenza di implementare le risorse finanziarie per le politiche attive del lavoro, ”avendo come obiettivo l’allineamento alla media Ue”, la necessità di incrementare i rapporti fra il mondo del lavoro e quello della formazione (”una visione complessiva dei problemi che sarà indispensabile per riscrivere la legge regionale sulla formazione professionale, datata 1982, e che non risponde alle nuove e mutate esigenze”, ha confermato), lo strumento del ”reddito familiare”, al quale affiancare nuove forme di socializzazione locale, quali i gruppi di acquisto o le badanti di condominio. ”Sono forme di un nuovo modo di stare assieme nato come risposta alla crisi e che può diventare un’opportunità. Dobbiamo aiutare la rinascita di un diffuso senso di comunità fondato su valori meno individualistici e maggiormente solidali. È una delle vie di uscita da una crisi che non è solo economica”.

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