Trieste: Dudovich, mostra ad uno dei giganti delle reclame

Da una fotografia al manifesto pubblicitario di successo. C’ era un attento lavoro di scatti dietro i grandi cartelloni che fecero di Marcello Dudovich uno dei giganti della rèclame tanto in voga sui muri delle grandi città tra la fine dell’ Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo. L’ artista triestino andava a caccia di idee puntando l’ obiettivo sull’ alta società che in Italia e all’ estero frequentava gli ippodromi, guardando alla vita nei campi e, soprattutto, concentrando l’ attenzione sulle donne, le attrici del cinema e del teatro come Maria Melato, le star dell’ operetta e della lirica come Gea della Garisenda conosciutissima per ”Tripoli bel suol d’ amore”, ma anche traendo spunti da occasioni estemporanee che coinvolgevano familiari e amici. Le sue opere sono il segno inconfondibile di come gli anni d’ oro del nuovo strumento di persuasione al consumo siano stati anche lo specchio dei gusti e delle mode di un’ epoca. Dopo aver tenuto banco nei mesi scorsi in Svizzera al Museo di Chiasso, la mostra ”Marcello Dudovich (1878-1962) fotografia fra arte e passione”, a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e Roberto Curci, racconta ora proprio a Trieste dal 10 luglio fino al 10 gennaio 2021 questo aspetto inedito di uno dei maestri della cartellonistica moderna. Nelle ex Scuderie del Castello di Miramare tra le oltre 300 opere scorrono 200 fotografie vintage inedite, 32 manifesti originali, 25 schizzi e bozzetti, riviste, lettere, cartoline e documenti. Il materiale, concesso da prestatori pubblici e privati, offre la possibilità di confrontare il passaggio dalla foto al bozzetto, allo sviluppo a tempera prima dell’ esecuzione in scala del manifesto e, infine, della sua stampa a colori.
    ”Davanti ai suoi manifesti non si può rimanere indifferenti perché sono capaci di portarci dentro l’ immagine – spiega Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del museo di Chiasso -.
    Non troviamo più la composizione canonica dei modelli ma vediamo donne colte quasi in un attimo fuggente, sorriderci o avere quasi una posa scomposta, di spalle o di tre quarti, con gli abiti al vento svolazzanti, o nell’ atto di aggiustarsi i vestiti. Dudovich piacque moltissimo ai grandi committenti, come i magazzini di abbigliamento dei Fratelli Mele di Napoli, e ai nuovi dirigenti della Rinascente negli anni Venti perché la sua capacità di comunicazione era tale da saper coinvolgere chi guardava”. Dopo essersi fatto le ossa nell’ambiente artistico della sua città, il giovane disegnatore nel 1897 si trasferì a Milano, grazie al fatto che il padre era amico di Leopoldo Metlicovitz, anche lui triestino, già da tempo famoso pittore e cartellonista. Da litografo nelle Officine Ricordi Dudovich conobbe da vicino le firme più prestigiose dei manifesti pubblicitari. Due anni dopo si traferì a Bologna dove cominciò a firmare le sue opere e a riscuotere i primi successi, tra cui nel 1900 la medaglia d’ oro alla Esposizione Universale di Parigi.
    ”In questa mostra – spiega Roberto Curci – si scopre la dimensione finora sconosciuta del Dudovich fotografo, che decise non solo di farsi ritrarre, giovane e provocatorio, in pose stravaganti ed eccentriche, ma di fare della fotografia un promemoria che gli tornasse utile per certi lavori, i manifesti, le tavole pubblicitarie, le illustrazioni per le riviste. E’ stato sorprendente scoprire quanto certi lavori che si conoscevano avessero in realtà questa dimensione propedeutica, le foto che portavano a quel risultato”.
    Dopo gli scatti giovanili, la sala dedicata alla Belle Époque (1910-1914) descrive il periodo in cui l’ artista, da poco assunto dalla rivista satirica “Simplicissimus” di Monaco di Baviera come “cronista mondano”, si rende conto come la fotografia possa dargli ispirazione per le illustrazioni destinate al giornale bavarese e, in seguito, ai manifesti pubblicitari. Ma è nel periodo tra le due guerre, dal 1920 al 1935, che la carriera di Dudovich toccò il punto più alto.
    Diventato responsabile e direttore artistico della società Star-IGAP curava la creazione, la distribuzione e l’affissione dei manifesti murali in tutta Italia. C’ è spazio anche per osservare il legame con Leopoldo Metlicovitz proprio attraverso la passione per la fotografia che accomunava i due artisti. Le immagini di Dudovich appaiono più immediate e disinvolte delle venti fotografie di Metlicovitz, conservate al Civico Archivio Fotografico di Milano ed esposte ora per la prima volta al pubblico.