Trieste: la CGIL si appella, “fare sistema e non concorrenza con Koper”

porto tireste«Il dialogo tra Trieste e Koper può diventare una risorsa reciproca per i due porti, favoriti entrambi da uno scenario mondiale favorevole allo sviluppo dei traffici nel mediterraneo e agli scali dell’alto Adriatico». Questo l’appello che la Cgil triestina, attraverso il suo segretario Michele Piga, lancia al presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino e a Dragomir Mati?, capo del cda che governa il porto di Capodistria, in occasione di un convegno organizzato dalla stessa Cgil alla Stazione marittima, che ha visto intervenire, oltre a Piga, D’Agostino e Mati?, anche i rappresentanti della Confindustria locale, del sindacato sloveno Ks ’90 e dei vertici nazionali e provinciali della Filt, il sindacato trasporti della Cgil.

«Riteniamo essenziale – ha spiegato Piga – incominciare a parlare in termini di sinergia e di concorrenzialità sostenibile, e crediamo che ci siano gli spazi per costruire delle regole comuni sul fronte dell’organizzazione del lavoro, dei diritti, della sicurezza, che rappresentano le condizioni per evitare dumping in un verso o nell’altro. Per fare questo ci siamo impegnati, anche attraverso il dialogo con il sindacato sloveno, a lavorare per costruire un processo di armonizzazione verso l’alto attraverso la contrattazione nei due porti, perché la strada non è quella di una concorrenzialità al ribasso sulla pelle dei lavoratori». Un messaggio, questo, che la Cgil lancia anche alle istituzioni, nella consapevolezza che il futuro della portualità è legato a doppio filo alla capacità del Fvg e della Slovenia di fare sistema con i propri porti, supportandoli anche attraverso un’adeguata rete intermodale e investendo su quei poli strategici che, come Ezit, Bic e Area di Ricerca nel caso di Trieste, «possono e devono rappresentare un fattore determinante nel rafforzamento delle attività industriali, fondamentali per la ripresa di un’economia, quella giuliana, oggi penalizzata dalla debolezza del manifatturiero».

Ma l’arma in più di Trieste, per la Cgil, è il regime porto franco, con i suoi vantaggi operativi, commerciali e fiscali. «Su questo – ha affermato Piga – va dato atto a chi, nella sottovalutazione generale, ha saputo vedere in questo particolare regime una opportunità straordinaria per l’economia triestina. È forte quindi l’attesa per i relativi decreti attuativi, da cui potranno trarre vantaggio, spostando i propri siti all’interno del porto franco, comparti già presenti sul nostro territorio come la meccanica, l’agroalimentare e il tessile». Altro fattore favorevole la riperimetrazione del Sito d’interesse nazionale, che può dare impulso all’insediamento di nuove attività produttive nelle aree che erano state erroneamente incluse all’interno del Sin, senza dimenticare l’inversione di tendenza positiva che si è creata anche nell’organizzazione del lavoro portuale con la creazione dell’Agenzia nel 2016. «La struttura – ha ricordato Piga –attualmente occupa 134 persone ed è diventata un vero pool di manodopera flessibile, mettendo il porto nelle condizioni di far fronte ai picchi di lavoro contando su una base organizzativa più ampia e un dialogo sindacale forte sui temi contrattuali, sulla formazione e sulla sicurezza».