19 marzo: festa del papà

La festa del papà, come la intendiamo oggi, nasce nei primi decenni del XX secolo, complementare alla festa della mamma per festeggiare la paternità e i padri in generale. La festa è celebrata in varie date in tutto il mondo, spesso è accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre.
La prima volta documentata che fu festeggiata sembra essere il 5 luglio 1908 a Fairmont in West Virginia, presso la chiesa metodista locale.[1] Fu la signora Sonora Smart Dodd la prima persona a sollecitare l’ufficializzazione della festa; senza essere a conoscenza dei festeggiamenti di Fairmont, ispirata dal sermone ascoltato in chiesa durante la festa della mamma del 1909, ella organizzò la festa una prima volta il 19 giugno del 1910 a Spokane, Washington. La festa fu organizzata proprio nel mese di giugno perché in tale mese cadeva il compleanno del padre della signora Dodd, veterano della guerra di secessione americana.
La data in generale varia da Paese a Paese. Nei Paesi che seguono la tradizione statunitense, la festa si tiene la terza domenica di giugno. In molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il giorno di san Giuseppe, padre putativo di Gesù, ovvero in corrispondenza con la Festa di San Giuseppe.
In alcuni Paesi la festa è associata ai padri nel loro ruolo nazionale, come in Russia, dove è celebrata come la festa dei difensori della patria (???? ????????? ?????????), e in Thailandia, dove coincide con il compleanno dell’attuale sovrano Rama IX, venerato come padre della nazione
Come in molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il giorno di san Giuseppe, padre putativo di Gesù. San Giuseppe, in quanto archetipo del padre e del marito devoto, nella tradizione popolare protegge anche gli orfani, le giovani nubili e i più sfortunati. In accordo con ciò, in alcune zone della Sicilia, il 19 marzo è tradizione invitare i poveri a pranzo. In altre aree la festa coincide con la festa di fine inverno: come riti propiziatori, si brucia l’incolto sui campi da lavorare e sulle piazze si accendono falò da superare con un balzo.
Il dolce tipico della festa ha varianti regionali ma per lo più a base di creme e/o marmellate, con impasto simile a quelle dei bignè o dei krapfen (esemplare in questo senso è il caso del Lazio e di Roma).
In alcune[non chiaro] regioni dell’Italia centro-meridionale, il dolce per questa festa è la zeppola (o zeppolella se in versione mignon) dalle origini antico romane: accompagnava la festività dei Liberalia, che si teneva nello stesso periodo dell’anno. Sono realizzate con pasta simile ai bignè, di forma schiacciata, e possono essere fritte o al forno; al di sopra viene posta di norma crema pasticcera e marmellata di amarene.
Nell’Italia del nord, invece, dolce tipico della festività è la raviola (piccolo involucro di pasta frolla o pasta di ciambella richiuso sopra una cucchiaiata di marmellata, crema o altro ripieno, poi cotta al forno o fritta).
Infine, in alcune regioni del centro Italia (Toscana e Umbria) è diffuso un dolce, sempre fritto, a base di riso cotto nel latte a cui si aggiungono a piacere uva passa o canditi. Dolci a base di riso, noti come zeppole di riso o crispelle di riso, sono comune anche in Sicilia.