Documentario sulla società matriarcale dei Moso. Ospite il giornalista Pio D’Emilia

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«Il potere più grande che esista è quello di far nascere: sono le donne ad averlo, da sempre e per sempre», recita un proverbio cinese, e forse non esistono parole migliori per introdurre Nu Guo – Nel nome della madre, il documentario che porta la doppia firma del giornalista Pio D’Emilia e della ricercatrice Francesca Rosati. Sarà proprio D’Emilia, reporter d’assalto di Sky Tg24 (vive in Giappone da oltre 30 anni) e vecchio amico del Far East Film Festival (ricordate la sua struggente video-testimonianza sulla tragedia di Fukushima nell’aprile 2011?), ad accompagnare Nu Guo al Visionario martedì 16 settembre alle 20.30.
Nello Yunnan, a sud ovest della Cina, ai piedi dell’altopiano tibetano, abitano da millenni i Moso, minoranza etnica di circa 40 mila persone. La loro è una società egualitaria di tipo matrilineare: è la “dabu”, cioè la donna anziana, che guida la famiglia. Questo sistema non contempla il matrimonio né la convivenza e concetti come amore, famiglia, coppia, sesso, maternità e paternità assumono significati diversi da quelli che noi siamo soliti attribuirgli. Un assetto socio-familiare, unito alla pratica del consenso, che esclude ogni forma di violenza, sia domestica che sociale. Un messaggio forte e chiaro sull’esistenza di modelli “diversi” di società, dove il femminicidio non esiste e la parola stessa è intraducibile. In un paesaggio dalla bellezza straordinaria, incontri e testimonianze permetteranno di scoprire i valori tradizionali di un popolo messo a confronto con una sfida cruciale: salvaguardare la propria identità millenaria o soccombere alla globalizzazione?
«Il mondo dei Moso – spiega D’Emilia – non è una società primitiva che vive abbarbicata su una montagna: sono ricchi, girano in moto, hanno la televisione, fanno shopping. Il rischio, appunto, è quello dei cambiamenti: se un tempo vivevano di agricoltura e pastorizia, adesso la prima fonte di sussistenza è il turismo, sia interno che esterno. Se ci volevano sei ore di strada sterrata per raggiungerli, quando saranno ultimati l’autostrada e l’aeroporto internazionale ne basteranno due. Molti hanno aperto bed and breakfast e organizzano gite sul lago Lugu… Bene per i turisti, che hanno un paradiso in più, forse meno bene per un modello di società che per quanto marginale ha resistito centinaia d’anni».

Romano, classe 1954, Pio D’Emilia è approdato per la prima volta in Giappone nel 1979, mettendo a frutto la laurea in legge, per tornarci da giornalista come corrispondente per Il Messaggero. Ha poi collaborato con numerose testate, fra cui il Manifesto e l’Espresso, coprendo i maggiori eventi asiatici degli ultimi decenni: la rivoluzione filippina del 1985, le prime elezioni democratiche in Cambogia, le numerose rivolte in Birmania, la guerriglia in Nepal. Per SkyTg24 ha raccontato la guerra di Georgia, l’emergenza nucleare in Corea del Nord, le rivolte popolari in Thailandia e Birmania, intervistando grandi personaggi come Aung San Suu Kyi, il Dalai Lama, Ai Wei Wei ed Wuer Kaixi, uno dei protagonisti di Tien Anmen. Più recentemente, ha coperto il tragico Tsunami del marzo 2011 e l’emergenza nucleare in Giappone.
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