Ricordo di Primo Carnera a 50 anni dalla morte

carnera-27-giugno

29 giugno 1933: Primo Carnera, metri 2,04 di altezza, 122 chili di peso, friulano di Sequals, batte per knock out il detentore del titolo mondiale dei pesi massimi Jack Sharkey. Si consacra così come una delle icone del Novecento italiano, un vero e proprio fenomeno di massa.

Nato nel 1906, muore nel 1967, il 29 giugno: stesso giorno e stesso mese del suo trionfo su Sharkey. Ma il mito della “Montagna che cammina” vive ancora, e verrà ricordato nella Sala Corgnali della Biblioteca Civica, martedì 27 giugno 2017, ore 18.00 con ”Ogni pugno è una scommessa”, con Con Valerio Marchi e le letture di Alessandra Pergolese.

Una vita e una carriera, le sue, di vittorie ma anche di sonore delusioni e sconfitte. La sua fama gigantesca (è proprio il caso di dirlo) si trasforma rapidamente in mito, mentre attorno alla sua appassionante vicenda personale si intrecciano nodi della ”grande storia” che vanno ben al di là della semplice dimensione sportiva.

Da gloria nazionale esibita con compiaciuto orgoglio di fronte al mondo intero, soprattutto in epoca fascista, l’”uomo più forte del mondo” diventa poi il ”gigante dai piedi d’argilla”, come viene denominato a causa della sua inesorabile parabola discendente.

#eventi

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29 giugno 1933: Primo Carnera, metri 2,04 di altezza, 122 chili di peso, friulano di Sequals, batte per knock out il detentore del titolo mondiale dei pesi massimi Jack Sharkey. Si consacra così come una delle icone del Novecento italiano, un vero e proprio fenomeno di massa.

Nato nel 1906, muore nel 1967, il 29 giugno: stesso giorno e stesso mese del suo trionfo su Sharkey. Ma il mito della “Montagna che cammina” vive ancora, e verrà ricordato nella Sala Corgnali della Biblioteca Civica, martedì 27 giugno 2017, ore 18.00 con ”Ogni pugno è una scommessa”, con Con Valerio Marchi e le letture di Alessandra Pergolese.

Una vita e una carriera, le sue, di vittorie ma anche di sonore delusioni e sconfitte. La sua fama gigantesca (è proprio il caso di dirlo) si trasforma rapidamente in mito, mentre attorno alla sua appassionante vicenda personale si intrecciano nodi della ”grande storia” che vanno ben al di là della semplice dimensione sportiva.

Da gloria nazionale esibita con compiaciuto orgoglio di fronte al mondo intero, soprattutto in epoca fascista, l’”uomo più forte del mondo” diventa poi il ”gigante dai piedi d’argilla”, come viene denominato a causa della sua inesorabile parabola discendente.

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