Etica e responsabilità nell’era dei deepfake

I deepfake, le immagini ed i video manipolati tramite l’intelligenza artificiale che rendono possibile inserire un volto o una voce in un contesto diverso dall’originale, stanno diventando un fenomeno sempre più diffuso. Se da un lato questa tecnologia ha degli utilizzi creativi e di intrattenimento, dall’altro pone delle sfide etiche non indifferenti legate al suo uso improprio e malevolo.

La disinformazione dilagante

I deepfake sono uno strumento potente nelle mani di chi vuole diffondere disinformazione e notizie false in modo mirato e su larga scala. Video e immagini manipolate vengono utilizzati per far apparire personaggi pubblici o politici mentre pronunciano frasi mai dette o compiono azioni mai compiute. In alcuni casi, questi contenuti vengono poi amplificati attraverso i social media, raggiungendo milioni di persone prima che la loro falsità venga scoperta.

Questi fenomeni rischiano di minare la fiducia nelle istituzioni e nei media tradizionali, oltre che di influenzare l’opinione pubblica e condizionare l’esito di importanti votazioni. Le piattaforme tech e i fact-checkers faticano a tenere il passo della diffusione virale di questi contenuti, nonostante gli sforzi nel debunking delle fake news.

Un altro aspetto critico dei deepfake è la realizzazione e diffusione di contenuti che violano la privacy delle persone, utilizzando le loro informazioni personali, immagini e video senza autorizzazione. I deepfake pornografici, in cui il volto di una persona viene inserito senza consenso in un video porno, sono un esempio lampante di questo fenomeno, che colpisce soprattutto le donne.

Nonostante alcuni siti per adulti abbiano bandito questa categoria di video, è difficile impedirne la diffusione su piattaforme decentralizzate. Le vittime di deepfake pornografici subiscono un danno psicologico e reputazionale, oltre al fatto che questi contenuti sono utilizzati anche per ricattarle.

Regolamentazione e responsabilità

Data la pervasività dei deepfake e i rischi ad essi associati, come riportato nell’articolo di ExpressVPN sui pericoli legati ai deepfake, molti esperti chiedono una regolamentazione più stringente. Alcuni sottolineano la necessità di policy più severe da parte delle piattaforme online su contenuti manipolati e non consensuali. Altri ritengono che serva una legge ad hoc per punire la diffusione di deepfake dannosi.

Tuttavia, una regolamentazione eccessiva rischia di ledere la libertà di parola e soffocare l’innovazione. Le aziende tecnologiche che sviluppano software per creare deepfake, come FaceApp, hanno poi una responsabilità nell’educare gli utenti ad un utilizzo etico e nel limitare funzionalità che abilitano usi malevoli. Non esistono soluzioni facili ad un problema complesso, che richiede la collaborazione di policymakers, piattaforme e ricercatori per trovare un equilibrio tra etica, privacy, libertà di parola e progresso tecnologico.

La necessità di un approccio multidisciplinare: tra educazione e consapevolezza

La soluzione ai dilemmi etici posti dai deepfake richiede un approccio che combini competenze diverse. Oltre ad esperti di politiche pubbliche e giuristi, servono gli apporti di ingegneri ed eticisti dell’A.I. (che anche qui in Italia abbiamo) per progettare sistemi di rilevamento automatico dei contenuti manipolati più efficaci. Psicologi e sociologi possono aiutare nel comprendere come l’esposizione ai deepfake influenza le credenze e le opinioni delle persone.

Una maggiore educazione e consapevolezza da parte dei cittadini sui rischi legati alla disinformazione e ai deepfake è altresì necessaria. Imparare a riconoscere i video e le immagini manipolate, verificare le fonti ed i fatti prima di condividere un contenuto, sono competenze fondamentali per non cadere vittima di chi utilizza queste tecnologie per ingannare. Se l’intelligenza artificiale può essere usata per generare deepfake realistici, può anche essere impiegata per smascherarli. Ma finché non saranno disponibili soluzioni tecnologiche affidabili, il senso critico umano resta l’arma migliore contro queste minacce emergenti.

Nonostante le preoccupazioni crescenti, i deepfake continueranno probabilmente a migliorare diventando più difficili da distinguere dai media autentici. Se da un lato ci si aspetta un aumento degli abusi a scopi di disinformazione e frode, dall’altro le stesse tecnologie che generano deepfake potrebbero essere utilizzate anche per scopi positivi.

Ad esempio, nei videogiochi i deepfake potrebbero consentire di personalizzare i personaggi con i volti degli utenti. Nell’istruzione potrebbero essere impiegati per rendere più coinvolgenti i corsi online includendo un docente virtuale dall’aspetto realistico. Nel settore dell’intrattenimento, per arricchire l’esperienza di visualizzazione includendo attori virtuali nelle pellicole.

In ambito enterprise, i deepfake personalizzati potrebbero essere utilizzati per addestrare sistemi di riconoscimento facciale o dare un volto più umano agli assistenti virtuali. In generale, le stesse tecnologie che oggi preoccupano gli esperti per i loro usi dannosi potrebbero in futuro essere sfruttate per migliorare la realtà virtuale e arricchire esperienze digitali.

Ma affinché ciò sia possibile, serve accelerare lo sviluppo di contromisure efficaci e trovare il giusto equilibrio tra regolamentazione e incentivi per usi positivi. Solo con una gestione responsabile di queste tecnologie si potranno sfruttare le loro potenzialità benefiche minimizzando i rischi per la società. I deepfake sono qui per restare, sta a noi deciderne le sorti.