Udine: 25 Aprile, il discorso del Sindaco Furio Honsell

honsell 25 aprile

Cittadine e cittadini friulani, liberi da 69 anni!
Sindaci del Friuli e altri rappresentanti del popolo italiano che avete condiviso il senso di essere qui presenti oggi, Presidentessa della Regione! Buon 25 aprile a tutti!

Celebriamo uniti con emozione e orgoglio la Festa della Liberazione! Perché a partire da quel giorno, quel 25 Aprile di 69 anni fa, al quale oggi siamo idealmente uniti, è iniziato un periodo straordinario nella Storia dell’Italia e dell’Europa.
Riflettiamo dunque, almeno oggi, sulla libertà, la giustizia e la democrazia che la vittoria dell’antifascismo sul fascismo ha reso possibili. Questi valori alle volte sembrano così scontati al punto di sottovalutare quale straordinario patrimonio ci sia invece stato consegnato dalla lotta di Liberazione.
Patrimonio di antifascismo che noi tutti siamo chiamati a difendere e proclamare, per noi stessi e per le generazioni che verranno, perché c’è sempre un rischio di deriva fascista in agguato in Italia. Ricordiamo la frase di Gobetti all’indomani della marcia su Roma: “ Questa non è una rivoluzione, ma una rivelazione degli antichi mali d’Italia”. E la deriva fascista si alimenta nella scarsa considerazione per la scuola pubblica, nelle semplicistiche misure per ridurre il costo del lavoro, del welfare, nella scarsa attenzione per i servizi pubblici, per la salute, per la qualità dei cibi, dell’ambiente, dell’aria, dell’acqua. Cittadine e cittadini fate sempre sentire la vostra indignazione prima che ve ne tolgano la possibilità!
Celebriamo dunque la Resistenza. E sentitevi liberi di intonare “Bella Ciao” in questa piazza.
La lotta Partigiana fu un’autentica presa di coscienza dal basso, un movimento popolare animato soprattutto da giovani ricchi di coraggio e di ideali. Furono autentici profeti, perché seppero vincere la passività, uscire dalla storia (con la “s” minuscola) ed entrare nella Storia (con la “s” maiuscola), diventando attori, combattendo per un mondo che non avevano mai conosciuto ma potevano solamente immaginare con la forza della loro passione civile e ardore giovanile. La Resistenza non fu decisiva, sul piano strettamente militare, per sconfiggere il nazifascismo che allora aveva inquinato quasi tutto il mondo. Anche alle forze militari alleate va quindi in questo giorno tutta la riconoscenza per la nostra libertà, e voglio ricordare, uno per tutti, il Capitano Stephen Hall, trucidato dai nazisti, che a Ovasta di Ovaro organizzò il presidio americano in Carnia, in quel terribile inverno del 1944, e condivise con i partigiani la delusione del proclama Alexander.
La Resistenza fu però decisiva sul piano etico e morale per sconfiggere quel buio morale, servile ed opportunista, quella colpevole banalità del male, che aveva generato e alimentato il Fascismo in Italia, plasmando cittadini in uomini passivi, indifferenti, che si erano lasciati usare come ingranaggi di una macchina diabolica, diventando a volte anche barbari e vigliacchi assassini.
La Resistenza ci ha restituito il senso della democrazia, della libertà, della giustizia al di là della legalità, della solidarietà, dell’equità sociale, delle pari opportunità, nel rispetto delle diversità e del pluralismo.
Per oltre vent’anni, il violento totalitarismo fascista aveva oppresso l’Italia privando gli italiani della democrazia, dei diritti civili, sopprimendo la libertà di stampa, di riunione, di espressione, togliendo ogni ruolo al Parlamento, ai partiti e ai sindacati, promuovendo il militarismo nelle scuole. Il Fascismo aveva varato l’abominio delle leggi razziali e portato a una sciagurata guerra di aggressione a fianco del nazismo, fino a cedergli la sovranità sul Friuli, avviando la tragica deportazione nei campi di sterminio di uomini e donne, bambini e anziani, di chiunque non si fosse omologato. Ricordiamo la tragica vicenda di un mio predecessore, il Sindaco di Udine, Elio Morpurgo, ebreo, che morì a 86 anni di stenti durante la deportazione verso i campi di sterminio. Vicenda tanto più amara in quanto Morpurgo era stato un membro di punta del partito Fascista in Friuli, e fu quindi tragico testimone in prima persona di come tutti i totalitarismi finiscano per alimentarsi dei loro stessi sostenitori con la ferocia di rimanere al potere.

Oggi con riconoscenza e ammirazione ricordiamo e onoriamo le oltre ventimila donne e uomini friulani che scelsero di non rimanere timorosamente spettatori passivi e quindi complici del nazifascismo, che non tradirono il nostro Paese con la loro indifferenza. Ma che si fecero invece carico del bene collettivo, volontari senza nessuna ricompensa, scelsero di combattere il nazifascismo, con e senza armi, per la libertà rischiando in prima persona, anche la loro stessa vita per dare a noi un futuro di democrazia e libertà. Per il loro sacrificio di oltre 3.000 morti, 2.000 feriti, 7.000 deportati, e 12.000 prigionieri politici passati nel carcere di via Spalato, la Città di Udine fu insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Lotta di Liberazione a nome di tutto il Friuli. Quotidianamente, cittadini friulani, dobbiamo far rivivere a Udine quel ruolo di città simbolo della Resistenza. E non dimentichiamo i 200.000 profughi istriani e dalmati che, negli anni successivi alla fine della guerra criminale condotta dal Fascismo, passarono silenziosamente da Udine.

Dobbiamo proclamare sempre il nostro debito di civiltà alla Resistenza. Consegnò alla Storia esperienze straordinarie come le Repubbliche Partigiane della Carnia e del Friuli Orientale, che anticiparono il nostro stesso stato democratico fondandosi su principi di separazione dei poteri, di libertà, uguaglianza e solidarietà. Quest’anno ricorrono i 70 anni di queste repubbliche che seppero separare il potere militare da quello civile, si diedero elezioni libere, che videro al voto per la prima volta in Italia le donne, promossero la tutela dei lavoratori, l’educazione pubblica e sancirono il valore dell’ambiente come bene comune. E in Friuli oltre ai combattenti dei Gruppi di Azione Patriottica, delle divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo, dobbiamo ricordare anche le donne protagoniste della resistenza civile e di quelle complesse organizzazioni clandestine che sostenevano i combattenti, come l’intendenza Montes, la più grande organizzazione di supporto alla Resistenza in Italia. Per onorare la Resistenza friulana quest’anno ho voluto che il Manifesto del 25 Aprile, che viene affisso per le vie della città di Udine per celebrare la Liberazione, fosse scritto anche in Friulano. Perché il Friulano, proprio per queste gesta, è una delle lingue della Resistenza Europea, forse come poche altre, e questo pensiero di libertà civile deve accompagnarci ogni volta che usiamo il Friulano, oltre a spingerci, proprio per questo, ad usarlo.
Con gioia ricordiamo l’entusiasmo popolare con il quale nel 2011 sono stati celebrati i 150 anni dell’Unità d’Italia, entusiasmo che, andando assolutamente al di là di quanto avrebbero desiderato, ha sorpreso certe forze politiche che erano allora al governo. La Resistenza non si richiama solamente agli ideali risorgimentali, alle gesta di Garibaldi del 1860 o alla strenua resistenza del forte di Osoppo del 1848, a cui si ispirarono per i loro nomi le valorose divisioni Partigiane. La Resistenza costituisce il completamento naturale, l’ultimo atto di quel Risorgimento di libertà che fu assunzione di responsabilità dal basso, di emancipazione sociale e civile che portò gli italiani dall’essere sudditi passivi di un sovrano assoluto a cittadini, soggetti attivi di una sovranità popolare. Ma il nostro concetto di Patria, oggi, di fronte alla sfida della sostenibilità ambientale, deve essere allargato rispetto alla penisola risorgimentale, e includere l’Europa, anch’essa nata dalla Resistenza, fino ad andare oltre abbracciando nella difesa dei diritti l’intero pianeta e le generazioni future. E il nostro pensiero responsabile deve andare a tutti quei popoli della Terra che per l’assenza di libertà e democrazia vivono oggi guerre sanguinose: la Siria, il Sudan, l’Africa Occidentale.

La Resistenza fu la fucina dove maturarono i principi che oggi sono espressi in quel documento di altissima civiltà che è la nostra Costituzione. È fondamento della nostra Repubblica democratica perché è la garanzia ultima dei diritti civili nei confronti dell’arroganza dell’autorità, diversamente dalle altre leggi è l’unica che parte dal basso e si impone verso l’alto. Basata sulla separazione dei poteri ha potuto resistere ad innumerevoli attacchi negli ultimi anni, diversamente da quanto è accaduto recentemente in altri paesi europei.

All’antifascismo cresciuto nella Resistenza dobbiamo essere grati per aver per primo superato i nazionalismi miopi, o l’idea nazifascista di Europa basata sull’omologazione e lo sterminio dei diversi, proponendo una nuova idea di Europa, unita nella diversità: federazione di città, di popoli non di stati-nazione. Idea per realizzare la quale dobbiamo ancora impegnarci. E se questa Europa vuole essere protagonista nel futuro del mondo può esserlo solamente come faro di libertà e diritti civili e non deve quindi diventare la Fortezza Europa, ma il luogo dove si possa accogliere ogni richiedente asilo politico, ma perché diventi ambasciatore di civiltà e motore di cambiamento nel suo paese d’origine.

Il 25 aprile deve essere un momento generatore di senso e di impegno morale e civile collettivo per tutti. La Resistenza è sempre attuale perché sempre attuale è la sua lezione di responsabilità civile. Perché la democrazia e i suoi principi, che sono il voto e il libero dialogo basato sull’inclusione sociale e la tutela delle minoranze, sono sempre in pericolo. La storia d’Italia ci insegna che questi valori si possono perdere molto facilmente attraverso un progressivo degrado etico del potere. Degrado quasi impercettibile, se non quando è troppo tardi.

Essere cittadini liberati significa non essere mai indifferenti alle ingiustizie in nome di una legalità prepotente. Significa essere sempre capaci di un pensiero critico individuale e di una volontà di azione personale etica. Capaci di non diventare mai massa, succubi alle seduzioni populiste di un leader o del demagogo di turno a cui delegare la capacità di pensiero.
Dobbiamo essere sempre pronti a farci carico delle sorti collettive di una Patria unita, ma soprattutto oggi, di fronte alla gravissima recessione economica, al moltiplicarsi delle famiglie senza reddito, alle difficoltà di assicurare la dignità di un lavoro per tutti e di prospettive ai giovani. L’attualità della Resistenza è ancora maggiore oggi di quanto lo fu in periodi di sviluppo economico perché le epoche difficili di recessione economica e di depressione come la nostra richiedono ancora maggior impegno civile delle altre. Si deve resistere e mantenere viva la coscienza morale e politica, e non lasciare che questa si riduca a stato larvale. Resistere è creare significati. Dobbiamo resistere ed essere sempre vigili contro il ritorno in politica di dilettantismi etici, di superficialità morali, di nuovi opportunismi faccendieri ed egoisti, che per troppi anni sono dilagati ed hanno inquinato la nostra società. Dobbiamo resistere al ritorno di tiranni populisti ora che finalmente non sono più al governo. Dobbiamo esistere alle nuove affabulazioni che vogliono rottamare le istituzioni democratiche e modificare la Costituzione con leggerezza cavalcando la moltiplicazione mediatica dei proclami. Resistere alle nuove affabulazioni di vecchi inganni e cercare invece sempre la verità. Dobbiamo resistere all’asservimento ad una logica che tutela i bisogni dei bilanci finanziari ma è cieca di fronte a quelli degli uomini. La Resistenza fu un nuovo Umanesimo, e di questo abbiamo bisogno oggi.

Ma dobbiamo però riaffermare sempre la dignità e la centralità delle nostre istituzioni democratiche e repubblicane, così come ci sono state consegnate dalla Resistenza, liberandole certamente da coloro che con comportamenti vergognosi rischiano di delegittimarle, alimentando pericolosamente una sfiducia antipolitica che rischia di essere sfruttata dai demagoghi populisti antidemocratici. Ma dobbiamo avere sempre fiducia nella forza delle nostre istituzioni e rispetto nei confronti di chi democraticamente eletto li ricopre.

Alto è oggi il rischio di derive totalitarie proprio a causa della gravissima recessione economica che sta colpendo in modo sempre più spietato. Recessione negata fino all’ultimo da chi era al potere negli anni recenti, solamente per lasciarci in una situazione drammatica. Alto è oggi il rischio di sperequazioni e dunque di rottura della solidarietà sociale. Per difendere la democrazia oggi, è indispensabile mettere al centro in ogni istante il lavoro. La nostra Costituzione figlia della Resistenza, lo pone come diritto fondamentale della Repubblica. Essere partigiani oggi vuol dire difendere il lavoro per i giovani, e per chi ne è stato espulso perché fungibile, non funzionale al profitto, vuol dire difendere le organizzazioni sindacali, lo statuto e i diritti dei lavoratori, contrastare le strategie che tendono a portare via dall’Italia il lavoro per ricrearlo altrove dove costa meno. Ma costa meno solamente perché laggiù non viene garantita la stessa qualità della vita e del lavoro ai cittadini, anche se oggi il nostro pensiero va a Torino e agli operai morti nel rogo del 2007. Si deve resistere quindi alla delocalizzazione e all’esternalizzazione che sviliscono il lavoratore a pura merce che si può acquistare dove costa di meno. Tutta la nostra solidarietà va verso i tantissimi lavoratori e lavoratrici che in questo momento vivono il dramma della precarietà e della disoccupazione e a quelli che oggi, in una giornata che dovrebbe essere di festa e riflessione, sono invece obbligati a servire logiche di mero profitto. Dobbiamo resistere a chi pensa di superare la recessione togliendo la voce ai lavoratori. Sono loro il nostro patrimonio, lo dice la Costituzione. Solamente il lavoro dà la vera dignità all’uomo. E questa va data tenendo presente che la globalizzazione, ben diversa dalla delocalizzazione, è processo epocale irreversibile, alla radice della trasformazione che stiamo vivendo, che non si deve arrestare perché sta restituendo la dignità a tanti popoli del sud del mondo.

Proclamare l’unità oggi qui, non vuol dire però azzerare le differenze tra la scelta coraggiosa di una lotta di Resistenza con o senza armi, anche attraverso forme di resistenza civile, come quella delle donne cha raccoglievano i messaggi lasciati cadere dai carri dei deportati, e la scelta di un consenso al Fascismo, o dell’altrettanto pericoloso “non dissenso” al fascismo. Vergogna quindi per chi tenta di cancellare la memoria e il significato della Lotta Partigiana! Cittadini, allora come oggi, l’indifferenza, il non prendere posizione, sono già complicità.
E voglio ricordare oggi chi non è più con noi: Federico Vincenti storico presidente regionale dell’ANPI autentico combattente per la libertà dell’Europa per tutta la sua vita al quale saremo per sempre debitori. E Paolo Spezzetti, presidente dell’Aned. Un augurio invece a Giovanni Spangaro partigiano della Repubblica della Carnia, Presidente dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione.
Sapremo essere all’altezza del sacrificio di chi partecipò alla Resistenza, dei valori e degli ideali che da loro abbiamo ereditato? Sapremo assumerci responsabilità collettive, come seppero fare i Partigiani? Avremo il coraggio di esercitare una cittadinanza attiva?
La Festa della Liberazione, è la ricorrenza più significativa per ogni Amministrazione Comunale che senta il compito di promuovere le virtù civili dei suoi cittadini e per ogni donna e per ogni uomo che voglia affermare la libertà, la democrazia, i diritti umani e il rispetto delle diversità.
Cittadine e cittadini celebriamo dunque la festa del 25 aprile con le nostre famiglie, affinché tutte le generazioni siano consapevoli della nostra storia e si ritrovino unite nell’impegno di difendere e riaffermare quotidianamente con coraggio i valori della Resistenza e far vivere e difendere i principi della nostra meravigliosa Costituzione, così facili da perdere, ma così difficili da riconquistare!

Viva la Resistenza! Viva la Costituzione! Viva la Repubblica Italiana!