Fare Strindberg anzi no: partire da una delle sue opere più famose, Danza macabra e arrivare a un testo completamente nuovo, modernissimo, magicamente sospeso fra dolore e sarcasmo: nasce scosì, sul finire degli anni Sessanta per mano del drammaturgo e scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt Play Strindberg, pièce strutturata come un incontro di pugilato che sarà in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine da martedì 2 a giovedì 4 maggio sempre con inizio alle ore 20.45. Sul palcoscenico, trasformato in un ring, tre grandissimi attori come Franco Castellano, Maria Paiato e Maurizio Donadoni guidati da Franco Però in una nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Mercoledì 3 maggio alle 17.30 gli interpreti e il regista incontreranno il pubblico nel foyer del Giovanni da Udine per l’ultimo appuntamento della stagione di ”Casa Teatro” dal titolo Tutto il tempo a prendersi a pugni condotto da Roberto Canziani, studioso e critico del Teatro.
Sul palcoscenico trasformato in un ring, Alice ed Edgar, stretti in un matrimonio giunto al traguardo dei venticinque anni ma infelice come il primo giorno, non si nascondono la reciproca intolleranza e si feriscono con crudeltà spaventosa. Lei è un’attrice che per la vita coniugale ha abbandonato la carriera; lui è un militare disprezzato da tutti e in attesa di una promozione che non arriva. La visita del cugino Kurt rende ancora più drammatica la situazione e la porta al limite di rottura ma tutto, alla fine, rientra nella solita disperazione. Dopo Scandalo di Arthur Schnitzlerche scavava nelle dinamiche interne a una famiglia borghese – ospitato al Giovanni da Udine la scorsa stagione – l’archetipo familiare o piuttosto la sua dissoluzione torna al centro della scena dimostrando tutta la capacità dei grandi ”analisti” del teatro del Novecento di presagire e parlare, con il loro sguardo lucido sulla realtà, anche al nostro tempo. «Dürrenmatt si prende gioco di noi – spiega Franco Però nelle note di regia – e della nostra vita famigliare con tutte le armi che gli sono proprie: il sarcasmo, l’ironia che trascolora nel grottesco, il gusto del comico, ma anche la violenza del linguaggio. E lo fa prendendo uno dei più formidabili testi di Strindberg, Danza macabra e riscrivendolo da quel grande costruttore di storie teatrali qual è. Prende i tre protagonisti – il capitano, la moglie e il cugino/amante che ritorna – e li posiziona sotto le luci glaciali di un ring; seziona il testo strindberghiano e ne tira fuori undici round, intervallati dai gong – proprio come un incontro di boxe o di lotta – con la sola differenza che i combattenti sono tre. Tutta l’essenza del testo originale rimane, ma Dürrenmatt ne esalta l’attualità, asciugando fin dove è possibile il linguaggio – già di per sé scarno – come in un continuo corpo a corpo, che solo il gong ferma per qualche istante, dando ai contendenti il tempo di un riposo per riprendere fiato e agli spettatori l’attimo di riflessione su quanto, nel round precedente, hanno visto. Il riso e il pugno allo stomaco, il sorriso e l’amarezza si alternano continuamente su questo palcoscenico-ring, riportando davanti agli occhi dello spettatore gli angoli più nascosti di quel nucleo, amato od odiato, fondamentale – almeno fino ad oggi… – delle nostre società: la famiglia».
Noto per l’ampia e straordinaria produzione drammaturgica – da Romolo il grande a Un angelo scende a Babilonia, da La visita della vecchia signora a I fisici – Friedrich Dürrenmatt fu anche scrittore di romanzi, racconti, saggi e, addirittura, pittore. Nato nel 1921 a Berna e morto a Neuchâtel nel 1990, si è imposto come uno dei maggiori interpreti della cultura moderna che ha tratteggiato e analizzato nelle sue opere con sguardo rigoroso e razionalmente scettico, incline al paradosso e anche alla polemica. L’arma del grottesco, del sarcasmo virtuosisticamente manipolato gli serve per smascherare con un sorriso l’ipocrisia del suo tempo. Forte della lezione brechtiana e dell’espressionismo, nonché di una personale maestria nell’uso del linguaggio e delle strutture drammaturgiche, affascina con una scrittura forte ed essenziale, allusiva e dal respiro universale. «Nel rappresentare il mondo, al quale mi sento esposto, come un labirinto – scriveva – tento di prenderne le distanze, di fare un passo indietro, di guardarlo negli occhi come un domatore guarda una bestia feroce. E questo mondo, come io lo percepisco, lo metto a confronto con un mondo contrapposto ad esso, e che io mi invento».
Info e biglietteria: Ticketdisponibili presso la biglietteria del Teatro (via Trento 4 – Udine dalle 16.00 alle 19.00 eccetto domenica e giorni festivi; tel. 0432 248418, biglietteria@teatroudine.it). Biglietteria attiva anche al temporary ticket store del teatro presso la Libreria Feltrinelli di via Canciani a Udine (tutti i mercoledì con orario 10.00-13.00 e 13.30-18.00) e ai siti www.teatroudine.it e www.vivaticket.it
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