Udine: al Teatrone “Il giardino dei ciliegi” nella rilettura di Magelli 1/4 febbraio

giardino dei ciliegi«È l’alba, presto sorgerà il sole. È già maggio, i ciliegi sono in fiore, ma nel giardino fa ancora freddo, c’è la brina…». Una scena completamente vuota, salvo alcune intermittenze scenografiche, e gli attori che si confrontano con la dolorosa comicità cechoviana. Con le sue allegorie spietate e struggenti. Da mercoledì 1 a sabato 4 febbraio, alle 20.45, il Teatro Nuovo ospita Il giardino dei ciliegi, interpretato – fra gli altri – da Valentina Banci e Luigi Tontoranelli  nell’applaudita rilettura di Paolo Magelli.
Scrive Roberto Canziani, critico teatrale e docente all’Università di Udine: «Autori come Shakespeare e Molière sono classici. Anche perché i personaggi da loro inventati celebrano, nel bene come nel male, passioni, sentimenti e debolezze che sono le nostre. Anche ?echov, che è vissuto a un secolo e mezzo di distanza da noi, è un autore classico. Ma per ragioni diverse. Se lo leggiamo, non pare affatto un drammaturgo dalla potenza tragica. Nel suo teatro non troveremo caratteri esemplari, e le sue storie sembrano sempre seguire percorsi labili, mentre scivolano nel continuo rompersi delle battute. Convivono in ?echov l’estro, l’allegria, perfino l’umorismo, e un’indole malinconica, cupa».
Un classico “diverso”, dunque, che con Magelli racconta più che mai la fragilità della vita e ci ricorda che la bellezza, come quella dei rami fioriti, dura lo spazio di un respiro. «Le ferite che l’esistenza, scorrendo, ci lascia sull’anima – scrive lo stesso Magelli, nelle note di regia – sono la mappa che indica una via misteriosa da scoprire nei personaggi del Giardino, ed è la sola via che sia possibile seguire. Solo districandosi nel labirinto di queste cicatrici è possibile arrivare a scoprire la terribile modernità della scrittura di Cechov».
Il regista, ricordiamo, si era già cimentato altre due volte con Il giardino: prima a Zagabria, nel foyer del Teatro Gavella devastato dalla guerra (lo spettacolo fu un trionfo!), e poi a a Wuppertal, nello storico teatro dove lavorava anche la compagnia di Pina Bausch.
Nato in Ucraina, da una famiglia di servi della gleba, Anton ?echov era riuscito con grandi sacrifici a diventare medico, professione che eserciterà solo sporadicamente, perché i suoi racconti, pubblicati sui giornali di San Pietroburgo e Mosca, gli varranno presto un prestigio da scrittore. Oltre a numerosi atti unici, ha firmato alcuni fra i più importanti testi del teatro che apre la strada al Novecento: da Il Gabbiano, del 1896, a Zio Vanja, Tre Sorelle, Il giardino dei ciliegi, che debutta al Teatro d’Arte di Mosca nel 1904, pochi mesi prima che lo scrittore, minato dalla tubercolosi, si spegnesse a 44 anni.
Per informazioni, contattare l’Infopoint del “Giovanni da Udine” (0432.248418), consultare il sito ufficiale (www.teatroudine.it) o iscriversi alla fan page (www.facebook.com/teatroudine).

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