Udine: Alto Friuli, la CISL accusa “C’è una fuga dei servizi”

tribunale tolmezzoSolo negli ultimi cinque anni si sono persi 33 presìdi di servizi (tra uffici, sportelli e scuole chiuse o soppresse); altri 44 presìdi hanno subito razionalizzazioni/riduzioni/accorpamenti.
Si va dal Tribunale e dalla Procura di Tolmezzo ai Giudici di Pace di Pontebba e San Daniele, passando per la stazione forestale di Comeglians, le scuole primarie di Rigolato, Piano d’Arta e Ravascletto, la linea ferroviaria Gemona-Sacile, le biglietterie di Pontebba, Ugovizza e Venzone, le corse degli autobus urbani di una decina di comuni.

Discorso a parte lo meritano gli sportelli postali, calati dal 2010 ad oggi di 17 unità (da 91 a 74, -19% comprendendo anche gli ultimi annunci); ben più pesante la percentuale di razionalizzazioni di orari e giornate d’apertura (28 quelli via via interessati, pari al 31% del totale).

Altre riduzioni o accorpamenti hanno inoltre coinvolto gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Tolmezzo e Gemona, alcune scuole primarie, gli Istituti Comprensivi e gli ISIS, i trasporti su gomma e su rotaia, le biglietterie ferroviarie di Gemona e Tarvisio. Preoccupazioni ancora destano, in ambito sanitario, le criticità legate alle tempistiche di intervento in emergenza, soprattutto per le zone periferiche e le croniche difficoltà legate alla carenza di pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale.

Sui 63 comuni facenti parte del comprensorio Cisl Alto Friuli (Carnia, Tarvisiano, Gemonese, Sandanielese, Tarcentino) ci sono casi addirittura di piccoli comuni (Dogna, Raveo, Ligosullo, Preone, Resiutta) che ormai non hanno né una scuola, né una farmacia né uno sportello bancario.

IL DIGITAL DIVIDE

Fin qui le esigenze “storiche” ma se a tutto ciò ci aggiungiamo uno dei nuovi servizi primari per il cittadini, “«l’abc del nuovo alfabeto economico» del Paese come lo ha definito il premier Renzi, la connettività internet a banda larga si intende, la situazione dell’Alto Friuli è disarmante: secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico sul digital divide, ci sono 15 comuni dell’Alto Friuli con oltre l’80% di persone senza accesso alla banda larga (si intende da connessione fissa o mobile ad almeno 2 megabit al secondo) e altri 11 con la percentuale che supera il 60%.
Il progetto Ermes sostenuto dalla Regione FVG è ancora in corso di ultimazione ma ricordiamo che la fibra stesa, al momento è a disposizione solamente dei comuni o degli enti pubblici. Negli ultimi due anni sono comparsi gli hotspot gratuiti della rete Wi-Fi FVG ed anche le migliorie nella copertura (4G, Adsl da 7 o 10 MB, reti in wireless) da parte dei vari gestori privati eppure la strada è ancora tutta in salita.

Questa dunque la fotografia aggiornata che la Cisl Alto Friuli ha compiuto sul territorio, censendo le varie tipologie di servizi persi o non ancora conquistati dai cittadini (138.524 abitanti sparsi nei 63 comuni del Comprensorio). Ma la geografia complessiva deve fare i conti anche con una dislocazione di presìdi molto eterogenea.

LA RICOGNIZIONE

Attualmente sono presenti oltre ai Municipi, alle 13 associazioni intercomunali, alle 3 Comunità montane e ad una Comunità collinare, circa 40 enti diversi (consorzi, enti pubblici economici, spa a capitale pubblico, cooperative, società varie), oltre 50 articolazioni locali delle Forze dell’ordine e di sicurezza (Carabinieri, Polizia, Gdf, Vigili del Fuoco, Forestale); sono poi 164 le sedi scolastiche ripartite tra i vari ordini e gradi; una quarantina le sedi di presidi residenziali socio-assistenziali. A tutto ciò si aggiungono 64 farmacie, 74 uffici postali e 113 sportelli bancari.

“Abbiamo voluto realizzare questa indagine – ha spiegato Franco Colautti, segretario della Cisl Alto Friuli, affiancato anche dal membro della segreteria regionale Cisl FVG, Luciano Bordin – per richiamare ancora una volta, in maniera forte e decisa, l’attenzione su un problema che denunciamo da tempo: il costante depauperamento del tessuto dei servizi a livello locale, che a sua volta, come del resto già evidenziato nei mesi scorsi, porta ad un acuirsi dello spopolamento del territorio montano e pedemontano del Friuli Venezia Giulia. Allo stesso tempo però – aggiunge – non possiamo nasconderci dagli enti “doppioni” e dalle presenze anacronistiche di certe strutture”.

Sulle poste in particolare è intervenuto il segretario regionale della SLP Cisl, Domenico La Rocca, il quale ha rimarcato come all’interno della Provincia di Udine, l’area montana e pedemontana siano state le più colpite in assoluto: “l’azienda ha ribadito che non intende nella maniera più assoluta recedere da queste scelte, ecco quindi che la grande battaglia si deve fare a livelli politico e deve essere supportata dai sindaci. Siamo Regione a Statuto speciale, facciamolo valere”.

LA PROPOSTA

“Abbiamo portato avanti in questi anni petizioni, raccolte di firme, manifestazioni, sit in e sono serviti a poco o nulla – ricorda Colautti mostrando il corposo plico delle azioni intraprese nell’ultimo decennio -. Il nostro auspicio ora è che mettendo la politica di fronte ai numeri nudi e crudi, si possa fermare per un attimo la tagliola, attraverso una “moratoria” – o la si chiami come si preferisce – cogliendo però l’occasione per l’apertura di un confronto “politico” collettivo con tutte le amministrazioni locali. Facciamo valere una volta per tutte la nostra “autonomia” – propone Colautti – e di fronte alla carta geografica del nostro Alto Friuli decidiamo con logica, raziocinio e criterio, servendoci naturalmente del contributo dei diretti interessati, a cosa non si possa assolutamente rinunciare in una comunità; quali sarebbero le dislocazioni migliori di alcuni presìdi, a cosa poi si sarebbe disposti a rinunciare.

Guardiamo inoltre con attenzione – conclude Colautti – alle opportunità che la riforma Panontin può offrire al territorio, soprattutto dal punto di vista dell’omogeneità dei servizi ed il loro possibile rilancio attraverso le risorse recuperate dalle riorganizzazioni. Questa è una scommessa che i sindaci stessi devono vincere tenendo all’orizzonte ben chiaro il monito che è l’interesse dei cittadini ad avere la priorità su tutto”.

IL DIBATTITO

Per il consigliere regionale Roberto Revelant: “il vero dato allarmante arriva dallo spopolamento e questo deriva dal fatto che il costo della vita è sempre più elevato in questi territori; una politica lungimirante deve avere alla base una sinergia forte tra le amministrazioni, tutti facciano quadrato per lavorare in ottica anti-centralista”.

Per il collega consigliere regionale Enio Agnola “questa ricerca è molto utile a mettere in fila le cose e ad imporci dei ragionamenti per obiettivi: da due anni come amministrazione regionale abbiamo impostato una politica riformatrice, dalla sanità agli enti locali all’economia, e la sfida aperta sarà da giocarsi all’interno delle future UTI dove si dovranno fare le politiche di sviluppo che sino ad oggi si sono fatte troppo localmente. Obiettivo prioritario la banda larga”.

Per il consigliere provinciale Leonardo Barberio “occorre lavorare per recuperare risorse attraverso uno sfoltimento dei Cda e delle partecipate, spostando i fondi sui servizi”.

Per l’assessore comunale di Tolmezzo, Michele Mizzaro, “quello attuale è un momento storico che richiede particolari azioni e per questo dobbiamo mettere assieme le teste. Sulle poste in particolare occorre far capire a Poste Italiane che sono una società pubblica e che come tale si deve comportare, giustificando con dati concreti le loro decisioni”.

Pe l’assessore comunale di San Daniele,Claudio Chiapolino “questa ricerca sarà fondamentale nel momento in cui, nei luoghi deputati a prendere le decisioni, saremo chiamati ad esprimerci”.