Udine città morta? Siamo tutti parte di una grande squadra

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“Dobbiamo sentirci tutti parte di una grande squadra e lavorare nella massima sinergia: istituzioni, attività economiche, imprenditori, categorie e, non da ultimo, cittadini. Non dobbiamo puntarci il dito a vicenda facendo inutili opposizioni, ma sentirci tutti attori principali favorendo proposte atte ad un cambiamento necessario per riportare Udine al prestigio che merita, che nelle sue peculiarità non ha mai perso e che rivendica, anzi, con forza. Questo vale per il nostro centro storico, ma anche per i borghi decentrati”.

Alessandro Venanzi, assessore comunale alle Attività Economiche e al Turismo, preferisce partire da quello che c’è da fare, da quello che si sta già facendo e da quello che è stato fatto fino ad ora per rispondere alle critiche di alcuni cittadini sul centro di Udine raccolte dal Messaggero Veneto. Critiche condensate in un sondaggio online, e pubblicate dal quotidiano locale, da cui sembra emergere che la città “è morta” a causa principalmente “dell’amministrazione comunale e dei troppi centri commerciali”.

«La crisi congiunturale, che tocca anche la nostra città e il centro storico – prosegue Venanzi –, parte da lontano e non è assoggettabile solamente a questa amministrazione che governa ora la città. Stiamo facendo un lavoro strutturale e coraggioso di valorizzazione dell’esistente, di investimento e razionalizzazione delle risorse, mettendoci in primis la faccia. Ma per fare questo non dobbiamo essere soli. I mezzi, soprattutto economici, sono minimi per i Comuni e notevolmente ridotti rispetto anche a cinque anni fa – spiega –. I tempi delle “vacche grasse” sono purtroppo finiti per tutti. Stiamo cercando di armonizzare le attività con tutti gli stakeholders, abbiamo raddoppiato gli eventi in città, reperiamo finanziamenti da parte di privati come mai fatto prima. Basta vedere i risultati raggiunti per Friuli Doc, la Notte Bianca o Capodanno».

Da qui quello che sarà possibile realizzare per il rilancio del centro a partire già dal prossimo anno. «Ritengo che il percorso fino ad oggi fatto sul centro commerciale naturale – continua – sia una buona base dalla quale partire. Fondamentale però sarà il ruolo di Udineidea che deve essere sempre più una cabina di regia per il centro storico divenendo agenzia di marketing e di coordinamento, svolgendo quel ruolo che il Comune, per definizione “erogatore di servizi”, non può e non deve svolgere».

Ed ecco su cosa Udine potrà contare. «Con il prossimo anno, se confermati i finanziamenti regionali ex Pisus – anticipa Venanzi –, partiranno una serie di interventi a favore di attività commerciali ed artigiane nonché di promozione della città. Circa 1 milione e 400 mila euro di finanziamenti a fondo perso alle imprese, con copertura fino al 100% per interventi fino a 100 mila euro e 500 mila per attività di marketing urbano e promozione a favore di commercio, turismo e cultura. Senza contare il milione e 400 mila euro dedicati espressamente per opere pubbliche. Questa – chiarisce – non sarà la panacea a tutti i problemi, ma sicuramente rappresenta uno dei pochi strumenti che il nostro mandato avrà a disposizione e cercheremo di investire queste somme al meglio, facendo sentire tutti coinvolti. Un lavoro importante lo stiamo facendo investendo e creando relazioni, al fine di aumentare l’indotto turistico in città. Basti pensare, ad esempio, agli accordi con Carinzia e Slovenia, per non parlare del coinvolgimento delle città gemellate, nonché i rapporti con i Fogolars furlan, ultimo quello con Pechino per favorire un mercato, un’utenza, oggi lontano da noi, ma che se venisse ad Udine per ammirare le sue bellezze architettoniche, paseggistiche, culturali ed emporiali, la percepirebbe come una piccola Venezia. Basta insomma spararci addosso su parcheggi, viabilità, decoro – conclude lanciando un appello – perché così facendo otteniamo solo il risultato di spaventare le persone e di rendere ancor meno attrattivo il nostro centro storico. Siamo qui tutti per lavorare e noi, di certo, saremo in prima fila. Ma serve il coraggio e la forza di tutti».

Altrettanto accorato e puntuale l’appello-risposta di un altro assessore comunale chiamato, anche se in direttamente, in causa. «La situazione che coinvolge il centro storico di Udine – spiega l’assessore alla Cultura, Federico Pirone – è assolutamente simile a ciò che avviene in altre città in Italia ed è frutto di una condizione strutturale e storica che non può trovare certo un’immediata e istantanea risoluzione. È tuttavia fondamentale che la città, a partire dalla capacità di fare sistema, sia in grado di promuovere una propria immagine che veicoli un’identità precisa. Udine – continua – dispone di un patrimonio storico-artistico interessante, che unito al tessuto economico e sociale può rappresentare un elemento di forza della città. In questo senso, lo sblocco dei fondi Pisus a partire dal prossimo anno, garantirà all’amministrazione comunale risorse economiche importanti da investire, in maniera duratura, sulla promozione dell’identità della città, anche sui circuiti nazionali, sulla multimedialità della rete museale, sul plurilinguismo delle informazioni relative alle sedi museali».