Udine: ecco come sarà la città del futuro

udine 2024“Città rete”, centro nodale e raccordo del territorio. Città di innovazione, cultura e ricerca. Città vetrina di eccellenze. Passando per un potenziamento della formazione, in maggiore connessione con il mondo del lavoro, per la valorizzazione del potenziale “digitale” e per la riqualificazione intelligente degli spazi urbani, in connessione con l’hinterland e, insieme, con le vicine capitali, Vienna e Lubiana. Su queste direttrici – e con un decisore pubblico che impieghi meno risorse per controllare l’organizzazione economica e sociale e, di contro, di più per fornire servizi di assistenza alla popolazione – dovrà muoversi la Udine del prossimo decennio per conquistare un nuovo sviluppo. A suggerirlo sono i suoi cittadini, secondo quanto emerso dalla prima fase del percorso che porterà l’Ocse a formulare un progetto per la Udine del 2024. Questa prima fase è stata affidata dunque alla raccolta delle elaborazioni, prodotte in tre sessioni concatenate (visioni, strategie e azioni), da Tavoli di lavoro formati da 180 rappresentanti della società e dell’economia locali, che per tutto l’autunno si sono confrontati nella sede di Friuli Future Forum, nell’ambito di “Agenda del Futuro – Udine 2024”.
Il percorso, inedito e partecipato, si sta realizzando grazie alla collaborazione instaurata dalla Camera di Commercio con il Comune di Udine, la Regione e l’Università e i risultati di questa prima fase sono staticonsegnati nelle mani degli analisti Ocse Debra Mountford e Mike Emmerich, che proprio in sede Ocse andranno ora ad discuterli. E andranno soprattutto a costruire, su questa base condivisa, un progetto-guida, sul modello consolidato ma sempre innovativo dei programmi Leed (Local economic and employment development), individuando concretamente quale la strada la città potrà percorrere nei prossimi anni per una nuova crescita. Prima di arrivare all’Ocse – che porterà a Udine le sue conclusioni il prossimo maggio –, gli esiti del confronto dei Tavoli, corredati di statistiche e dati economici, sono passati attraverso l’analisi dell’economista Roberto Grandinetti, che ha avuto il compito di studiarle in via primaria, elaborandone una visione di sintesi e proposta, illustrata al pubblico in un incontro che ha visto la presenza, oltre a alla Mountford ed Emmerich, anche del presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo, il sindaco e l’assessore all’innovazione di Udine Furio Honsell e Gabriele Giacomini, e del project manager di Fff Renato Quaglia.
«Con questo percorso abbiamo – ha detto Giacomini in apertura – abbiamo inteso valorizzare il più possibile le risorse della città e con metodo partecipato, entrando nella società e ascoltando le persone. In tutto questo, avremo il supporto e il coordinamento dell’Ocse e auspico che sia solo l’inizio di una collaborazione interistituzionale. Spero che questo patto per il territorio, tra Comune e Cciaa, si consolidi sempre più anche nel futuro».
«La città – ha aggiunto poi Honsell – è stata coinvolta in un esercizio di riflessione su se stessa, avendo in mente il traguardo del 2024 per mettere in pratica un concreto progetto di sviluppo. In questo pensatoio si è ragionato senza alcun pregiudizio, non solo in termini di critica, ma in termini di responsabilità. Chi ha partecipato, ha contribuito a creare una vera e propria alchimia, che ha fatto sì che le persone capissero di star partecipando alla costruzione del bene comune».
«In alcune città d’Europa, analoghi progetti con Ocse sono già stati realizzati – ha commentato il presidente Da Pozzo –, portando a risultati concreti di sviluppo per i territori, condivisi con gli abitanti e gli attori economici ed istituzionali. Udine si inserisce in questo percorso internazionale con convinzione, aprendo nuove prospettive in modo originale e innovativo. Una partecipazione straordinaria dei nostri cittadini, ma anche un esempio positivo di collaborazione fra istituzioni, a dimostrazione che fare squadra si può davvero ed è l’unica strada efficace per costruire il futuro della nostra comunità».
Le idee di città emerse dai Tavoli di confronto hanno evidenziato alcune priorità da tenere in considerazione per far crescere la città nei prossimi anni. L’aspetto della formazione innanzitutto. È emersa, per esempio, la necessità di potenziare la rete esistente della formazione permanente, magari portandola dentro l’Università e attivando anche nuovi percorsi di studi più flessibili alle esigenze del lavoro. Per farlo, si dovranno riqualificare le aree in cui si fa formazione e utilizzare le nuove tecnologie come risorsa attiva per l’educazione e lo sviluppo. Il digitale è infatti uno degli altri pilastri su cui si è snodata la riflessione e che ha visto una buona propensione a caratterizzare la città nel futuro. Il digitale diventa uno strumento per migliorare il dialogo fra l’Università e la città; il digitale crea le condizioni per fare di Udine una vetrina delle eccellenze locali e soprattutto rappresenta un’opportunità già concretizzabile. Grazie alle realtà d’eccellenza (DiTeDi e Friuli Innovazione) sono già disponibili strumenti che possono essere applicati per ampliare lo spettro delle possibilità lavorative, comunicative e gestionali della vita quotidiana.
Insieme all’infrastruttura digitale, i partecipanti ai Tavoli anno anche individuato delle azioni per sviluppare l’infrastruttura fisica. In particolare, sono stati richiesti interventi per migliorare la connettività fra la città e le vicine capitali (Vienna e Lubiana), per migliorare la mobilità extraurbana, per potenziare le piste ciclabili. Parcheggi e aree pedonali sono giudicati già sufficienti alla necessità della città. Il potenziamento dei collegamenti fra la città e l’hinterland è considerato un investimento essenziale per ridefinire il ruolo della città come centro di un territorio vitale e unito.
«Se la gente trova i Centri commerciali più attrattivi del centro storico, bisogna fare una riflessione, la sfida è alta rispetto alla concorrenza esterna – ha commentato Grandinetti -. La sfida è alta se il commercio udinese diventa una parte dell’attrattiva del centro storico. Forse bisogna inserire l’esperienza dell’acquisto nell’ambito di un’esperienza più ampia per il pubblico».
Nell’analizzare l’idea di sviluppo della città in un’ottica glocale, Grandinetti ha evidenziato la necessità di superare un improduttivo dualismo o una contrapposizione fra territori, come Udine e Trieste, e invece di operare in modo condiviso per una crescita comune.
I partecipanti ai Tavoli hanno anche evidenziato la necessità di riqualificare le aree valorizzando l’esistente, non tramite la creazione da zero. Oggi Udine appare una città con ampi spazi e grandi edifici inutilizzati. Riqualificare in senso energetico e funzionale è il primo passo per ridare vita a quartieri che soffrono, oggi, il peso di un passato oramai muto fatto di caserme e qualche fabbrica.
Molto pragmaticamente i partecipanti indicano come vi sia innanzitutto un problema normativo: in particolare, la sburocratizzazione sia per l’attività d’impresa, sia per facilitare il recupero di aree dismesse, sia per facilitare l’attivazione di percorsi culturali e artistici che arricchiscano la città, dando maggiori opportunità lavorative a chi ci vive e a chi vorrebbe trasferirsi.
Si chiede quindi un approccio dell’operatore pubblico che impegni meno risorse per controllare l’organizzazione economica e sociale e, di contro, più risorse per fornire servizi di assistenza alla popolazione. Si chiede un’amministrazione cittadina capace di dialogare con i soggetti privati per progetti coordinati e di più ampio orizzonte temporale. E si propone la formazione di figure specifiche che attivino i partenariati pubblico-privato, che possano organizzare il nuovo centro commerciale naturale, figure che permettano di sviluppare progetti culturali legati al territorio in contrapposizione con i grandi eventi: in una prospettiva di medio-lungo periodo il sostegno alle attività culturali e artistiche locali, come possibilità lavorativa e di marketing territoriale, è sentito come esigenza per i partecipanti ai tavoli.
Infine, l’azione che è da tutti considerata la prima e più utile per la città è garantire un confronto continuo attraverso tavoli di lavoro permanenti, così da incentivare tutti i cittadini a comprendere meglio la città e chi vi abita, a partecipare alle attività proposte poiché sarà sempre possibile, e auspicabile, chiamarli intorno a un tavolo a discutere del futuro della loro città.
La pianificazione partecipata sembra essere l’azione chiave da cui partire per immaginare e costruire una nuova Udine. Su questa linea ora l’Ocse studierà il percorso migliore per mettere in pratica queste direttrici, presentandole in un nuovo momento pubblico previsto per maggio prossimo.