Udine: a Bianco&Nero Keith Haring Extralarge 2 Settembre – 15 Febbraio 2013

La terza edizione di “BIANCO&NERO”, la prestigiosa rassegna culturale dal respiro internazionale in programma da settembre a Udine, si presenta come una kermesse dai sapori forti, che amalgama sapientemente diverse forme d’arte in un unico contenitore per appassionati esteti, di pittura come di musica, di fotografia come di alta culinaria. Tra le fitte e generose trame del cartellone 2012 un evento la fa da padrone e si presenta come l’etichetta che ogni rassegna vorrebbe vantare, e questo è sicuramente la mostra in grande del visionario e futuristico KEITH HARING.
Nella chiesa medievale di San Francesco a Udine verranno installati (a cura della ditta friulana Pilosio) dal 2 settembre al 15 febbraio 2013 undici monumentali lavori del celebre artista americano: la serie The Ten Commandments e il dipinto The Marriage of Heaven and Hell , quest’ultimo il più grande dipinto su tela mai realizzato da Haring.

Questi lavori pongono l’accento su un aspetto poco conosciuto dell’arte e della personalità dell’artista americano: il suo rapporto con la dimensione spirituale e sacrale, che rivestì un ruolo primario nel suo relazionarsi con il mondo. Come scrive il curatore Gianni Mercurio nel testo che accompagna il catalogo della prestigiosa mostra “l’arte di Haring tende ad affermare l’identità del sacro e del sociale; lo spirituale è una presenza sociologica più che un’esperienza trascendente: egli coglie nel sacro il volto dell’esperienza vissuta dall’Uomo. Questo lo portava ad essere dissenziente nei confronti delle “religioni organizzate”, nelle quali individuava false dottrine e manifestazioni ciarlatanesche (come quelle dei predicatori televisivi). Nelle sue opere è implicito il rifiuto del dogma, che impone di regolare comportamenti e relazioni sociali, che stabilisce quello che deve essere vissuto e pensato, come si deve vivere e pensare”.

The Ten Commandments, una delle serie più potenti di Haring, sono stati realizzati in soli tre giorni in occasione della prima mostra personale dell’artista in un museo, nel 1985, al Museo di Arte Contemporanea di Bordeaux, in un vecchio magazzino di stoccaggio di prodotti coloniali riconvertito dalla pianta basilicale con navata centrale divisa per mezzo di arcate da quelle laterali. L’interpretazione dello spazio diede spunto a Haring per sviluppare il tema dell’opera. Innanzitutto il numero degli archi (dieci) che avrebbero dovuto ospitare i dipinti, poi il richiamo alla “sacralità” dell’impianto architettonico e forse il ricordo dell’iconografia che rappresenta le Tavole della Legge, a forma di arco. Per realizzare questo lavoro, concepito il giorno prima della partenza da New York, sulla pista dal ballo del Paradise Garage, Haring lavorò tre giorni di seguito, quasi senza mai dormire.

Il tema del sacro ritorna nell’opera di Haring in The Marriage of Heaven and Hell, una grande tela in bianco e nero (alta oltre 7 metri e larga 13) creata nel 1985 per una coreografia di Roland Petit per il Ballet National de Marseille, riferito al titolo di un libro scritto e illustrato dall’artista e poeta inglese William Blake tra il 1790 e il

1793. Nell’opera di Haring il sacramento del matrimonio viene consumato da un giubilo di angeli che roteano sopra un brulichio infernale di dannati; la rappresentazione di simboli cristiani si intrecciano inestricabilmente nel
modo abituale di Haring di esprimersi per allusioni e per travestimenti simbolici, in una composizione che diventa fantasmagorica, con figure senza peso che volteggiano in uno spazio indefinito.

KEITH HARING EXTRALARGE
THE TEN COMMANDMENTS, THE MARRIAGE OF HEAVEN AND HELL
UDINE, Chiesa di San Francesco

BIGLIETTO: Ingresso 11 euro (Accoglienza al pubblico e didattica a cura di Arteventi)

ORARI MOSTRA:
dal 02/09 al 09/09/2012 – tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 22:00
dal 10/09 al 15/2/2013 – dal lunedì al venerdì dalle ore 15:00 alle ore 20:00
sabato e domenica dalle ore 10:00 alle ore 20:00

VISITE GUIDATE (a cura di Arteventi):
tutte le domeniche alle ore 17.00

PER GRUPPI E SCUOLE:
prenotazioni e informazioni al +39 345.6454855 – www.arteventiudine.it

 

 

KEITH HARING nasce a Reading in Pennsylvania il 4 maggio 1958.

La sua formazione estetica ed artistica ha inizio già durante l’infanzia e si alimenta grazie alla passione che il padre gli trasmette fin da piccolo. Al termine del liceo si iscrive all’ Ivy School of Professional Art di Pittsburgh, scuola di belle arti e di arti applicate. In questi anni, tra il 1977 e il 1978, ha modo di approfondire i propri interessi, vede al Museo Carnegie una retrospettiva di Alechinsky, con il quale scopre di avere particolari affinità. Studia Klee, Dubuffet,Tobey e Pollock e legge “The Art Spirit” di Robert Henri, uno dei riferimenti letterari della sua filosofia.

Alla Pittsburgh Arts and Crafts Center presenta la sua prima mostra personale di disegni astratti. Alla fine del 1978, Haring si trasferisce a New York e s’iscrive alla School of Visual Arts dove studia semiotica con Keith Sonnier e l’arte concettuale con Joseph Kosuth. Incontra Kenny Scharf, John Sex e Jean-Michel Basquiat. Scopre il lavoro di William Burroughs. A partire dal 1980 inizia a realizzare i disegni nella metropolitana noti come “subway drawings”. Organizza la mostra “Times Square Show”, occasione in cui viene notato dal gallerista Tony Shafrazi e partecipa alla mostra “Events”, organizzata dal Collettivo Fashion Moda al the New Museum. Dal 1981 dipinge su diversi materiali come plastica, metallo, oggetti trovati, cuoio e statue da giardino. Segue con entusiasmo il fenomeno del graffitismo, da cui tuttavia si discosta per alcuni aspetti significativi, e organizza un’esposizione di disegni e di graffiti al Mudd Club. Nello stesso anno realizza il suo primo dipinto murale nel cortile della scuola del quartiere Lower East Side. A partire dal 1982, in seguito all’importante personale realizzata con il graffitista LA II (Angel Ortiz) presso la Galleria Tony Shafrazi, acquista una notorietà che procederà in continua ascesa. Nel 1983 espone presso la Galleria Lucio Amelio di Napoli e partecipa, sempre su invito di Amelio, alla rassegna collettiva “Terrae Motus” a Boston, in memoria delle vittime del terremoto in Irpinia. Sempre in Italia in soli due giorni e due notti decora il negozio di Fiorucci a Milano rivestendo con i suoi graffiti ben 1500 mq.. Nel mese di giugno del 1984 è in Italia, a Milano, per preparare con LA II, la mostra presso la galleria di Salvatore Ala e le opere per la Biennale di Venezia. Nello stesso anno in Francia tiene una personale al Museo d’Arte Contemporanea di Bordeaux e realizza la scenografia per The Marriage of Heaven and Hell con la coreografia di Roland Petit per il Ballet National di Marseilles  Nel 1985 ormai noto, approda alla Galleria  di Leo Castelli, esponendo una serie di sculture in metallo e dipingendo direttamente sulle pareti figure ispirate al mondo dell’infanzia e dei cartoon. Si impegna in progetti sociali a favore dei bambini e in favore dell’abolizione dell’apartheid in Sud Africa. A New York realizza un’installazione permanente di sette metri per dieci nel locale alla moda The Palladium e dipinge sul corpo di Grace Jones per una performance al Paradise Garage. Nel 1986 apre il Pop Shop a New York, un negozio di vendita di riproduzioni delle sue opere.NOT TRUE. Ad Amsterdam presenta una personale allo Stedelijk Museum. Nel 1987 espone maschere in acciaio e dipinti su tela alla Galleria di Tony Shafrazi. In occasione di una lunga serie di impegni in Europa soggiorna a Knokke, in Belgio, ospite nella casa a forma di drago progettata dall’artista Niki de Saint-Phalle. Nel 1988 apre il Pop Shop a Tokio; realizza la serie “Apocalypse” con William Burroughs cui segue, nel 1989, la serie di incisioni “The Valley”.

In un’intervista rilasciata alla rivista Rolling Stone nel 1989 ammette di essere malato di AIDS. Nello stesso anno s Pisa, realizza su commissione della città l’ultima e per lui più significativa opera pubblica: un grande murale colorato sulla parete della Chiesa di S. Antonio.

Creala Keith HaringFoundation, un’organizzazione a scopo benefico, che si occupa dei problemi sociali relativi all’AIDS e all’infanzia.

KEITH HARING muore a New York il 16 febbraio 1990.

Solo nel 1997 il Whitney Museum of American Art, New York dedica a Keith Haring la prima retrospettiva in museo americano.

Il lavoro e la vita di Keith Haring sono narrati nei “Diari” che l’artista ha scritto dal 1979 al 1989, e pubblicati nel 1996 da The Estate of Keith Haring. Il testo, anche se lacunoso in alcune parti, aiuta a completare il profilo umano e professionale dell’artista e a comprenderne la profondità e la complessità.

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