Udine: rapinano opere d’arte per 2 milioni e le buttano nel Ledra – arrestati 10 fra friulani e palermitani

CARABINIERI-2013-2L’indagine denominata “Trinacria”, condotta, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Udine dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato, ha il suo avvio a seguito della rapina perpetrata il 03.06.2014 presso la “Cassa di Risparmio del F.V.G.” di Cervignano del Friuli (UD).
In quell’occasione un commando composto da almeno 4 o 5 persone, travisate con passamontagna e tute, aveva fatto irruzione all’interno dell’istituto bancario, sorprendendo e sequestrando il personale impiegatizio ed un cliente, trattenendoli per oltre due ore, durante le quali i rapinatori si impossessarono del denaro contante presente nella casseforti dell’istituto oltre ai valori contenuti in 27 cassette di sicurezza presenti nel caveau della banca locate ad altrettanti clienti dell’istituto.
Una di queste cassette custodiva anche il così detto “Tesoro di San Vito” appartenete alla parrocchia di San Martino Vescovo di Marano Lagunare del quale facevano parte in particolare, due statuette in oro e argento finemente cesellate risalenti al 1300 il cui valore stimato è di circa €. 2.000.000,00. L’azione condotta con professionalità e determinazione fruttava ai malviventi un ingente bottino che tra contante, monili preziosi, lingotti in oro e statuette, si aggirava sull’ordine dei €. 3.000.000,00.
Le indagini svolte verificando tutte le ipotesi investigative consentivano in primis, con l’inferenza tra le tradizionali metodologie investigative e l’analisi dei dati raccolti, di individuare “il basista” del gruppo, un incensurato, insospettabile, di origine siciliana residente a Cervignano del Friuli (UD). Il successivo monitoraggio di quest’ultimo, nonché della donna alla quale questi si accompagnava, condotti attraverso pedinamenti e il ricorso ad una serie di attività tecniche più incisive, permetteva di giungere all’individuazione ed all’identificazione di tutti i componenti del commando che aveva perpetrato la rapina, costituito da “trasfertisti” palermitani, pluripregiudicati per gravi reati, radicati in un tessuto criminale di assoluto spessore.
L’attività condotta permetteva, inoltre, di individuare in un appartamento di Udine, in Via Susans, il covo e la base logistica sulla quale il sodalizio poteva contare in occasione dei colpi mesi a segno in Friuli. Questo rilevante successo investigativo consentiva agli operanti di monitorare gli spostamenti e i successivi vari arrivi del gruppo a Udine per i sopralluoghi e le attività preparatorie ai colpi.
Nella sera del 05 novembre, con un azione risolutiva coordinata e fulminea, Carabinieri e Polizia, in accordo con le pronte direttive dell’Autorità Giudiziaria procedente, intervenivano presso il covo di Via Susans all’interno del quale la banda stava perfezionando le modalità per una rapina “fotocopia” di quella di Crevignano, che il giorno successivo sarebbe stata condotta ai danni della banca Monte dei Paschi di Siena di Udine filiale della centrale Via Marco Volpe, laddove era già stato manomesso il vetro blindato posto su una porta secondaria dell’istituto e dove era già stato pianificato il preliminare sequestro di due donne occupate in un attività commerciale adiacente ai locali dell’istituto, nonché di tutto il personale impiegatizio della banca, all’approssimarsi dell’orario di chiusura pomeridiano al pubblico dell’istituto.
L’azione condotta in sinergia tra Carabinieri e Polizia di Stato, portava al fermo di P.G successivamente convalidato e confermato dall’emissione di altrettante misure cautelari in carcere di 7 dei malviventi e al recupero di tutto il necessario per il travisamento costituto da maschere, tute e guanti, analoghi a quelli impiegati in occasione della rapina di Cervignano del Friuli (UD), nonché degli attrezzi da scasso e delle ventose per vetri che sarebbero serviti per la rapina.
Le indagini proseguivano dopo questa prima fase permettendo, in data 12 dicembre 2014, di addivenire al fermo di indiziato di delitto nei confronti di un vigile del fuoco residente a Fagagna (UD) che aveva fornito un sostanziale supporto al sodalizio criminale occupandosi della ricettazione di parte della refurtiva, attività alla quale seguiva la convalida del fermo e l’emissione di ordinanza della custodia cautelare in carcere.
Il data 15 dicembre 2014 il Tribunale di Udine, vagliato il materiale probatorio e concordando con gli elementi indiziari raccolti, emetteva ulteriori tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti residenti in Friuli e a Palermo (PA) coinvolti a vario titolo nella rapina.
L’attività investigativa puntava a questo punto, al recupero della refurtiva e, grazie all’apporto fornito dal personale specializzato del Centro Carabinieri Subacquei di Genova, in data 19 e 20 dicembre 2014, si addiveniva al rinvenimento delle due statuette raffiguranti “San Vito” e “la Madonna con bambino” risalenti al 1300 e facenti parte del così detto “Tesoro di San Vito” trafugate nel corso della rapina. I due preziosi oggetti sacri venivano rinvenuti nel letto del fiume Ledra in località San Daniele del Friuli (UD), laddove erano state gettate da uno degli indagati nell’intento di allontanare da se ogni sospetto.
Allo stesso modo, in data 14 gennaio, l’ininterrotta attività investigativa, attraverso un’operazione di P.G condotta in provincia di Catania, consentiva il recupero di ulteriore refurtiva asportata nel corso della rapina comprendente, tra le altre, le cosiddette “Oselle” in oro facenti anch’esse parte del “Tesoro di San Vito”, oltre a monete e altri oggetti preziosi ed interesse archeologico verosimilmente provenienti dalla zona di Aquileia.
Complessivamente l’indagine ha quindi consentito l’arresto dei 10 componenti il sodalizio criminoso (confermato per chi vi aveva fatto ricorso dal Tribunale del Riesame), il recupero delle due preziosissime statuette della Parrocchia di Marano (che nei prossimi giorni saranno restituite alle autorità ecclesiastiche) assieme ad altri preziosi e altro materiale di interesse archeologico nonché il sequestro dei sei automezzi utilizzati per l’attività criminosa e del materiale (maschere e varia attrezzatura) da utilizzare nei colpi.
Le attività svolte parallelamente alle investigazioni sul sodalizio criminale responsabile della rapina di Cervignano hanno originato un secondo filone d’indagine nell’ambito del quale personale del Comando Carabinieri T.P.C. (Tutela Patrimonio Culturale) di Venezia, coordinato sempre dalla Procura della Repubblica di Udine, ha potuto recuperare al patrimonio dello Stato diversi reperti archeologici di ingente valore e notevole interesse storico culturale riferibili all’area di Aquileia, ora affidati, per le perizie e le successive attività di competenza al Museo Archeologico di Aquileia.