Venti anni studi su telefonini: risultati ancora contraddittori

elettrosmog

E’ una storia infinita, caratterizzata da oltre venti anni di studi e ricerche, quella che lega i telefonini cellulari alle paure e agli allarmismi sui presunti rischi di sviluppare alcune malattie come il cancro al cervello. Rischi smentiti però, ad esempio, da una ricerca pubblicata nel 2011 sul British Medical Journal, secondo la quale non esiste alcuna relazione tra i cellulari e l’insorgenza di tumori. Il dibattito comunque resta aperto, come dimostra anche la causa al Tar del Lazio – prima del genere in Italia – intentata dall’Associazione per la lotta all’elettrosmog contro il Ministero della Salute per ottenere una campagna di informazione nazionale sul rischio. Oggi nel mondo si contano 5 miliardi di telefonini: solo in Italia sono quasi due a testa, per un totale di circa 100 milioni, e resta alta l’attenzione nei confronti dei risultati di tutti gli studi che fino ad oggi hanno cercato di chiarire se questi strumenti siano completamente sicuri. Alcune ricerche hanno ritenuto i telefonini potenzialmente cancerogeni, altre li hanno ‘assolti’ e altre ancora – come la ricerca Interphone, finanziata dall’Organizzazione mondiale della sanità – non sono arrivate ad alcuna certezza che l’utilizzo dei cellulari, anche prolungato, possa aumentare il rischio di tumori al cervello. Su queste basi, nel 2011, l’Oms ha definito i campi elettromagnetici come solo ‘possibly carcinogenic’. Un’altra recente monografia dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che affronta fra l’altro il tema della potenziale cancerogenicità dei telefonini, è stata invece al vaglio della procura di Torino, nell’ambito di accertamenti sulla sicurezza dei cellulari. Lo Iarc parla, nelle conclusioni, di ”limitata evidenza” della cancerogenicità sugli esseri umani delle radiazioni da radiofrequenza, aggiungendo però che ”associazioni positive sono state osservate tra l’esposizione alle radiazioni da radiofrequenza fra telefonini wireless e glioma e neuroma acustico”. D’altro canto Lo studio Interphone, il più grande mai effettuato sulla pericolosità dei telefoni cellulari, non e’ riuscito a dissipare i dubbi, nonostante 10 anni di lavoro, oltre 19 milioni di euro di finanziamenti e 10mila interviste condotte in 13 Paesi. I risultati della ricerca parlano infatti di un’assenza di rischio per gli utilizzatori fatta eccezione per i più assidui, ma gli stessi autori si mantengono cauti nel giudizio. Secondo un’altra ricerca pubblicata sempre nel 2011, le telefonate lunghe modificano l’attività del cervello nelle zone limitrofe alla posizione dell’antenna, ma non e’ chiaro se questo cambiamento di attività abbia dei significati dal punto di vista della salute, e anzi, per un’altra indagine, l’uso del telefonino aumenterebbe addirittura la memoria. Un’altro recente studio ha invece messo in luce alcuni effetti negativi dell’utilizzo del cellulare sulla fertilità. Tuttavia, nonostante le poche certezze, nel maggio del 2011 il Consiglio d’Europa ha detto ‘no’ ai telefonini nelle scuole e alla possibilità di utilizzare nelle classi i collegamenti fissi per internet invece del WiFi. La decisione è motivata dalla necessità di ridurre i pericoli derivanti dall’esposizione ai campi elettromagnetici, sulla base del principio di precauzione