Verdena: Le FOTO del concerto al Deposito Giordani

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Si sono esibiti sul palco del Deposito Giordani a Pordenone venerdì 11 Marzo i Verdena. Il nuovo tuor per presentare il loro quinto disco “Wow”, un doppio album con 27 canzoni e sonorità del tutto nuove è partito a fine gennaio con due date sold out a Roma

Dopo il successo di “Requiem”, un album maturo che delineava un suono e uno stile unico, i Verdena hanno spento i riflettori chiudendosi in quell’ isolamento che da sempre li ha contraddistinti. Da allora sono passati quasi tre anni; nessuna notizia, nessuna apparizione e un silenzio che ha creato molta attesa. Tre anni trascorsi in sala di registrazione, ai piedi del monte Misma, nel loro Henhouse Studio, un piccolo pollaio affollato di strumenti, in cemento grezzo con il tetto di legno, immerso in un paese chiamato Abbazia di Albino, tra le montagne dietro Bergamo.

Una lunga e sofferta gestazione quella di “Wow”, accompagnata da una serie di sfortunati imprevisti (tra cui per ultimo l’hard disk rotto contenente il mix finale) nonostante i quali questo nuovo disco risulta essere più solare dei precedenti. Il titolo stesso, esprime qualcosa di positivo: “Wow” infatti è il primo messaggio arrivato dall’universo sotto forma di onde radio. Inoltre cosa assai curiosa, quà e là si sentono voci fuori campo, parole pronunciate involontariamente dalla band durante le registrazioni, a cui si vanno sommando rumori esterni catturati con un microfono posizionato fuori dalla Henhouse per prendere il riverbero.

I Verdena cambiamo sempre, senza mai svelare dove stanno andando. Anche questa volta, ci offrono un suono nuovo che oscilla fra gli anni ‘70 e un ipotetico futuro senza soluzione di continuità, destabilizzando l’ascoltatore che non può fare altro che aspettare questo caldo flusso di lava creativa. I pianoforti sono sempre più in evidenza, le chitarre tentano di assecondare l’idea piuttosto che aggredirla, c’è una cura sempre maggiore alle liriche e una sezione ritmica come sempre d’impatto.

“Wow” è troppo vario per potere essere raccontato in poche righe, merita un’ascolto attento e appassionato, meglio ancora se eseguito dal vivo.

Foto: Francesco Zanet

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