Villa Manin: Letture nel Parco dedicato a John Fante – 17 luglio 2016

ajaxmailDomenica 17 luglio, prima delle Letture nel Parco
nel programma estivo di Villa Manin.

Di che cosa si possono nutrire un ragazzo e la sua famiglia arrivati da Torricella Peligna, Abruzzo, Italia, fin nel cuore dell’America degli anni ’30, se non di sogni?
Sono tutti sognatori in quella casa alla periferia di un’America appena uscita dal crollo di Wall Street;  chi sogna il Paradiso, chi sogna di tornare in Italia, chi sogna di poter fare il muratore assieme al proprio figlio.  Così vorrebbe il padre di Dominic, un ragazzo brutto e piccolo e con un braccio dal lancio potentissimo. Non è esattamente quello a cui aspira Dominic:
per lui il futuro ha riservato la gloria del Baseball: almeno così sogna immerso nei ritmi jazz con cui la Big Band diretta da Juri Dal Dan ricostruisce le atmosfere di un sogno americano destinato a restare tale.

La straordinaria forza espressiva della narrazione e delle parole di John Fante trova voce e scansione nella lettura scenica di Paolo Patui,
sottolineata da pochi, ma allusivi oggetti di scena e da un intrecciarsi continuo con le atmosfere musicali di un jazz antico quanto affascinante.

Parole e spartiti, voce e strumenti si intrecciano in una narrazione rapida, intensa, emozionante, capace di raccontare senza retorica una storia appassionante fatta di baseball e di innamoramenti, di sogni impossibili che cozzano contro la crudezza della realtà: ma non c’è tristezza, né commiserazione in tutto questo, semmai ironia divertita, scanzonata speranza nell’impossibile.

Eravamo tutti sognatori è uno spettacolo imperdibile, perché racconta un’America che non c’è più, ma racconta anche una storia che c’è sempre e in cui inevitabilmente lo spettatore finirà per ritrovarsi. Le musiche scelte dal Maestro Dal Dan ed eseguite dalla Pordenone Big Band non fanno che colorare con emozioni scintillanti le splendide pagine di uno scrittore straordinario come John Fante, autore italo-americano rimasto per troppo tempo ai margini della notorietà
e scoperto in età ormai tarda da Charles Bukowski che lo definì “Il migliore scrittore che abbia mai letto”.