“Zona in forte degrado, scarsamente illuminata, frequenti i danneggiamenti alle auto e alle vetrine; le mamme non si sentono sicure”.

Episodio di via Bertaldia, testimonianza dell’assessore Battaglia: “Zona in forte degrado, scarsamente illuminata, frequenti i danneggiamenti alle auto e alle vetrine; le mamme non si sentono sicure”

L’assessore provinciale alle politiche sociali, Elisa Asia Battaglia, esprime sconcerto e preoccupazione per quanto accaduto nel parco di via Bertaldia dove due donne sono state minacciate da un uomo di colore con un coltellaccio. “Un fatto che conferma come questa zona non sia sicura e la sensazione di pericolosità sia palpabile, purtroppo a ogni ora” commenta Battaglia. “E’ sufficiente una rapida passeggiata per constatare la situazione di una zona in forte degrado, scarsamente illuminata dove si verificano con frequenza danneggiamenti alle auto e alle vetrine, senza contare la sporcizia, i rifiuti abbandonati; un contesto, insomma, in cui si percepisce insicurezza, abbandono e paura tra passanti e residenti. Ad alimentarla gli episodi come quello di ieri ma anche le minacce inflitte a una parrucchiera del quartiere. Inevitabile che, ancor di più dopo i fatti di Colonia, la presenza dei gruppi di profughi che sostano nel parco prima di recarsi alla mensa di via Ronchi alimentino paura specie fra le donne, le mamme con bambini a cui consiglio vivamente di frequentare corsi di autodifesa”. Battaglia descrive così il quartiere verso sera ricordando anche alcuni episodi di microcriminalità: “Da viale Ungheria verso via Bertaldia – racconta – potremmo incappare in un cospicuo numero di clienti in attesa al call center che fissano i passanti con sguardi poco rassicuranti oppure in persone intente a sfondare le vetrate di un’agenzia assicurativa come accaduto recentemente. Già dalle 20 nel quartiere compiano alcune prostitute. Il degrado della zona, inoltre, si può notare immediatamente: nessuna illuminazione, case pericolanti, sporcizia e rifiuti sparsi a terra. Quindi, il parco, ultimamente frequentato da tantissimi profughi che vi sostano prima di raggiungere la mensa di via Ronchi. Di ragazzi nemmeno l’ombra, nessuna mamma con i bambini: da mesi non si sentono sicure ed evitano la zona”.

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