Siria, rivive palazzo dei Re di Qatna grazie a Università di Udine

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Udine, 24 settembre 2010 – Il palazzo monumentale dei re siriani di Qatna, capitale che nel II millennio a.C. reggeva le sorti di un vasto regno e regolava il traffico delle vie carovaniere fra Oriente e Occidente, costruito attorno al 1650 a.C. e distrutto da un violentissimo incendio per mano degli eserciti ittiti che nel 1340 a.C. espugnarono la città, ritorna a vivere grazie al lavoro degli archeologi, restauratori e architetti delle università di Udine e Tübingen. Lunedì 27 settembre in Siria, a Mishrifeh, l’antica Qatna, si terrà l’inaugurazione della prima fase dell’importante progetto di restauro, durato cinque anni e frutto della collaborazione internazionale italo-siro-tedesca, che permetterà l’apertura dell’antico palazzo alla fruizione da parte del turismo internazionale. Saranno presenti il ministro della Cultura della Repubblica Araba di Siria, Riad Naasan Agha, il direttore generale delle Antichità e dei Musei di Siria, Bassam Jamous, gli ambasciatori d’Italia e Germania, Achille Amerio e Andrea Reinicke, i rettori delle università di Udine, Cristiana Compagno, e Tübingen, Stephanie Gropper.

«Si tratta – commenta Daniele Morandi Bonacossi dell’università di Udine, co-direttore della missione archeologica in Siria con Michel Al-Maqdissi della Direzione generale delle antichità e dei musei di Siria – di un traguardo eccezionale sulla scena archeologica internazionale, raggiunto dopo 12 anni di lavoro». Un risultato «che si unisce – ricorda Morandi Bonacossi – al grande successo della mostra archeologica internazionale “Tesori dell’antica Siria. La scoperta del Regno di Qatna”, allestita a Stoccarda tra il 2009 e il 2010 e che ha portato per la prima volta in esposizione in Europa i reperti più preziosi dell’antica Qatna».

Il restauro del palazzo, che si concluderà nel 2013, rappresenta la prima pietra del futuro parco archeologico di Qatna nella Siria centrale, 18 chilometri a nord est della città di Homs. Il progetto di scavo, restauro e valorizzazione del palazzo reale di Qatna, infatti, è condotto in una prospettiva integrata, mirata non soltanto a portare alla luce, ma anche a conservare e consentire la fruizione di questo straordinario edificio in chiave turistica, garantendo così una corretta valorizzazione del patrimonio archeologico di Mishrifeh sul piano storico-culturale, sociale ed economico.

«La nostra generazione – sottolinea Morandi Bonacossi – ha la responsabilità morale di conservare il patrimonio archeologico per le future generazioni. Soprattutto in Paesi ricchi di un grande patrimonio culturale e in piena crescita economica, come la Siria, è straordinariamente importante stabilire un solido collegamento fra patrimonio culturale, risorse archeologiche e gestione sostenibile del turismo al fine di garantire la crescita del Paese».

Al progetto di restauro e valorizzazione del complesso monumentale del palazzo reale e del sito archeologico, «si affiancherà – annuncia Morandi Bonacossi – un progetto complementare di information technology basato sulla ricostruzione virtuale tridimensionale e animata del palazzo reale, mediante tecnologie altamente innovative». L’obiettivo è quello di consentire, attraverso postazioni dotate di computer appositamente predisposte in un locale all’esterno del sito, punto di accoglienza dei turisti, una visita virtuale esterna e interna della fabbrica palatina e dei reperti in essa rinvenuti.

La missione archeologica dell’università di Udine in Siria e il restauro del palazzo reale sono condotti grazie al sostegno dell’ateneo friulano, del ministero degli Affari Esteri, della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, dello Studio Giorgiutti e Associati (Udine), della ditta di spedizioni internazionali I. Barbon (Venezia) e della catena di ristoranti “Le mille e una notte” (Udine).

IL PALAZZO REALE DI QATNA

Il palazzo reale e i palazzi “satellite”. Costruito intorno al 1650 a.C., era il fulcro politico e monumentale della città e costituiva il centro del potere del regno e, dunque, uno dei palazzi più imponenti e ricchi del Vicino Oriente durante l’età del Bronzo. Il palazzo assolveva varie funzioni: era sede di rappresentanza del sovrano e serviva come sede per le occasioni ufficiali, quali cerimonie, udienze e ricevimenti. Per i funzionari amministrativi più importanti e per gli scribi era il luogo delle attività burocratiche e amministrative e, verso l’esterno, esso rappresentava il potere e il prestigio del regno. Al suo interno, inoltre, si trovava la cripta funeraria con le tombe della dinastia regnante; era, dunque, anche il luogo dedicato al culto funerario degli antenati regali.
Il palazzo reale era un edificio mastodontico e “polifunzionale”, che tuttavia, da solo, non poteva ospitare tutte le funzioni di uno stato complesso come quello di Qatna.Troppe, infatti, erano le istituzioni che dipendevano dal regno, troppi i compiti amministrativi da svolgere per i funzionari statali perché un unico edificio potesse accogliere tutti gli impiegati e le rispettive attività. Il palazzo reale era perciò circondato da una rete di palazzi “minori”, come il Palazzo della Città Bassa, anch’esso da anni oggetto di scavo archeologico da parte della Missione dell’università di Udine.

La collocazione. Il palazzo si trovava in posizione centrale e dominava dall’alto la città. Per la sua costruzione venne scelto un vasto plateau di roccia che si ergeva, simile a un’acropoli, quasi al centro della città bassa. Su di esso fu edificata la fabbrica palatina, che occupava una posizione di grande impatto visivo per chi, in particolare, vi si avvicinava provenendo dalla Porta Nord della città: visto da qui, il palazzo torreggiava sulla città dall’alto di una terrazza di 8 metri, in maniera simile ai grandi templi terrazzati della Mesopotamia (ziggurat).

La costruzione. Le sole fondamenta, sepolte, alte 5 metri, realizzate in mattoni crudi, rappresentano un esempio straordinario di costruzione complessa, frutto dell’attività di migliaia di operai. Per il palazzo reale furono prodotti milioni di mattoni, ottenuti da un impasto d’argilla, acqua e paglia, fatti essiccare al sole e messi in opera. Lungo circa 150 metri e largo circa 110, il palazzo di Qatna è considerato il più imponente della sua epoca. Stupisce, quindi, il fatto che questo imponente progetto edilizio sia stato realizzato in tempi relativamente brevi e senza grandi interruzioni, come risulta dalla disposizione uniforme delle strutture murarie. I lavori terminarono presumibilmente in meno di cinquant’anni. Ciò significa che i sovrani di Qatna dovevano essere in grado di mobilitare, in tempi brevi, una numerosissima forza lavoro nonché un’ingente quantità di materiali da impiegare nel cantiere. I mattoni erano prodotti in loco, mentre le coperture erano realizzate con travi di prezioso legno di cedro proveniente dalle montagne del Libano, circa 50 km a sud-ovest di Qatna. Lunghe fino a 12 metri, queste travi maestre venivano trasportate, una alla volta, mediante carri e animali da soma. Le pesanti basi di colonna in basalto, invece, arrivavano presumibilmente da zone distanti 30 km a ovest o a nord della città, dove si trovano tutt’oggi affioramenti di basalto.

La sala delle udienze. L’ingresso principale del palazzo, non ancora localizzato con certezza, va ricercato sul lato occidentale. Da qui, attraversando numerosi ambienti di passaggio, il visitatore raggiungeva la cosiddetta “sala C”, la sala delle udienze reali, il più vasto e imponente ambiente del palazzo. Si tratta di uno spazio quadrato di 36 x 36 metri, con, al centro, quattro basi di colonna in basalto, pesanti e di forma circolare, su cui verosimilmente poggiavano quattro colonne lignee, alte almeno 10-12 metri, che sorreggevano il tetto della sala. La sala C è la più grande sala coperta a oggi nota per l’età del Bronzo nel Vicino Oriente. Al centro della sala, inserita nel pavimento, vi era una superficie in basalto leggermente concava, che fungeva da braciere per il riscaldamento e l’illuminazione di questo vasto ambiente.

Il sacello di Belet-Ekallim. Nell’angolo nordorientale, invece, un minuscolo vano ospitava il sacello di Belet-Ekallim, la “Signora del Palazzo”, la divinità femminile palatina di Qatna. Al suo interno erano custodite una preziosa sfinge egizia e numerose tavolette cuneiformi che elencavano, minuziosamente, gli oggetti, oro, gioielli,vasi preziosi, facenti parte del tesoro della dea. La sala C rappresentava, dunque, il fulcro politico e religioso del palazzo.

La sala del trono. Attraverso un ampio portale, largo 6 metri, si raggiungeva la Sala del Trono del palazzo (sala B). Di questo ambiente, anch’esso enorme, si sono conservati solamente pochi resti che possano renderne possibile la ricostruzione. Ortostati (lastre di pietra calcarea o basaltica) decoravano la parte inferiore delle pareti. Sul margine meridionale della sala sono stati ritrovati i resti di un podio sul quale, verosimilmente, era posto il trono del sovrano.

Il salone cerimoniale. Dietro la Sala del Trono, si trovava un’altra sala, ancora più ampia: il salone cerimoniale del palazzo, in cui si svolgevano i banchetti di stato e i riti in onore dei regnanti defunti, gli antenati della dinastia di Qatna. Da questa enorme sala cerimoniale si accedeva all’ipogeo funerario del palazzo. Una porta nell’ala nord-occidentale della sala si apriva su un corridoio sotterraneo lungo 40 metri, che conduceva attraverso una scalinata alle camere funerarie situate in profondità sotto le sale del palazzo.

Le tavolette cuneiformi. Nei detriti dell’incendio che colmavano questo passaggio furono ritrovate 73 tavolette d’argilla inscritte con segni cuneiformi che forniscono importanti informazioni relative alla vita del palazzo e agli eventi politici nella Siria del XIV secolo a.C. Dal contesto del ritrovamento emerge che, prima della definitiva distruzione del palazzo, al di sopra del corridoio si trovava l’archivio, verosimilmente annesso agli uffici degli scribi, che potrebbero essere localizzati negli ambienti adiacenti.

Sale di rappresentanza e con funzione cultuale. Lungo la facciata nord del palazzo, infine, si trovava una serie di ambienti più piccoli, ma comunque di rappresentanza. Uno di essi era riccamente decorato con pitture murali a fresco in stile minoico, che indicano quanto intensi fossero i contatti internazionali della corte reale di Qatna, non solo con l’Egitto e l’Oriente mesopotamico, ma anche con l’Occidente egeo. Gli affreschi raffigurano elementi simbolici chiaramente riferiti all’ambito acquatico, suggerendo che la stanzetta avesse una funzione cultuale, forse legata al vicino pozzo, che consentiva di attingere l’acqua, da un corso sotterraneo a una profondità di 18 metri, dal palazzo, mediante una monumentale scala di basalto.

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