Giornate FAI. Cosa vedere a Gemona il 19 e il 20 marzo

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Giornate FAI.
Cosa vedere a Gemonail 19 e il 20 marzo

LAPIDARIO DEL DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA
Insieme dei sotterranei scoperti dopo il 1976, quando si avviarono le opere di ricostruzione del Duomo distrutto dal terremoto. Con le opere di consolidamento e ripristino statico delle murature si vennero a creare degli spazi ipogei che sono stati poi utilizzati, su idea e progetto dell’architetto Gemonese Alberto Antonelli e con il contributo del locale Rotary Club, come “Lapidarium” per la musealizzazione di reperti lapidei, che altrimenti non si sarebbero potuti esporre. Il lapidario raccoglie una trentina di pietre lavorate di epoche diverse, di pregevole fattura del periodo medievale gemonese, esposte su supporti di ferro o appese alle pareti del vano principale e della zona di accesso. Il pezzo più antico, l’unico che non proviene dal Duomo, è una sorta di pigna riconducibile a un monumento funebre romano, che era collocata nel giardino della vecchia canonica. In mostra anche frammenti in pietra delle ali degli angeli, collocati sopra le paraste della facciata del Duomo prima di essere sostituite e parte di una balaustra realizzata da Magister Johannes, nel 1293 (il pilastrino con l’iscrizione è esposto nel Museo del Duomo).

DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA
Il Duomo di Gemona sorge nell’antico centro cittadino ed è uno dei monumenti religiosi medioevali più importanti della regione in cui si realizza una mirabile fusione tra elementi dello stile romanico e gotico, interpretati dall’ingegno di maestri locali.
La chiesa, menzionata per la prima volta in un documento del 1190, fu sottoposta a importanti lavori sul finire del XIII secolo e nella prima metà del XIV ad opera dei maestri Giovanni e Giovanni Griglio. La consacrazione avvenne nel giorno di Pentecoste del 1337.
La facciata, frutto di un radicale lavoro di restauro operato tra il 1825-1827, colpisce per la presenza di alcuni elementi caratterizzanti: il portale romanico nella cui lunetta si celebra il Giudizio Finale, la colossale statua di San Cristoforo, alta ben sette metri e posta là a proteggere i viandanti, l’elegante e gotica Galleria dei Re Magi e l’elegante rosone centrale, fine opera dall’abilissimo intreccio di archetti e colonnine.
Gravemente danneggiato dal sisma del 1976, che provocò il crollo pressoché totale della navata destra, oggi è completamente risorto, ma all’interno ne conserva la memoria dell’emozionante inclinazione delle poderose colonne di marmo rosa che sostengono le navate.
Il Duomo, ricco di piccole cappelle, è impreziosito da numerose opere d’arte: dipinti, sculture lignee, lacerti di affreschi e degna di nota è un’ara sepolcrale di epoca romana risalente al I-II sec. d.C., oggi fonte battesimale.

Gemona nascosta – un gioiello ritrovato

CHIESA DI SANTA MARIA DEL FOSSALE
La Chiesa di Santa Maria del Fossale o del Santissimo Nome di Maria si erge sul luogo dove un tempo era scavato un tratto del fossato difensivo appartenente alla seconda cerchia muraria della città, per questo motivo è detta “del Fossale”. La chiesa fu costruita una prima volta tra il 1659 ed il 1660 per custodire al suo interno un affresco, datato 1646, che raffigura la Madonna allattante ritenuta prodigiosa, secondo alcuni studiosi, perché nel 1655 dagli occhi della Vergine furono viste sgorgare delle lacrime.
La chiesa fu ampliata nel 1735 e venne benedetta da Mons. Giuseppe Bini nel 1744. Rimasta completamente distrutta nel 1976 è stata ricostruita in modo filologico e in parte anastilotico tra il 1990 e il 1993.
All’interno, oltre al seicentesco affresco della Madonna prodigiosa, ai lati dell’ingresso, messe in luce sotto il pavimento, si scorgono le fondamenta della precedente chiesa seicentesca.

Gemona nascosta – un baluardo e un simbolo
CASTELLO
A dominare la città dal colle, il Castello, le cui origini risalgono probabilmente ad un castelliere celtico del 500 a.C., trasformato poi dai Romani in castrum con torre di avvistamento e di segnalazione. Fortificato sotto il dominio longobardo, verso i primi del Mille, fu radicalmente ricostruito dai Signori di Gemona, divenendone la loro residenza prima e la dimora del capitano patriarcale poi. Già pericolante agli inizi del ‘400, fu gravemente danneggiato dal terremoto del 1511, tant’è che restarono visibili solamente la torre centrale (torre campanaria o dell’orologio, con la “campana della comunità” installata nel 1874) e i resti della torre sud-occidentale. Una terza torre, ristrutturata e recuperata nel 1800, fino al 1967 fu adibita ad edificio carcerario. Completamente distrutto dal terremoto del 1976, dopo una lunga attesa, nel 2011 ha finalmente visto ripartiti i lavori di recupero per il cui completamento serviranno alcuni anni, ma saranno gli stessi lavori di ricostruzione, con le particolari metodologie adottate, a rappresentare di per sé un motivo di interesse e di attrazione, oltre alla vista impagabile di cui si può già godere dagli splendidi giardini.

Gemona nascosta – LAB terremoto

LAB TERREMOTO
Il LAB Terremoto, allestito dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, offre la possibilità di un apprendimento multidisciplinare del fenomeno sismico attraverso un approccio interattivo e partecipativo. E’ costituito da un percorso espositivo con cui vengono affrontati argomenti complessi (la struttura della Terra, la teoria delle placche, l’origine e tipologia dei terremoti, gli strumenti di rilevazione e misurazione, le misure di prevenzione, la geologia dell’Italia, del Friuli e del Gemonese) attraverso un linguaggio scientifico accessibile ma rigoroso. Ai pannelli riccamente illustrati si accompagnano vere e proprie postazioni interattive che consentono di “simulare” i fenomeni o di scomporli in modo da individuare i fattori e le dinamiche che li caratterizzano. Il laboratorio propone modalità di comunicazione mirate al coinvolgimento diretto ed emotivo dei visitatori.

Gemona nascosta – un messaggio per il mondo

CONVENTO DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Il convento di Santa Maria degli Angeli è casa madre e sede della Provincia Veneta, dal 1947, delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, con filiali sparse in varie nazioni del mondo. Sul luogo di questo convento si erano già stabilite nel 1276 alcune monache benedettine provenienti dal romitorio di Sella S. Agnese (che si trova tra Gemona e Venzone), per poi passare, nel 1227, alla regola di S. Chiara, dell’ordine di S. Francesco. Il convento, soppresso nel 1810, venne ripristinato tra il 1860 e il 1861, ad opera della duchessa parigina Laura Leroux de Blauffermont, per accogliere l’attuale congregazione. Completamente distrutto dai terremoti del 1976 è stato nuovamente ricostruito in linee architettoniche moderne, assieme all’annessa chiesa di Santa Maria degli Angeli tra il 1979 e il 1985. Al centro del cortile del chiostro si trova una vera da pozzo del sc. XIV e nel vialetto d’ingresso alla chiesa del Convento vi è una scultura in bronzo raffigurante San Francesco. Nell’interno della chiesa si ammirano, nella parte absidale, il grande Crocifisso su tavola del pittore Arrigo Poz udinese (1985) e le vetrate policrome dello stesso artista, rievocanti il “Cantico delle Creature” di San Francesco.

Gemona nascosta – Mondo monastico e cultura del silenzio

SANTUARIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
Il Santuario ha un buon fondamento storico per essere considerato il più antico luogo di culto dedicato al Santo di tutto il mondo. Infatti dai documenti risulta che la primitiva chiesetta, fatta erigere dal Santo stesso in onore della Madonna (1227 circa), fu consacrata a Lui nel 1248, 17 anni dopo la sua morte (1231) e alcuni decenni prima dell’inaugurazione della celebre Basilica di Padova.
Andato distrutto, a causa degli eventi sismici del ’76, il Santuario è stato ricostruito in linee architettoniche moderne, ma al suo interno, ad unica navata, conserva ancora alcuni ruderi della chiesetta duecentesca.
A colpire il visitatore sono senza dubbio le opere dell’artista udinese Arrigo Poz: l’enorme mosaico della parete di fondo raffigurante il Mondo e l’Universo attraversati da una meteora – la luce di Cristo -, la Cappella Penitenziale e lo splendido rosone laterale realizzato “a mosaico” utilizzando tessere di alabastro e vetro dove si “legge” il Cantico delle Creature di San Francesco. Molteplici sono le ulteriori opere d’arte che il Santuario conserva e da scoprire con un’attenta visita che conduce anche alla preziosa collezione di Ex Voto, alla suggestiva e raccolta Cella del Santo e al Museo “Renato Raffaelli”, che presenta interessanti opere del Seicento.

Testi di: Ufficio IAT Gemona del Friuli, Ecomuseo delle Acque del Gemonese