Inaugurato l’anno accademico 2018/19, 41° dell’Università di Udine

Inaugurato lunedì l’anno accademico 2018/19 dell’Università di Udine. Quella che segue è la relazione del magnifico Rettore Alberto Felice De Toni

  1. Saluti e ringraziamenti

Autorità, Colleghe, Colleghi, Studentesse, Studenti, Signore, Signori, inauguriamo oggi il 41° anno accademico dell’Università degli Studi di Udine.

Desidero innanzitutto ringraziare tutti i presenti per voler condividere con noi questa cerimonia durante la quale ogni anno riaffermiamo gli ideali e i valori del nostro Ateneo.

In primis saluto i nostri ospiti stranieri: It is my privilege and my pleasure to give my warmest welcome here in Udine to the distinguished Rectors and guests. I would like to thank you for having accepted to take part to this ceremony which celebrates our 41st academic year.

E desidero porgere anche a tutti un affettuoso saluto in friulano: O vuei dâi il benvignût a ducj i ospits presints, ai Retôrs talians e forescj, ai docents, al personâl tecnic aministratîf e ai students. O auguri a ducj un an di bon lavôr e o soi sigûr che cul contribût di ducj la nestre Universitât dal Friûl e larà simpri in miôr.

Ancora un benvenuto nelle lingue delle due minoranze linguistiche della Regione; in sloveno “Vse prisotne goste lepo pozdravljam in jìm izrekam toplo dobrodošlico”; e in tedesco “Meine verehrten Damen und Herren, herzlich willkommen an der Universität Udine”.

E infine vogliamo ringraziare Lei, prof. Sabino Cassese, per aver accettato il nostro invito ad essere presente oggi in occasione dell’inaugurazione del 41° anno accademico della nostra Università. A Lei – in segno di gratitudine per essere qui con noi – indirizziamo un sentito applauso.

È l’ultimo anno del mio mandato dei sei previsti dalla legge e in questa metaforica staffetta con il futuro Rettore desidero consegnare all’intera comunità accademica il testimone di uno dei progetti più significativi che abbiamo lanciato: il Cantiere Friuli, attivato in occasione dei 40 anni dal terremoto. Un passaggio di testimone che abbiamo voluto arricchire oggi con la Sua presenza – in qualità di Giudice emerito della Corte costituzionale e di uno degli studiosi italiani più accreditati e autorevoli in ambito giuridico – per proporci una lectio magistrale su uno dei temi più delicati per il nostro paese: “Territori e potere: un nuovo ruolo per gli Stati?”. La crisi dello Stato nazionale, determinata dalla mancanza di corrispondenza tra i suoi tre tradizionali elementi costitutivi – territorio, popolo e sovranità – impone la necessità di elaborare nuovi modelli organizzativi e, prima ancora, concettuali. Si pensi a come la pressione migratoria abbia riportato al centro dell’attenzione il tema delle frontiere e dei confini, nonché dei diritti e della cittadinanza. Con questo paradosso: gli Stati nazionali da un lato hanno ceduto parte della propria sovranità a organismi superiori, dall’altro difendono singolarmente il proprio territorio. Come si può configurare allora un nuovo ruolo dello Stato, in un contesto in cui i confini sono mobili, la cittadinanza non coincide più con quel blocco unico di diritti – civili, economico/sociali, politici – che la contraddistinguevano, la sovranità è erosa dai processi di integrazione sovranazionale e dalla globalizzazione?

In questa occasione terrà la prolusione la prof.ssa Elena d’Orlando, ordinaria di Diritto Pubblico Comparato e docente di Diritto Regionale, Italiano ed Europeo. Le ho chiesto di proporci un intervento sul ruolo che le regioni e gli enti locali possono oggi svolgere a fronte delle ripercussioni che la crisi dello Stato nazionale ha generato sul piano dell’ordinamento statale, nella prospettiva di un utilizzo dell’autonomia territoriale come fattore di integrazione. Si tratta di un tema chiave trattato in una delle officine in cui è articolato il cantiere Friuli: quella denominata “Autonomia e Istituzioni”, efficacemente coordinata appunto dalla prof.ssa d’Orlando.

Desidero ringraziare sin d’ora quanti mi affiancano nella guida dell’Ateneo: Prorettore vicario, Delegate e Delegati di area, Direttore della Scuola Superiore, Presidente del nucleo di valutazione, Delegate e Delegati di settore, Direttrici e Direttori dei dipartimenti, Senatori e Consiglieri, Direttore e Vicedirettrice generale, Capi area, Responsabili dei servizi dipartimentali, personale docente e tecnico-amministrativo, studentesse e studenti degli organi di ateneo. Un grazie sincero a quanti nel territorio cooperano con noi: Presidente, Assessori e Sindaci della Regione, Parlamentari nazionali, Consiglieri regionali e comunali, Rappresentanti di Anci, Consorzi Universitari di Gorizia e Pordenone, Agenzia Regionale per il Diritto agli Studi Superiori, Fondazioni Friuli e CaRiGo, Camere di Commercio, Associazioni di categoria, Comitato per l’Università Friulana e Arcidiocesi di Udine. Infine un sentito riconoscimento alla segreteria del rettorato e al personale che ha collaborato all’organizzazione di questa complessa cerimonia.

 

  1. Il bilancio sociale

All’ingresso vi è stata consegnata la copia stampata del primo bilancio sociale del nostro ateneo. Troverete i numeri della nostra università. Il bilancio sociale è il punto di arrivo di un percorso iniziato nel 2015 con la definizione del Piano Strategico di Ateneo e dei Piani Strategici Dipartimentali, strumenti utili per sviluppare una visione e una programmazione di medio-lungo periodo e per definire un percorso per realizzarle.

In un contesto competitivo – qual è il sistema universitario italiano – è di fondamentale importanza che un Ateneo di medie dimensioni come il nostro caratterizzi la propria offerta formativa e strutturi un’azione di ricerca per certi versi anche distintiva.

Il Piano strategico di ateneo – 2015/2018 – è stato sostenuto con risorse auto-generate dai risultati di esercizio. Lo stanziamento per il primo triennio è stato di oltre 13 milioni di euro. Le risorse sono state distribuite fra investimenti in attrezzature scientifiche, sostegno alla attività di ricerca e all’innovazione didattica, promozione di nuova offerta formativa e inserimento di nuovi ricercatori.

L’obiettivo del bilancio sociale è quello di rendere conto dell’impatto – economico, finanziario, infrastrutturale, intellettuale, relazionale e reputazionale – derivante dalle azioni attivate, allo scopo di:

  • misurare le dimensioni del valore prodotto attraverso le azioni previste nell’anno accademico di bilancio;
  • orientare, attraverso il monitoraggio dei risultati delle azioni, la comunità accademica al miglioramento continuo;
  • condividere la performance di ateneo con gli stakeholder.

Il bilancio sociale è presentato in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico per cogliere l’opportunità della presenza in ateneo di tutte le rappresentanze con cui l’Università interagisce. Con il bilancio si vuole rendicontare la realizzazione delle strategie dichiarate e l’impatto che le stesse hanno avuto in riferimento alle diverse aree e in funzione dell’esigenza di conservare e, se possibile, accrescere il patrimonio – tangibile e intangibile – da cui, in ultima istanza, dipende la continuità istituzionale ed economica dell’Ateneo.

Lo schema logico adottato si basa sulla rappresentazione sistemica di tre aspetti fondamentali:

  • il patrimonio di risorse, nelle sue varie componenti, che la gestione deve tendere a mantenere e, se possibile, accrescere;
  • il modello specifico di produzione del valore;
  • la propensione al rischio, che qualifica l’approccio decisionale nei vari ambiti della gestione.

Il nucleo centrale è costituito dal modello di generazione del valore di cui l’Ateneo ha scelto di dotarsi, esplicitandolo nel proprio Piano Strategico, dove sono illustrati visione, missione, valori di fondo che lo ispirano e risultati attesi. Ciascun elemento del modello vuole qualificare e distinguere l’Università di Udine dalle altre, secondo una propria esplicita e responsabile progettualità.

Nella consapevolezza di essere solo agli inizi di un percorso, il nostro Ateneo è tra i primi ad elaborare il rapporto integrato di sostenibilità al fine di valutare i risultati prodotti, considerando unitariamente: risorse, strategie ed azioni.

Con riferimento agli ultimi 3 anni sono riportati i valori assunti da 37 indicatori così suddivisi: 19 per la didattica, 10 per la ricerca e 8 per l’organizzazione. I valori segnalano dei risultati soddisfacenti e soprattutto delineano trend complessivi di miglioramento che ci fanno ben sperare.

Il bilancio sociale costituisce il naturale completamento del piano strategico configurato 3 anni fa. Entro fine dicembre definiremo la fase 2 del piano strategico relativo agli anni 2018/19 e 19/20 con un investimento previsto nel prossimo biennio di oltre 8 milioni di euro, per un investimento totale in 5 anni di oltre 21 milioni di euro. Tutte risorse auto-generate grazie ad una attenta gestione operativa che ha prodotto 6,6 milioni di euro nel 2015/16; 7,7 nel 16/17 e 8,8 nel 17/18 per un totale, nell’ultimo triennio, di oltre 23 milioni di euro.

 

  1. Riconoscimento al professore Attilio Maseri

Questa primo bilancio sociale è dedicato al professore Attilio Maseri – cardiologo friulano di fama internazionale – autentico Benemerito dell’Università di Udine, il quale nel 2013 donò all’ateneo la storica Biblioteca Florio con oltre 12.000 volumi, opuscoli, opere a stampa e manoscritti raccolti dalla metà del ‘700 in poi.

Quest’anno il professor Attilio Maseri ha deciso di donare all’Università del Friuli il Palazzo Antonini, fino al 2009 sede udinese della Banca d’Italia, indubbiamente il più bel palazzo di Udine con annesso un parco che rientra fra i giardini storici della città e progettato dal massimo architetto veneto di tutti i tempi, Andrea Palladio. In segno di gratitudine gli indirizziamo un affettuoso e “storico” applauso.

L’auspicio è che un Palazzo così importante illumini e guidi tutti quelli che saranno chiamati a decidere le migliori strategie di crescita per l’Ateneo e per il Friuli. Al termine della relazione gli consegneremo un riconoscimento a nome di tutta la comunità accademica in segno di ringraziamento e prendendo qui l’impegno di denominare il Palazzo da oggi in poi come Palazzo Antonini-Maseri.

Lo scorso 27 Giugno in occasione della cena di gala dei Magnifici Incontri presso la Casa della Contadinanza, alla presenza di 80 rettori italiani, e in rappresentanza dell’intera comunità accademica nazionale, il presidente della CRUI Gaetano Manfredi ha voluto rendere omaggio al prof. Maseri per questo suo gesto di straordinaria generosità.

Lo scorso 30 luglio il sindaco Pietro Fontanini, a nome di tutti cittadini della capitale del Friuli, in una cerimonia pubblica gli ha conferito la cittadinanza onoraria della città di Udine. A deciderlo è stato, all’unanimità il Consiglio Comunale.

Infine il 21 settembre scorso – presso il rettorato – il Direttore della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha voluto esprimere al prof. Attilio Maseri la sua personale soddisfazione perché la donazione ha consentito che il palazzo del Palladio – sue testuali parole “il più bello per grazia, sobrietà ed eleganza tra i palazzi delle filiali dismesse” – potesse rimanere nelle disponibilità di una istituzione pubblica come l’Università.

Il nostro sogno nel cassetto si è avverato: quello di poter aggiungere il palazzo Antonini-Maseri alla disponibilità della città, nel quadro di un progetto denominato ‘Cosmopoli’ – che vorrebbe farne il baricentro della proiezione della città e della sua università verso un futuro capace di abbracciare il mondo intero.

L’edificio potrebbe ospitare un centro culturale di identità friulana, capace di sviluppare – in collaborazione con l’Ente Friuli nel Mondo – programmi di mobilità degli studenti in Europa, America, Australia, Asia ed Africa, presso imprese, studi professionali, enti e università dove operano nostri corregionali. I nostri studenti avrebbero così straordinaria opportunità di studio e di lavoro all’estero. Il modo migliore per connettere il Friuli di ieri e quello di oggi, i friulani all’estero e quelli in patria, identità e sviluppo, imprese locali e opportunità internazionali, cultura ed economia. Uno snodo di una rete di relazioni sparse nel mondo. Su questo chiederemo la collaborazione del Sindaco di Udine e del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia.

 

  1. La festa dei 40 anni

Il 25 giugno scorso – in occasione dell’apertura della nostra manifestazione “Conoscenza in Festa” – abbiamo festeggiato con una cerimonia pubblica i nostri 40 anni, presentando il libro del quarantennale intitolato Disegniamo il futuro.

Hic sunt futura è il motto che ci siamo dati come Università di Udine durante la definizione del Piano Strategico di Ateneo. Un motto redatto non a caso in latino, la lingua che si parlava in Italia quando fu fondata nel 1088 la prima università del mondo: l’Alma Mater di Bologna. Un motto che esprime una precisa visione: quella di costruire il futuro – hic et nunc – con le nostre studentesse e i nostri studenti nelle aule e nei laboratori della nostra Università.

E non è casuale che in occasione della celebrazione dei 40 anni dalla fondazione del nostro Ateneo abbiamo preferito – piuttosto che ripercorrerne la storia – cogliere l’opportunità per descrivere lo stato dell’arte delle nostre attività e disegnare le traiettorie su cui stiamo costruendo il domani dell’Università del Friuli. Il presente è gravido di futuro: descrivendo il presente abbiamo in realtà parlato dei futuri possibili che si aprono di fronte a noi.

Ma abbiamo voluto festeggiare i 40 anni anche con le nostre istituzioni sorelle, quelle nate con il decreto del Presidente della Repubblica del marzo del 1978: oltre all’Università di Udine, la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, Area Science Park, la Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori dell’Università di Trieste, il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico. Istituzioni nate grazie alla generosità e alla lungimiranza che lo Stato ha avuto nell’investire in conoscenza e cultura.

Lo scorso lunedì 8 ottobre nel Duomo di Gemona del Friuli – grazie all’organizzazione della Regione in collaborazione con l’amministrazione comunale – abbiamo festeggiato i 40 anni delle 5 istituzioni sorelle. La scelta di Gemona come luogo simbolo per celebrare il quarantennale è derivata dal fatto che il Duomo rappresenta plasticamente la ricostruzione del Friuli, territorio dove si è originato il cosiddetto “modello Friuli” per la ricostruzione e la gestione dell’emergenza in Italia e nel mondo.

In precedenza – lo scorso 27 settembre – una delegazione del Friuli Venezia Giulia composta dai vertici dei 5 enti e guidata dal Presidente del Friuli Venezia Giulia è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica. In quella occasione Massimiliano Fedriga ha rivolto a Sergio Mattarella un ringraziamento da parte di queste terre per avere creduto e voluto investire in solidarietà, dando aiuto al Friuli Venezia Giulia all’indomani del sisma.

La collaborazione tra gli enti di ricerca promossa dai governi regionali rimane un fatto chiave per lo sviluppo dei territori. Un efficace modello di riferimento è quello di recente promosso dal Presidente del Veneto, Luca Zaia. Il 5 settembre la Regione e le 4 università venete – Università di Padova, Ca’ Foscari, Iuav di Venezia e Università di Verona – hanno sottoscritto un Accordo di Programma Quadro, della durata di 5 anni, grazie al quale saranno fatte convergere, su una serie di obbiettivi comuni, le rispettive conoscenze, organizzazioni e fonti di finanziamento. Una sinergia che intende rendere più efficaci e condivisi, gli interventi a favore dello sviluppo competitivo del sistema economico veneto. Contestualmente è stata creata una cabina di regia presieduta dall’assessore regionale all’Economia.

 

  1. Lo sviluppo delle infrastrutture

Anche durante quest’ultimo anno, rilevante e costante è stato il nostro investimento sul piano delle infrastrutture di ricerca, di didattica ed edilizie.

Focalizzandosi su queste ultime, il 10 ottobre scorso è iniziato l’allestimento del cantiere della nuova biblioteca multimediale del polo scientifico dei Rizzi; l’inizio effettivo dei lavori è previsto proprio oggi, la fine entro il 2020. È un edificio di nuova concezione nel quale gli spazi si sviluppano intorno a una grande sala polifunzionale centrale destinata a sala studio, ma in grado di trasformarsi, grazie a un articolato sistema di tribune mobili, in auditorium ed aula magna.

È stato anche sviluppato il progetto per il totale rifacimento della copertura delle grandi aule scientifiche. Oltre alla completa sostituzione della pavimentazione esterna è stato progettato un nuovo sistema di smaltimento delle acque meteoriche. La nuova copertura prevede anche un intervento di arredo urbano con la piantumazione di essenze arboree che ne miglioreranno la vivibilità. È in corso di redazione il progetto esecutivo per l’appalto del primo lotto dei lavori.

Per quanto attiene al polo umanistico, il progetto di ristrutturazione della ex chiesa di Santa Lucia prevede il consolidamento statico dell’edificio di via Mantica in vista di una sua utilizzazione per l’ampliamento della biblioteca. È stata esperita la procedura d’appalto, è stato firmato il contratto e sono in corso le attività per l’allestimento del cantiere.

È in corso di sviluppo anche un progetto per migliorare l’efficienza energetica di Palazzo Antonini che prevede, tra l’altro, la sostituzione di tutti i serramenti dell’edificio e ammodernamenti degli impianti tecnologici.

Per quanto riguarda il polo medico è prevista la completa demolizione della ex residenza delle Ancelle della Carità e la costruzione di un nuovo complesso per i laboratori di ricerca dell’area medica. L’edificio avrà tre piani fuori terra e uno interrato, oltre a una grande aula da circa 150 posti per la didattica di medicina. Si sono concluse le procedure di gara e sono stati aggiudicati i lavori. Si è in attesa della stipula del contratto. La consegna dei lavori è prevista per il mese di novembre.

Con riferimento al polo giuridico i lavori di ristrutturazione dell’immobile ex Renati – sezione femminile sono iniziati nel mese di marzo e procedono secondo il cronoprogramma. Alla data odierna sono state eseguite tutte le opere di demolizione, le nuove fondazioni, le opere di consolidamento delle murature e parte delle pareti divisorie interne. L’ultimazione dei lavori è prevista a settembre 2019.

Lo scorso 10 ottobre il comune ci ha consegnato il progetto per la ristrutturazione dell’area verde del parco Ambrosoli destinato agli studenti del polo economico-giuridico. I lavori di rifacimento del parco saranno a carico del comune, mentre l’ateneo ristrutturerà il piccolo fabbricato da destinare a bar universitario.

Queste attività di realizzazione di nuovi spazi – grazie alla costruzione di nuovi edifici o il restauro di altri già esistenti – testimonia come il nostro Ateneo, dal punto di vista delle trasformazioni della città, rappresenti, e abbia rappresentato, un grande propulsore di rigenerazione urbana, un’autentica Univercity.

 

  1. Azioni inerenti alla ricerca

Degli 8 milioni di euro previsti per la fase 2 del piano strategico, il Consiglio di Amministrazione – in vista dell’imminente valutazione nazionale della qualità della ricerca – ha deciso di anticipare nel 2018 un importo di 1.750.000 euro destinati al sostegno dei piani dipartimentali per il miglioramento della ricerca.

Circa la promozione in campo internazionale dei gruppi di ricerca, abbiamo raggiunto l’obiettivo della partecipazione dell’Ateneo alle più importanti piattaforme per la ricerca in Europa. Ad oggi l’Università di Udine aderisce a 16 delle 31 Piattaforme Tecnologiche Europee di interesse.

Per quanto riguarda i Cluster Tecnologici Nazionali – reti formate dai principali soggetti pubblici e privati focalizzate su uno specifico ambito tecnologico – l’Ateneo aderisce a 9 dei 12 cluster nazionali.

La collaborazione tra Regione FVG, i Cluster Regionali e gli Atenei di Udine e Trieste ha portato alla partecipazione alle cosiddette Piattaforme Europee di Specializzazione Intelligente e alla presentazione di progetti congiunti su bandi competitivi. In particolare si segnala il successo del progetto SmartCampus in ambito Energia, finanziato in Europa dalla DG Regio, che vede coinvolta la Regione FVG insieme alle due Università come partner.

Durante l’a.a. 2017/18 sono stati presentati 240 progetti (91 in più rispetto all’anno precedente). Ad oggi i progetti finanziati nell’a.a. 17/18 risultano essere 53, valore più che doppio rispetto all’anno precedente in cui i progetti finanziati risultarono 24. Per favorire la scrittura dei progetti è stato organizzato un corso avanzato, rivolto a ricercatori, di progettazione e predisposizione di progetti H2020.

Sono state avviate anche azioni finalizzate a migliorare la qualificazione dei corsi di dottorato. Gli sforzi profusi hanno portato ad un significativo aumento dell’indice di qualità media dei collegi di dottorato, consentendo alla nostra Università di passare dal 31° al 13° del ranking nazionale.

Recentemente la Commissione Europea ha comunicato ufficialmente che l’Università di Udine ha ottenuto l’HR Excellence in Research Award, riconoscendo l’Ateneo come un luogo ideale per accogliere studiosi e ricercatori. Udine è la decima università in Italia ad avere raggiunto questo prestigioso traguardo. Nel corso dell’anno – in previsione del prossimo audit – è stato inviato alla Commissione Europea l’Internal Assesment che sarà valutato dagli esperti della Commissione.

Nella primavera 2018 – su sollecitazione sia dall’Europa che della Regione FVG – è stato attivato un gruppo multidisciplinare di Ateneo Active Ageing, con lo scopo di rispondere in modo coordinato alle sfide nel campo dell’invecchiamento attivo. Hanno aderito oltre 40 ricercatori afferenti a 6 diversi Dipartimenti.

Per quanto riguarda la formazione alla ricerca, segnaliamo che gli iscritti ai concorsi di ammissione per il XXXIV ciclo del dottorato sono stati 412 (contro i 413 nel ciclo precedente) di cui il 60% con titolo conseguito presso un altro ateneo italiano e il 25%, con titolo di studio conseguito all’estero, a testimonianza del livello di attrattività esterna dei nostri corsi di terzo livello.

 

  1. Azioni inerenti al trasferimento della conoscenza

In un’ottica di collaborazione, l’Ateneo ha interagito con continuità con Friuli Innovazione nelle sue diverse iniziative, come quella dell’Additive FVG, lanciata con Comet, il Cluster regionale per la metalmeccanica.

Significativo il nostro coinvolgimento nel progetto Industria 4.0 per la creazione del Competence Center triveneto sulle tecnologie digitali, il cosiddetto SMACT. Del partenariato pubblico-privato fanno parte le università del nordest, la sezione padovana dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la Fondazione Bruno Kessler di Trento e 30 imprese del territorio. La graduatoria finale del bando del MISE ha visto la nostra compagine essere tra gli 8 centri ammessi al finanziamento e riceverà oltre 7,5 milioni di euro.

Un altro progetto chiave è l’Industry Platform for Friuli Venezia Giulia promosso da Area Science Park, che si propone di aiutare le PMI del territorio regionale, erogando loro servizi tecnologici e di accompagnamento alla transizione digitale. La logica che sottende l’iniziativa è la creazione di una rete di competenze, con l’obiettivo di generare avanzamento tecnologico e creazione di nuova occupazione. Area Science Park coordinerà i 4 Digital Innovation Hub previsti in regione. L’Ateneo contribuirà alla cabina di regia del progetto e collaborerà attivamente con l’Hub di Udine.

Per quanto riguarda l’assistenza – che è la declinazione del trasferimento della conoscenza in ambito medico – desidero qui sottolineare l’importanza e la strategicità di una forte cooperazione tra l’Università di Udine – in particolare il Dipartimento di Area Medica – e il Servizio Sanitario Regionale. L’auspicio e il nostro impegno – alla luce della riforma sanitaria regionale che si sta definendo – è che questa sinergia possa sempre più contribuire a garantire salute e benessere ai nostri cittadini e alle nostre comunità.

 

  1. Azioni inerenti alla didattica

Sul piano della didattica, la sfida che stiamo affrontando è la revisione dell’offerta formativa nel tentativo di intercettare le nuove aspettative dei giovani. Tra l’anno scorso e quest’anno abbiamo attivato varie lauree innovative: una professionalizzante in Tecniche dell’edilizia e del territorio, una triennale in Internet Of Things, Big Data & Web, una triennale in Banca e Finanza nella sede di Pordenone, una magistrale in Gestione del Turismo Culturale e degli Eventi, un’altra magistrale in Diritto per l’innovazione di imprese e pubbliche amministrazioni, una magistrale in lingua inglese in Marketing, gestione e organizzazione internazionali, un’altra magistrale in inglese inter-ateneo con Università di Trieste, Sissa e ICTP in Data Science and Scientific Computing.

Queste azioni hanno prodotto dei buoni risultati: ai primi di ottobre gli immatricolati sono aumentati complessivamente del 6,7% e, dato ancora più lusinghiero, gli immatricolati da fuori regione – circa ¼ del totale – sono aumentati del 18,7%.

L’anno prossimo vorremmo lanciare una laurea professionalizzante in Meccatronica, una triennale in Scienza e cultura del cibo e una magistrale in inglese inter-ateneo con l’Università di Parma e la Libera Università di Bolzano in Food Sciences for Innovation and Authenticity. La scommessa è che il numero degli iscritti cresca ancora.

A maggio 2018 abbiamo ottenuto un prestigioso riconoscimento dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura: l’istituzione della Cattedra Unesco in Sicurezza intersettoriale per la riduzione dei rischi di disastro e la resilienza, assegnata al prof. Stefano Grimaz a cui indirizziamo un meritatissimo applauso. La Cattedra di Udine è una delle 700 nell’ambito di un network mondiale di 116 Paesi e il suo focus sono le attività di ricerca del nostro laboratorio di Sicurezza e protezione intersettoriale e della nostra International training school in seismic emergency response management, denominata SERM Academy, scuola organizzata in collaborazione anche con il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

 

  1. Azioni inerenti all’internazionalizzazione

Negli ultimi anni, l’Università ha costantemente potenziato la sua politica di internazionalizzazione con il principale obiettivo di favorire la mobilità di studenti e docenti attraverso il progetto ERASMUS+ e la stipula di accordi specifici con atenei extra-europei, definendo anche programmi di studio congiunti (double degree) e di cooperazione scientifica e didattica (summer school, study abroad).

Nell’a.a. 2017/18, il numero di studenti in mobilità in uscita è stato pari a 536, in leggera crescita rispetto all’anno accademico precedente (+4.7%). Grazie al costante aumento della mobilità studentesca in uscita registrato negli ultimi anni, l’Ateneo ha ricevuto un finanziamento crescente dall’Agenzia Nazionale Erasmus (negli ultimi 3 anni rispettivamente: 580.000, 740.000 e 820.000 euro). Questo ha consentito di aumentare in maniera significativa il numero e l’importo delle borse di studio assegnate agli studenti.

Sempre con l’obiettivo di favorire la mobilità dei nostri allievi è proseguito l’impegno alla costruzione di altri accordi. In particolare, sono state stipulate nuove importanti convenzioni per la mobilità extra-europea tra cui Stati Uniti (Ohio State University, Central Florida, University of California Irvine), Canada (University of York), Cina, Taiwan e Corea del Sud.

Per quanto riguarda gli studenti provenienti dall’estero, si è proseguito nel potenziamento delle attività di accoglienza e assistenza, con verifiche delle competenze linguistiche e standardizzazione delle verifiche dei requisiti di accesso. Ciò ha consentito un miglioramento dei risultati accademici della coorte di studenti internazionali iscritti nell’a.a. 2017/18 rispetto all’anno accademico precedente.

L’Ateneo ha anche organizzato e promosso tre importanti Summer School che hanno richiamato studenti da tutto il mondo: Particle Physics, Modern Mechatronics e Bacco’s – Designing Wine Processing.

Nei prossimi anni saranno aumentati gli insegnamenti impartiti in inglese in modo da facilitare la frequenza degli studenti in mobilità in ingresso, anche allineando i semestri con quelli dei partner europei.

Nel quadro dell’attrazione di studenti stranieri, l’attuazione dell’accordo quadro tra la nostra Università e il CISM sta dando ottimi risultati. È stato avviato un programma congiunto internazionale di corsi di alto livello, erogati da docenti di chiara fama internazionale provenienti da Università e Centri di Ricerche nazionali ed internazionali, istituzioni internazionali (quali Unesco, Comunità Europea ecc.) e Società Multinazionali (quali Siemens, Electrolux ecc.). Per il biennio 2018-19 sono stati programmati 15 corsi focalizzati su tematiche inerenti a ingegneria, architettura, biologia, archeologia, medicina e scienze giuridiche. I 7 corsi fino ad oggi erogati hanno visto la partecipazione di 95 iscritti provenienti da 12 paesi europei e da 4 paesi extra-europei, 83 iscritti provenienti dalla nostra regione, 22 dal resto d’Italia. Sono intervenuti come relatori 78 tra docenti ed esperti, dei quali 67 provenienti da paesi europei e 11 provenienti da paesi extra-europei. Si tratta di un’iniziativa di rilievo mirata a rafforzare la visibilità internazionale dell’Ateneo di Udine. Ci stiamo confrontando con l’Università di Trieste e la Sissa per coinvolgerle in questa iniziativa.

Sul fronte dell’internazionalizzazione ci aspetta un’ulteriore, alta, sfida. La Commissione europea si è recentemente posta l’obiettivo di creare, entro il 2020, una ventina di università europee, ossia reti di Atenei che offrano programmi congiunti di studio e ricerca. Il primo bando per progetti pilota dovrebbe essere pubblicato entro il prossimo novembre con scadenza marzo 2019 e sarà dotato di 30 milioni di euro per il finanziamento di 6 progetti pilota per la costituzione di reti di università europee (partner previsti da 3 a 6). Questi progetti dovranno avere tre caratteristiche: 1. Lo sviluppo di strutture di governance congiunte e la condivisione di infrastrutture e servizi; 2. La mobilità di studenti, docenti e personale tecnico amministrativo; 3. La possibilità per gli studenti di scegliere i contenuti della loro formazione all’interno della rete. Per poter partecipare a questo e ad altri bandi, l’Ateneo intende sfruttare le reti universitarie nelle quali già opera attivamente (Alps Adriatic Rectors’ Conference, Uniadrion, Emuni ecc.). In queste azioni di relazioni internazionali è auspicabile un qualificato sostegno della Regione FVG.

 

  1. I Magnifici Incontri

Il 27 e 28 giugno scorsi abbiamo organizzato a Udine la quarta edizione nazionale dei Magnifici Incontri, focalizzata sul “Piano Nazionale Università Digitale”. Il premio alla Conoscenza CRUI 2018 è stato assegnato a Luciano Floridi – professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione presso la Oxford University – che ci ha regalato una memorabile lectio magistrale su Il futuro della democrazia nell’era digitale.

La quinta edizione dei Magnifici Incontri si svolgerà sempre a Udine il 29 e 30 Maggio 2019 su un altro tema importante “Le università per la sostenibilità”, declinato in vari ambiti: ambiente, welfare, salute, benessere ecc.

I Magnifici Incontri promossi dal nostro Ateneo, in partnership con la CRUI, sono diventati l’appuntamento istituzionale annuale dell’intero sistema universitario nazionale, una ‘Cernobbio delle Università’ che regala a Udine una lusinghiera centralità nell’elaborazione delle linee guida dello sviluppo del sistema universitario italiano.

 

  1. Servizi agli studenti

Lo scorso 9 marzo su invito della Conferenza Episcopale Italiana ho partecipato a Roma – in rappresentanza della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – al convegno Nazionale di Pastorale Universitaria intitolato “Chiesa e Università: cantieri di speranza e di un nuovo umanesimo europeo”. Ho avuto modo di presentare il progetto Agiata-mente – promosso dell’Università di Udine e fatto proprio dalla CRUI come best practice.

Agiata-mente è finalizzato alla prevenzione del disagio studentesco e alla promozione del benessere. Il progetto nasce nel 2015, circa un anno dopo l’istituzione di una nuova delega: quella agli studenti. Una scelta decisa dopo la tragica scomparsa di un nostro studente per un gesto volontario maturato nel quadro di un grave disagio emotivo. Da quel giorno, l’Area servizi agli studenti è mobilitata nella costruzione di una “comunità di apprendimento”, con il compito di individuare tempestivamente segnali di disagio e promuovere il benessere dei giovani tramite l’acquisizione delle cosiddette life skills, così come definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

È fondamentale prevenire le cosiddette “lauree simulate”, ossia la condizione di quegli studenti che simulano, con familiari ed amici, un percorso universitario in realtà inesistente, con rilevanti rischi di scompenso e malessere psicologico.

Il progetto prevede varie azioni: 1. una sensibilizzazione diffusa di tutor, tecnici/amministrativi e docenti; 2. il monitoraggio delle carriere; 3. un servizio di consulenza psicologica (solo nel 2017 sono stati richiesti dagli studenti 650 colloqui con i nostri esperti), 4. il gruppo di mutuo-aiuto “Ansiosi Anonimi”, al quale possono accedere, senza prenotazione, ragazze e ragazzi in difficoltà che condividono esperienze e tentativi di soluzione con la mediazione di due esperti (la partecipazione è stata elevata, fino a 30-40 studenti per incontro); 5. il gruppo facebook ‘Help’ con oltre 15.000 membri, gestito e supervisionato 7 giorni su 7 dall’Area studenti; 6. Laboratori sulle life skills, incentrati su 4 tematiche principali: metodo di studio, gestione dell’ansia da esame, mindfullness, abilità personali di problem solving e decision making.

‘Iscritti a una promessa’: così potremmo titolare il principio che ispira queste azioni. Per spiegarlo ci avvaliamo di una metafora basata su un brano del famoso racconto di Carlo Collodi.

La fata turchina promette a Pinocchio: «Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato! […] Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo perbene». Come è noto, questa promessa non sarà mantenuta. Pinocchio si lascerà distrarre da Lucignolo e, seguendolo nel ‘paese dei balocchi’, diventerà un ciuchino invece di diventare un ragazzo.

D’altra parte la promessa della fata, proprio perché una promessa, non poteva che rimettersi nelle mani del burattino, attendendo da quest’ultimo un’adesione. A una promessa bisogna credere, a fronte di una promessa bisogna impegnarsi; lo ‘statuto della promessa’ è al tempo stesso semplice e drammatico: è quello di una sospensione in attesa dell’iniziativa di colui a cui essa stessa si rivolge. In altre parole: la fata non può fare nulla senza Pinocchio, e quest’ultimo può diventare un ragazzo solo a condizione che lo desideri, ci creda, si impegni.

In effetti l’azione principe attorno alla quale ruota il capolavoro di Collodi è proprio quella del ‘diventare’; questo verbo qualifica non solo la vicenda di Pinocchio che deve ‘diventare figlio’, ma anche quella di Geppetto che deve ‘diventare padre’. Da questo punto di vista le avventure narrate da Collodi non sono mai solo quelle di Pinocchio, ma sempre anche quelle di Geppetto, essendo le une necessarie alle altre.

Reinterpretando metaforicamente questo brano, la Fata è l’Università, Pinocchio lo studente, Geppetto il docente. Se lo studente (Pinocchio) si laurea (diventa figlio), allora il docente (Geppetto) può considerarsi un maestro (diventa padre). In altre parole: gli studenti sono iscritti a una promessa. E i veri maestri sono i docenti capaci di accompagnarli con successo nel loro percorso. E la fata Università ha il compito – grazie anche ai servizi agli studenti – di non abbandonare Pinocchio a Lucignolo, vanificando così le speranze di Geppetto. Nel ruolo assunto della fata, la nostra Università non solo si è attivata con i recenti servizi di Agiata-Mente, ma si è sempre impegnata anche a promuovere attività sportive, culturali e ricreative.

Lo scorso 11 Giugno – al convegno annuale di AlmaLaurea – ho proposto di istituire AlmaVita, ovvero un’organizzazione che si concentri sulle azioni delle università italiane circa le acquisizioni da parte degli studenti delle life skills come autoconsapevolezza, gestione delle emozioni e dello stress, capacità relazionali. La mancanza di queste abilità espone i giovani a condizioni di possibile disagio emotivo e all’assunzione di comportamenti a rischio, soprattutto in fasi delicate di transizione come la scelta e l’inizio di un percorso universitario. Riprendendo la metafora di Pinocchio, se l’Università è la Fata, AlmaVita sarebbe l’AlmaFata.

 

  1. Conclusioni

È ancora palpabile il senso di disorientamento che la crisi economica – iniziata nel 2008 con il collasso di parte del sistema finanziario mondiale – ci ha lasciato in eredità. Negli ultimi anni la percezione di un’immigrazione fuori controllo ha amplificato questa sensazione di smarrimento. E la nostra società stenta ad individuare direzione e modi per uscire positivamente da questa situazione.

Nel suo celebre romanzo del 1972 “Le città invisibili”, Italo Calvino racconta i dialoghi tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan, che interroga l’esploratore sulle città del suo immenso impero. Marco Polo tratteggia città reali o immaginarie che colpiscono sempre più il Gran Khan.

Città che assumono il simbolo della complessità e del disordine della realtà che culmina nella frase finale del libro: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Quello di Calvino è un appello a ciascuno di noi ad essere consapevoli di questa dimensione della società e della scelta alternativa tra indifferenza e impegno civile.

In questa prospettiva, l’università intesa come comunità accademica, può essere il luogo di un comune impegno civile. Anzi l’essere una comunità può produrre un rilevante effetto sinergico. Italo Calvino ce lo indica in un dialogo tra il mercante veneziano e l’imperatore dei Tartari. “Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. – Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? — chiede Kublai Kan. — Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, — risponde Marco, — ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: — Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa. Polo risponde: — Senza pietre non c’è arco.”

Noi tutti rappresentiamo le pietre del ponte dell’educazione e della ricerca, un ponte che può connettere studenti e professori, conoscenze e territori, giovani di ieri e giovani di oggi, tradizione e innovazione, pensiero e azione.

Un impegno che la comunità accademica può praticare mediante l’applicazione delle proprie conoscenze scientifiche. Con una precisazione. Quella contenuta nel messaggio inviato da William James ai professori di Cambridge, Massachusetts, nel 1892: «La scienza della logica non è mai riuscita a far ragionare un uomo in modo corretto e la scienza dell’etica (…) non è mai riuscita a far agire un uomo in modo corretto. Queste scienze possono solo essere di aiuto per fermarsi e per ravvedersi, se si inizia a ragionare o a comportarsi in modo sbagliato; e per criticare sé stessi in modo più articolato dopo che si sono compiuti degli errori. Una scienza pone semplicemente i confini entro cui le regole dell’arte devono cadere, regole che il seguace dell’arte non deve trasgredire; tuttavia, quella cosa particolare che egli farà in modo positivo, entro questi confini, è lasciata esclusivamente a lui stesso».

Un messaggio che riporta al centro noi stessi, le nostre intuizioni, le nostre sensibilità, le nostre scelte, le nostre speranze. Spes contra spem. Come ci ricorda San Paolo nella Lettera ai Romani. Vogliamo continuare a sperare, anche quando le circostanze avverse ci indurrebbero a perdere ogni speranza.

In questa prospettiva risultano fondamentali i valori che abbiamo scelto per il piano strategico, come base del nostro agire accademico: la generosità dell’impegno personale nutrito dalla passione; il coraggio di innovare; la pazienza e la perseveranza nel costruire coesione nei percorsi di cambiamento. Valori che desideriamo consegnare metaforicamente al futuro Rettore come il testimone di una fruttuosa staffetta accademica.

L’università può essere il luogo di un comune impegno civile, uno spazio dove le donne e gli uomini del domani maturano competenze, rinnovano energie, costruiscono nuove motivazioni. Un contesto dove si genera speranza. Tutto questo non sarà possibile se all’Università mancherà un’anima, una comune ispirazione, un sogno, una visione, una passione che coinvolga tutti i collaboratori nel gusto della scoperta, della ricerca, nella costruzione del nuovo, nella soddisfazione di creare qualcosa di proprio, di distintivo, nel dare significato alla propria storia, al proprio progetto di vita, a un progetto di società più giusta e solidale.

Nel perseguire questa grande missione l’Università di Udine rimane una delle strutture chiave della comunità civile e sociale del Friuli: hic sunt futura!

 

Con questi ideali e con rinnovato impegno, dichiaro aperto l’Anno Accademico 2018/2019

il 41° dalla fondazione dell’Università degli Studi di Udine.