Investimenti online: sale la febbre da trading, ma quali costi e commissioni oggi?

Con i mercati finanziari che negli ultimi mesi si sono mossi tra alti e bassi -fino a questo momento più bassi che alti in realtà- a causa di un quadro macroeconomico in deterioramento -problema inflazione e conseguente cambiamento delle politiche monetarie delle Banche Centrali– e delle note tensioni geopolitiche, sempre più risparmiatori si sono avvicinati al mondo del trading online, per cercare di sfruttare a proprio favore la volatilità, speculando nel breve termine sulle varie asset class. Naturalmente, per una grande quantità di utenti che si sono orientati verso questo tipo di operatività, vi è una platea di investitori altrettanto ampia che vorrebbe iniziare ad intraprendere un percorso del genere, ma non è in possesso del know how necessario a procedere. Fortunatamente oggi l’offerta di risorse didattiche, anche liberamente fruibili, è estremamente varia e soprattutto facilmente accessibile, persino attraverso canali istituzionali.

Il primo aspetto su cui un risparmiatore dovrebbe focalizzarsi è individuabile nella quantificazione delle spese che l’attività speculativa in borsa comporterebbe in riferimento al proprio profilo operativo. Infatti, i vari tipi di costi e commissioni sul trading, a seconda della strategia implementata, possono impattare sui risultati generati. Un altro punto su cui porre l’accento riguarda poi la modalità di esecuzione delle strategie di breve termine: difatti si tende a catalogare questo tipo di approccio esclusivamente in base ad una frequenza delle operazioni -sempre al rialzo- più elevata rispetto al semplice buy and hold; in realtà le tecniche di trading presuppongo che l’investitore possa estrarre valore da un sottostante sia che il suo prezzo diminuisca di valore sia che il suo aumenti di valore, su qualsivoglia scansione temporale. Mentre nel primo caso ci si può servire di una semplice home banking bancaria a cui collegare un dossier titoli, nel secondo caso è necessario una piattaforma di negoziazione equipaggiata con specifiche funzionalità.

Principali costi e commissioni delle SIM

Per utilizzare i meccanismi di short selling e di leva finanziaria e un tool grafico, attraverso cui analizzare le quotazioni degli asset trattati e gestire gli ordini di compravendita, è necessario sottoscrivere i servizi di determinati intermediari finanziari. Le SIMSocietà di Intermediazione Mobiliare-, operanti sui mercati regolamentati, mettono a disposizione dei propri utenti la tecnologia appena descritta: gli investitori hanno la possibilità di trattare i futures su vari sottostanti oppure i titoli azionari con marginatura -per fruire del leverage-; naturalmente tra i costi sono da annoverare le commissioni di negoziazione, che possono essere fisse o variabili, ed eventualmente un canone periodico per l’informativa.

La selezione di una fee di trasporto sulle azioni variabile o fissa dipende dal controvalore delle operazioni disposte, pertanto è una scelta soggettiva; invece le spese periodiche a cui si faceva riferimento in molti casi vengono annullate dall’intermediario, garantendo un certo numero di trade.

Profili commissionali dei broker online

Un’alternativa ai tool delle SIM è rappresentata dalle piattaforme di trading dei broker online: si tratta di una tecnologia che in linea di massima presenta le medesime caratteristiche, ma che si interfaccia con i circuiti over the counter. Gli asset negoziabili disponibili nel catalogo prodotti sfruttano il meccanismo di replica sintetica dei Contratti per Differenza, pertanto non sono previsti costi per data feed; inoltre la struttura di tali derivati implementa sia la vendita allo scoperto sia la leva finanziaria.

Gli intermediari market maker, svolgendo il ruolo di controparte nella fase di compravendita, non richiedono una commissione di negoziazione ma applicano uno spread tra i livelli bid e ask del sottostante trattato. La sottoscrizione di un rapporto presso un broker, la sua gestione ed il rilascio del trading tool non prevedono alcuna spesa a carico dell’utente; in pochissimi casi è necessario corrispondere una fee per inattività prolungata sulla piattaforma.