Trieste: 40 dipendenti pubblici indagati, facevano la spesa durante l’orario di lavoro

19 settembre 2012 – In questi giorni i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Trieste stanno procedendo alla notifica di quaranta “avvisi di conclusione delle indagini preliminari” a firma del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, nei confronti di altrettanti dipendenti di uffici pubblici ubicati nel capoluogo giuliano, per ipotesi di reato connesse ad assenze illeggittime durante l’orario di lavoro.

I provvedimenti emessi dalla locale Procura sono il risultato di articolate e prolungate indagini condotte dagli uomini delle Fiamme Gialle, svolte nell’ambito dell’operazione denominata “colibri’ “. Nel corso delle attività, gli investigatori si sono avvalsi anche di operazioni tecniche, quali videoriprese. Queste ultime hanno consentito di rilevare che nel periodo oggetto d’esame, pari a quasi cento giorni, tra la seconda metà del 2010 e la prima parte del 2011, i predetti indagati si assentavano in più occasioni dal posto di lavoro, senza “timbrare” il proprio cartellino elettronico, “badge”.

In alcuni casi è stato constatato che alcuni dipendenti assolvevano ad incombenze di natura strettamente privata, quali spese al supermercato e commissioni varie.

Le ore di assenza nel periodo di riferimento variano per ciascun soggetto da un massimo di 110 ore ad un minimo di alcune ore concentrate in poche giornate lavorative.

Gli indagati, nessuno dei quali ricopre o ha ricoperto incarichi dirigenziali, sono in servizio con mansioni varie, sia di natura amministrativa che operativa, presso la:

– Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia;
– Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia;
– Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia;
– Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia.

Tali uffici, come evidenziato, sono ubicati tutti nella città di Trieste. Le ipotesi penali per cui si procede sono quelle di truffa aggravata ai danni dello Stato, di cui all’articolo 640 del codice penale – che prevede la pena della reclusione da uno a cinque anni – e quelle di falso materiale in atto pubblico, in relazione all’avvenuta induzione in errore dei competenti uffici amministrativi, che hanno attestato, proprio in virtù del mancato corretto utilizzo dei badges, anche ai fini retributivi, la presenza in servizio durante i periodi di assenza non giustificata.

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