VINO, PAESAGGIO E CANDIDATURA UNESCO PROSECCO

«Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale». Con queste parole si apre all’articolo 1 la legge del “testo unico” sul vino. È una dichiarazione di principio importante, quasi rivoluzionaria, che potrà dispiegare effetti benefici nella future discipline viticole ma anche paesaggistiche, urbanistiche o ambientali. Potrà essere una leva importante  per investire risorse  pubbliche, a beneficio della sostenibilità ambientale. Inoltre, il fatto che una legge riconosca così chiaramente il ruolo centrale del prodotto vino e di tutto quanto attorno ad esso ruota in termini di cultura, conoscenze, paesaggio, è di fatto un riconoscimento del lavoro, della passione e della visione degli agricoltori; alle spalle secoli di esperienza che sono ora uniti da capacità imprenditoriale e progettuale. Accanto a questi risultati è notizia di questi giorni anche la candidatura Unesco delle colline del Prosecco. Certo questo interesserà territori del vicino Veneto, ma va comunque visto in maniera positiva; la viticoltura non più criminalizzata ma rivalutata quale elemento di valorizzazione delle comunità. Se le colline del Prosecco venissero inserite nella lista dei patrimoni Unesco ne beneficerebbe comunque di riflesso tutto il comparto e l’intero territorio dove attualmente si produce.
Ma non facciamoci trovare impreparati. Queste attenzioni e riconoscimenti sono legati a doppio filo alla sostenibilità. L’articolo 1 del testo unico ricorda che della viticoltura vanno valorizzati gli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale. Il coinvolgimento delle popolazioni del territorio e delle amministrazioni e l’attenzione alle esigenze dei cittadini devono essere uno dei punti di riferimento nelle future scelte; ignorare questi aspetti significa compromettere quanto di buono è stato ottenuto, significa porsi in una posizione debole, significa ignorare un processo di cambiamento culturale dell’agricoltura già in atto che influenza le nostre abitudini e scelte aziendali. Se il vino e il paesaggio viticolo è ora riconosciuto un bene prezioso dobbiamo diventarne i primi tutori.

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