Sarà regalata al Comune di Udine l’insegna del Cinema Centrale

Un vero e proprio pezzo di storia udinese entrerà a far parte dell’inventario di Palazzo D’Aronco. L’insegna luminosa del Cinema Centrale passerà infatti nelle mani del Comune di Udine grazie alla donazione da parte della Società Immobiliare Udinese, che in tempi recenti ha ceduto la proprietà delle due sale cinematografiche storicamente locate all’interno del Palazzo della Frattina- Zoppola, all’imbocco di Via Poscolle.

Il Cinema Centrale è un’istituzione della cultura udinese sin dalla fine degli anni 50, quando fu inaugurato, per la precisione nel 1958, con la proiezione del film d’apertura “Il ponte sul fiume Kwai”. Nel corso degli anni il Cinema Centrale ha acquisito un ruolo di sempre maggiore rilievo all’interno del panorama degli spettacoli della città, diventando, come riporta Mario Quargnolo nel suo Quando i friulani andavano al cinema, “il ritrovo preferito delle signore udinesi” e così è rimasto per molto tempo.

Merito certamente della posizione di assoluta centralità nel tessuto urbano cittadino di cui ancora gode al giorno d’oggi, ma anche di una programmazione che già all’epoca puntava ad avvicinare e fidelizzare un preciso target di pubblico. Un ricordo profondamente legato all’immagine della sala di via Poscolle (in principio c’era infatti un solo schermo con 735 posti a sedere su due livelli) è il grande successo de “La Dolce Vita” di Federico Fellini, film che vide per settimane ogni seduta del cinema occupata.

L’iconica insegna, considerata la storia e il grande valore che il Cinema ha avuto nello sviluppo culturale e sociale di almeno tre generazioni di udinesi, senza dubbio rappresenta una delle fotografie del centro storico udinese più colme di significato.

Al momento l’insegna continuerà a illuminare la piazzetta e non è in previsione una sua sostituzione, ma il possesso da parte del Comune ne garantirà la sostanziale immortalità e un uso in ottica culturale anche in prospettiva futura.

Udine, a partire dal primo Dopoguerra e in particolar modo nel corso della rinascita che è seguita al secondo conflitto mondiale, pullulava di sale cinematografiche, le più iconiche delle quali sono rimaste sicuramente nel ricordo collettivo della città. Si pensi certo al Centrale, ma anche al Puccini, all’Ariston, al Capitol e all’Astra che al momento di massimo splendore era la sala più moderna della città, con quasi 1500 posti a sedere. E a queste si aggiungevano una serie di spazi per la proiezione di seconde o terze visioni e i cinema “di quartiere”.

Per questo motivo le sale, con le loro insegne esterne, sono dei veri spaccati di storia d’Italia, luoghi che testimoniano un lungo periodo di cambiamento di Udine e del Paese. Dal regime fascista, in cui espressioni artistiche come il teatro e il cinema erano limitate, orientate e sottoposte a controllo, fino all’inizio del declino, intorno agli anni 70, del cinema come principale passatempo comunitario nella cornice del centro storico cittadino, passando attraverso l’apertura alle grandi produzioni provenienti dagli Stati Uniti e l’età dell’oro degli anni 50 e 60.