TERREMOTO:MODELLO FRIULI, RIFONDARE SOCIETÀ SU LAVORO E SENSO COMUNITÀ

Venzone, 26 aprile – La forza del Modello Friuli poggia sul valore del lavoro, che oltre a motore della ricostruzione materiale fu nel post terremoto la forza che seppe tenere insieme il tessuto sociale, in nome dell’unità e del senso di comunità.

È il messaggio che la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha ribadito oggi nella cerimonia, una delle tappe dell’anniversario per il quarantesimo del terremoto, che si è svolta nella Sala consiliare del Municipio di Venzone, alla presenza dei segretari generali di CGIL, CISL e UIL, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, per rendere omaggio alle vittime del sisma e al ruolo fondamentale svolto dal mondo del lavoro nella ricostruzione.

La presidente ha ringraziato per la loro presenza i leader  confederali – una presenza unitaria, segno del riconoscimento dell’importanza che riveste anche per il movimento sindacale l’anniversario del terremoto del 1976 – a un evento di grande partecipazione popolare e che diventa occasione per richiamare a una nuova ricostruzione, per invertire la rotta verso un declino non soltanto economico e occupazionale, ma anche demografico, soprattutto per il territorio montano. Serracchiani ha ricordato come il lavoro, quando diventa capacità di tenere insieme le persone, quando suggerisce unità d’intenti istituzionali e contribuisce alla compattezza a un territorio, è la grande forza di un popolo.

Per vincere la sfida della nuova ricostruzione – è stato sottolineato – occorre ritrovare la stessa unità d’intenti che caratterizzò il dopo terremoto, un’esperienza che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, è considerata un modello originale per solidarietà, abnegazione e decentramento organizzativo.

Stimolati dalle domande di Guglielmo Pitzalis, Camusso, Barbagallo e Furlan hanno affrontato il tema scelto per l’evento: La ricostruzione inizia dal lavoro. Camusso nel suo intervento, che è iniziato con il provocatorio interrogativo sul perché il tanto celebrato Modello Friuli abbia fatto fatica a essere applicato alle altre ricostruzioni che si sono susseguite in questi decenni – “perché non facciamo mai tesoro delle esperienze positive per affrontare le crisi?”, è stato l’interrogativo della segretaria della CGIL – ha ribadito come sia necessario non disperdere scelte e interventi per contribuire a creare lavoro nel Paese, progettando e portando a termine interventi nell’istruzione e favorendo gli investimenti pubblici. “Non si delega solo ai privati la creazione di maggiori opportunità di lavoro, occorre una visione”, ha riaffermato.

Sul tema della solidarietà, come valore fondante del Modello Friuli, ha posto l’accento nel suo intervento Annamaria Furlan, che ha bollato come “molto preoccupanti” i recenti risultati elettorali che hanno premiato le forze più estremiste e antieuropeiste in Austria. “In Europa si dà troppo poco peso al lavoro e troppo ai coefficienti: questa via ci impoverisce sotto tutti i profili”, ha sottolineato la sindacalista della CISL.

Da parte del segretario generale della UIL, Carmelo Barbagallo, un appello a ricordare che il “non ci può essere ripresa economica senza ripresa demografica: in Italia i giovani non hanno speranza nel futuro e quindi non fanno figli e così questo è un Paese che rischia di andare in estinzione”.

Introdotta dai saluti del sindaco Fabio Di Bernardo e moderata da Villiam Pezzetta, segretario territoriale della CGIL Udine, la cerimonia – presenti i segretari regionali Franco Belci, Giovanni Fania e Giacinto Menis – ha visto il contributo di Ferdinando Ceschia, segretario provinciale della UIL Udine, che ha avuto il compito di tracciare, anche a nome delle altre sigle, il ricordo di quei giorni. “Per mostrare verità oggettive, anche scomode, per mettere in luce i tanti senza storia, quei lavoratori protagonisti di quel colpo di reni che chiamiamo Modello Friuli”, e del ricercatore Igor Londero, che ha tenuto una relazione sugli aspetti più inediti di alcune forme di autogoverno del post terremoto.

I leader  confederali prima di giungere a Venzone hanno deposto a Gemona una corona d’alloro alla stele degli 11 lavoratori delle Manifatture uccisi dalla scossa del 6 maggio 1976 per commemorare tutti i Caduti sul luogo di lavoro.

ARC/EP/RM
 

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