The Italian Recipe, il film di apertura del Far East Film Festival

La seconda coproduzione ufficiale tra Cina ed Italia è una commedia romantica che utilizza molti degli stereotipi associati al popolo cinese e a quello italiano ma lo fa in modo leggero e divertente, senza offendere nessuno. The Italian Recipe è un progetto nato da un’idea di Roberto Simone durante uno dei workshop organizzati da Bridging the Dragon, associazione Sino-Europea dell’industria cinematografica. L’idea iniziale è stata poi sviluppata in una sceneggiatura da un gruppo misto di scrittori europei e cinesi, ed il film è stato coprodotto da Italia, Cina e Germania, con un cast principalmente cinese ma con location italiane e con una troupe mista – peraltro la regista Hou Zuxin vive tra Cina e Stati Uniti ed aggiunge al film una sensibilità artistica internazionale. Il film è quindi  un esempio di vera co-produzione, che dovrebbe poter funzionare commercialmente sia in Europa che in Cina – impresa non facile, considerando le differenze culturali che normalmente affliggono i progetti di co-produzione costringendo i finanziatori a privilegiare uno solo dei mercati. Il film ricorda sia la commedia italiana classica, che nonostante racconti una storia semplice con un epilogo prevedibile è comunque appassionante, sia la comicità surreale caratteristica della commedia cinese contemporanea, di cui il gruppo Mahua Fun Age – che non per niente è uno dei produttori del film – è stato uno dei pionieri a partire dal film Goodbye Mr. Loser (2015).

Popolato sin dalla prima inquadratura da personaggi sopra le righe, The Italian Recipe racconta dell’incontro tra Peng – un pop-idol cinese che va a Roma per girare un presunto reality show con una starlet cinese – e Mandy, una giovane cinese emigrata in Italia da bambina con i genitori, che aspira invece a diventare uno chef. Mandy è un esempio tipico della generazione di cinesi nati o cresciuti in Italia, che vivono a cavallo tra due culture. La sua famiglia gestisce una lavanderia dove tutti lavorano sodo, e lei è costretta dai genitori a frequentare l’università e studiare legge nonostante sia appassionata di cucina ed aspiri segretamente ad ottenere una borsa di studio per andare a studiare con un famoso chef.  Mandy parla perfettamente italiano, conosce Roma come le sue tasche, gira in Vespa ma ogni tanto sostituisce uno dei suoi amici italiani come autista di un hotel del centro. È in questo ruolo che incontra Peng, un giovane cantante cinese che arriva a Roma circondato da personaggi che vengono, al contrario della famiglia tradizionale di Mandy, dal mondo cinico e superficiale dell’industria del glamour cinese contemporaneo – particolarmente rappresentativo di questo ambiente è Wu Yingzhe, l’agente di Peng che sembra una caricatura del mondo dello spettacolo. 
Peng è un personaggio più complicato di quanto appaia all’inizio: è frustrato dal fatto di non aver ancora raggiunto il successo pieno e spera di poter sfondare con il reality show, ma segretamente detesta la superficialità ed avidità da cui è circondato e vorrebbe diventare un cantautore impegnato. L’incontro/scontro tra Peng e Mandy, che cambierà entrambi, è scandito da equivoci, colpi di scena e momenti romantici ed avviene sullo sfondo dei panorami mozzafiato di una Roma da cartolina – soltanto la scena iniziale e quella finale del film sono state girate a Pechino, prima che la pandemia mettesse un freno alle produzioni cine-televisive. I contatti tra Peng, con il suo entourage di persone avide e furbe, e gli Italiani che loro incontrano durante il breve soggiorno nella capitale danno luogo ad alcune scene esilaranti caratterizzate da assenza reciproca di sensibilità culturale che nonostante sia prevedibile è comunque divertente e benevola, e costruisce un ponte tra due culture invece che aprire un baratro.