Udine, bomba dell’antivigilia: dopo 12 anni rintracciato testimone in Albania

Nuova udienza, in Corte d’Assise a Trieste, per il processo d’appello bis per la strage di Natale costata la vita ai tre agenti delle Volanti della Questura di Udine Giuseppe Guido Zanier, Paolo Cragnolino e Adriano Ruttar, morti nell’esplosione della bomba scoppiata il 23 dicembre 1998 davanti al negozio di telefonia di viale Ungheria a Udine. Oggi hanno preso la parola gli ultimi legali delle difese. L’avvocato Alberto Tedeschi ha ripercorso totalmente le indagini sostenendo che si fossero erroneamente concentrate sulla pista pre-costituita degli albanesi, senza che vi fosse alcun elemento serio che collegasse il gruppo con l’esplosione e con il negozio di telefonia. L’avvocato ha rimarcato come sarebbe stato invece opportuno approfondire la pista del negozio dove e’ scoppiata la bomba, in quanto erano emersi precedenti episodi dai contorni poco chiari, che avevano visto il titolare del negozio e il socio vittime di estorsioni, tentativi di furti, effrazioni e incendi. La bomba sarebbe esplosa proprio nel momento dell’arrivo dei poliziotti solo per una sfortunata coincidenza, secondo il legale che si e’ soffermato soprattutto nello smontare l’ipotesi della strage. Dopo l’arringa dell’avvocato Lucio Calligaris, la Procura generale ha annunciato che la Squadra mobile di Udine ha rintracciato a Tirana il teste chiave Kreshnik Celaj e ha chiesto di poterlo sentire per rogatoria. Come gia’ fatto per la teste Pustovgar, l’assise ha riservato la decisione per l’udienza del 12 luglio, all’esito delle repliche.

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