Udine: la Pepe mette in scena la “zobia grassa” – 16 giugno ore 19

foto_87_gGiovedì 16 Giugno alle ore 19.00 in piazza XX settembre a Udine sarà rappresentato il canovaccio originale di Commedia dell’Arte “1511 Crudelissima Historia del Carnoval Utinense, diretto da Claudio de Maglio e Giuliano Bonanni con gli allievi del secondo anno di corso.
L’Accademia Nico Pepe ripropone il salto nel passato della storia udinese attraverso lo spettacolo “1511 – Crudelissima Historia del Carnoval Utinense” che ha riscosso un grande successo di pubblico in occasione delle iniziative dedicate ai 500 anni dalla Zobia promosse dal Comune e dalla Provincia di Udine lo scorso marzo.
Lo spettacolo, che vede la collaborazione della Provincia di Udine ed è inserito nel cartellone di Udinestate, è scritto e diretto da Claudio de Maglio e Giuliano Bonanni
e sarà messo in scena giovedì 16 giugno alle ore 19.00 in piazza XX settembre (in caso di pioggia nei locali della Civica Accademia Nico Pepe) dove prenderà vita la
sanguinosa storia di quel 27 febbraio 1511, quando il popolo per la prima volta si rivoltò contro i nobili scatenando una tra le più cruente rivolte di tutta l’epoca rinascimentale. A causa della morte dell’antico padrone alcuni contadini vennero espropriati dei loro diritti elementari e consuetudini (come l’uso dei terreni comuni del villaggio in epoche di guerra e carestie) e si ribellarono ad un Capitano Mercenario saccheggiando il castello del nuovo proprietario, discendente della nobile famiglia dei Turriani. Nel frattempo una dama, ex cortigiana dell’imperatore Massimiliano, si recò in Friuli simulando la volontà di fare da istitutrice alla giovane Lucina Castello figlia del Dottore ma con il vero scopo di raccogliere adesioni e armi per guidare la presa della città di Udine dal suo interno, e consegnarla all’esercito imperiale in modo da riconquistare l’amore del suo Massimiliano. Il Capitano
Antonio Savorgnan, filoveneziano vicino ad artigiani e milizie contadine, intercettò il malcontento dei ribelli e lo indirizzò verso la città, per colpire al cuore il Parlamento,
roccaforte dei Castellani. I Castellani firmarono una petizione e fecero pressione sul Luogotenente della Serenissima affinché ottenesse da Venezia aiuti e rinforzi per difendere i nobili dagli assalti dei villani; Savorgnan (detto “dal boccal”) se ne impadronì e la utilizzò come lista di proscrizione liberandosi dei nemici, avviando una caccia all’uomo che si protrasse per tre giorni. La domenica successiva al giovedì grasso verrà poi a sua volta esorcizzata la mattanza attraverso il travestimento – imitazione grottesca da parte dei villani assalitori con abiti dei loro antichi padroni, infilzati, scannati, decapitati. In questo scenario tetro, la Zobia diventa non solo rito – rappresentazione di un rovesciamento del mondo ma ne assume terrificanti contorni realistici.
“1511” è dunque denso di riferimenti puramente intenzionali: da un lato castellani filo – imperiali (o patriarchini nostalgici) nostalgici o comunque riottosi al dominio veneziano, dall’altro nobili “cittadini” più vicini alla Serenissima. Lo sfondo è quello di guerra guerreggiata (Venezia contro il resto del mondo), il teatro è il Friuli – colonizzato e dilaniato da attraversamenti di eserciti (quello imperale – austriaco) saccheggi vari (scorrerie di truppe bosniache al servizio dei Turchi) martoriato da
carestie, epidemie etc. e dunque un bottino per oscuri propositi di dominio.
Non certo temi da commedia dunque, eppure la Commedia dell’Arte nel suo riferirsi a tipi psicologici quasi archetipici, riesce a farlo, riesce a raccontare mattanze e stragi con una certa libertà e con quel gusto dell’iperbolico in cui convivono crudeltà e innamoramenti, sevizie e speranze ideali di un popolo manovrato (e tradito dal suo Capo Savorgnan). Dove sta il giusto? Chi sono i buoni? Il compito del teatro non è quello di dare risposte ma di aiutarci a formulare domande, di apprezzare il fatto che la miglior cosa che possiamo fare per noi stessi e di coltivarle in quanto tali in modo da tener viva la nostra attenzione in epoche di assopimenti generali e programmati.

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