Covid, Speranza: “Mi assumo responsabilità chiusure per evitare contagio”  

“Mi assumo la responsabilità di firmare le ordinanze di chiusure, come Ministro della Salute. Se serve fare una misura per salvare la vita alle persone, per limitare il contagio, per ridurre i nostri malati, le persone che non ce la fanno, per dare una mano ai medici, infermieri che sono sul fronte, è giusto farle queste misure. Non sono una punizione per quel territorio, ma un modo per aiutarlo a uscire dalla fase più difficile”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, ospite a Stasera Italia.  

I 21 parametri che servono a individuare la criticità della Regione “sono assolutamente oggettivi – ha ribadito Speranza – costruiti dalla Comunità scientifica del nostro Paese e condivisi da 24 settimane da tutte le Regioni italiane. Sulla base di questi parametri sono state valutate tutte le Regioni e nessuna in 24 settimane ha mai eccepito su nulla. Sono tra l’altro le Regioni ad alimentare la piattaforma di partenza del database dell’Istituto Superiore di Sanità: da quei dati, dalla fotografia epidemiologica di ciascuna Regione, decidiamo le misure per evitare danni ancora più gravi”. 

“In questi mesi difficili non ho mai fatto polemiche con nessun presidente e credo che il Paese non abbia bisogno di risse ma di lavoro comune – ha sottolineato – E’ evidente che tutti sapevano bene come funzionava il sistema, conoscono persino prima di noi questi dati che nascono a livello regionale: il numero di posti letto, di persone impegnate nel contact tracing, il numero di giorni che passa tra l’inizio dei sintomi e il tampone. Da questi dati, inseriti nel database centrale, scaturiscono i risultati. Anche dopo l’ordinanza ho fatto una riunione con i presidenti di Regione in un clima che mi è sembrato più sereno. Ora dobbiamo andare avanti perché la situazione è molto seria”. 

“Se qualcuno pensa di sottovalutarla commette un errore gravissimo – ha avvertito – in queste ore grandi Paesi come Francia e Inghilterra sono arrivati a un lockdown sostanzialmente totale. Noi stiamo provando a immaginare un modello diverso: non chiudere tutto il Paese, ma provare a stringere dove ci sono maggiori difficoltà. Abbiamo bisogno del contributo di tutti, tutto serve tranne risse istituzionali senza senso. Stiamo provando a gestire questa seconda ondata senza una misura omogenea e drastica sul territorio nazionale, ma provando a puntare sulle aree più a rischio. Se questo non è possibile, l’alternativa deve esser per forza fare misure più dure dappertutto. Ma è sbagliato perché se c’è un territorio che può permettersi di evitare delle misure molto restrittive è giusto che lo eviti”.  

“Mettiamoci alle spalle le scorie, il dibattito politico – ha detto Speranza – scontriamoci su tutto quello che volete ma non sulle politiche della salute, non sulla lotta al virus per cui siamo tutti una grande squadra contro un nemico molto insidioso”. 

In merito all’ipotesi che possano esserci zone più leggere all’interno di zone a rischio “è prevista già dalle norme vigenti, chiaramente va analizzato il quadro epidemiologico, va fatto cioè sulla base di dati concreti, è un’ipotesi che può essere valutata, supportata da dati di natura epidemiologica. Non è una scelta politica, un vezzo di una persona, ma sono i dati che ci indicano come stanno i singoli territori e su questo noi procediamo”. 

“I parametri hanno portato a questi risultati – ha ribadito il ministro rispondendo alla possibile adozione di colori più ‘tenui’ per scongiurare rischi di rivolte, come ad esempio in Campania – Questi numeri non sono poi fermi per sempre, mi aspetto anzi che le regioni rosse, grazie alle misure che mettiamo in campo, dopo un certo tempo torneranno ad essere arancioni e semmai anche gialle. Così come realtà leggere che possono peggiorare. Questa non è la fotografia di sempre. L’importante è che siano i parametri scientifici a guidarci sempre”. 

Poi, rispondendo alle polemiche sul commissario calabrese, Saverio Cotticelli, Speranza ha sottolineato che “era stato nominato dal governo precedente e non era stato rinominato, come invece erroneamente ho sentito dire in queste ore, dal nostro governo”.  

“Mercoledì, molto prima che scoppiasse questa polemica, abbiamo approvato in Consiglio dei ministri un decreto legge sulla sanità in Calabria che crea finalmente le condizioni per la ripartenza perché mette più risorse, dà più poteri a chi deve governare quella sanità, mette in campo competenze più significative e secondo me crea le condizioni finalmente per una ripartenza. Ci sarà bisogno ora anche di persone nuove, motivate che abbiano voglia di aprire una pagina diversa per la sanità calabrese, uno dei punti fondamentali per noi sui quali impegnarci con ogni energia” ha concluso.  

 

 

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